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Scelte forti, impopolari e lockdown mirati. Il coprifuoco non serve, la scuola va salvata

Il dottor Attilio Galmozzi, in tema di lotta al Covid ha le idee chiarissime

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Medico presso il pronto soccorso di Crema, città in lotta contro il Coronavirus da una vita, il dottor Attilio Galmozzi, mai banale, diretto e squarciante è tornato a postare, a dire la sua in tema di Covid – 19. Ecco le sue considerazioni …

Io scrivo la mia, poi per un po’ taccio perché è evidente che a breve avremo ancora il nostro da fare. Il post sarà un bel po’ lungo, però insomma, abbiate pazienza.. Non so se qualcuno ascolterà, dai piani alti intendo, ma del resto sono solo un medico di campagna. Che tuttavia con le sue colleghe e i suoi colleghi, ha imparato a conoscere un po’ il virus e a tentare di arginarlo. 

Le attuali regole sono insufficienti, come insufficienti sono i controlli. E in ogni caso la leggerezza è tanta, ancora.

Così com’è evidente  l’impossibilità del sistema sanitario e dei sistemi sanitari regionali di contenere ma soprattutto curare un’eventuale massa di gente che potrebbe riversarsi ancora negli ospedali. Scelte di contenimento della spesa, con tagli orizzontali verticali e obliqui, sulla spesa sanitaria, sui suoi attore e attrici principali (medici infermieri oss) fin dalla formazione ha dato questo risultato, così come scelte di sopprimere presidi sanitari, territoriali, rendendo la cura un business. 

Oggi servono scelte chiare, oneste, coraggiose. Non si combatte il virus chiudendo i luoghi pubblici dalle 23 alle 5. Sarà impopolare e capirò i dissensi, purché garbati, ma servono scelte coraggiose oggi per rendere più roseo il futuro. Perché ricordiamoci che una cura per il Covid non esiste (per le sue complicanze) e nemmeno un vaccino, e finché cura e vaccino mancheranno il rischio è elevatissimo. 

Allora che fare? Quali scelte adottare? E qui allora, provo a lanciare ai piani alti qualche ipotesi, che forse non sarà letta, ma io – dalla campagna- ci tento.

1)La scuola va salvata, tutelata e garantita. I bambini e i ragazzi devono andare a scuola, va garantita loro istruzione e socializzazione a scuola. Da qui discendono le scelte successive. Il fulcro del ragionamento ricade su di loro, che sono il futuro. Evitando , anzi impedendo, che quel mondo si fermi ancora, per tempo lungo, creando non pochi problemi a loro. La scuola deve andare avanti, in presenza, con regole certe e col sacrificio di tutti. Senza se e senza ma. 

2) Servono lockdown mirati, temporanei ma costanti, che garantiscano al sistema di cura (nel suo complesso) di non andare in tilt. Ospedali non in grado di curare diventano inefficaci. Abbiamo visto cosa voleva dire, anzi abbiamo vissuto in diretta, non avere posti a sufficienza per tutti. E questa ondata non sta risparmiando (come ampiamente prevedibile) n’è Milano n’è il Sud. Lockdown selettivi, periodici – per non interrompere l’istruzione e la formazione – per dare il tempo agli ospedali di curare nel modo migliore e di non essere in ginocchio. Dall’ 1 al 10 di ogni mese? Due settimane di chiusura e 4 di apertura? Scegliamo, discutiamone, ma non rinviamo oltre scelte che poi potrebbero riproporci un lungo periodo di stop indiscriminato e lungo.

Ma, vi chiederete, nelle settimane nelle quali si può uscire il virus cessa di infettare? Certo che no. Ma se va avanti così e il sistema di diagnosi e cura salta, salta per tutti e salta per tanto tempo. È una scelta di male minore? Si, ma va associata a investimenti poderosi fin da oggi, tornando a parlare di espandere e non più (mai più) tagliare la spesa sociale.

3) E chi chiude? Muore di fame? Domanda legittima, assolutamente. Ma scegliere vuol dire destinate risorse certe e sicure per chi rischia. Meccanismi snelli per accesso al credito a fondo perduto, perché l’economia va salvata ma salvata bene, con prospettive di ripresa. Un lockdown lungo ucciderebbe chiunque , selettivo con risorse certe mitiga questa evenienza e probabilmente la evita. 

Amplificare e garantire lo smart working laddove è efficace e possibile.

Il tempo delle scelte, forse impopolari, è oggi, non tra 3 mesi. Prima si interviene e prima se ne esce. Nessuno ha la ricetta in tasca, quella giusta per tutto, quella efficace per ogni problema. Questa è un’ipotesi, criticabile per carità, migliorabile certamente. Ma di certo piccolo interventi qui e là non aiutano, non danno benefici. 

Aiutatemi a farlo capire ai piani alti, se vi va condividetelo, se avete suggerimenti fatelo. Non tiriamoci indietro adesso o altrimenti sarà lunga e difficile.

 

Così postò sulla sua pagina Facebook il dottor Attilio Galmozzi, medico presso il pronto soccorso di Crema, provincia di Cremona, Lombardia, in un giorno di quasi fine ottobre.

Stefano Mauri

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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