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Il Papa a Milano

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Il gran giorno è arrivato.
Finalmente il Santo Padre è atterrato stamane all’aeroporto di Linate, ha percorso il tragitto previsto, incontrata la gente prevista, fatte le benedizioni previste e offerto un caloroso abbraccio cristiano a chiunque, presente e assente.
Come previsto.
Quindi ecco che le strade milanesi, da giorni sgombrate da vetture e ripulite per benino, hanno accolto il massimo rappresentante della chiesa cattolica.
Lui, Papa Bergoglio, ha dispensato sorrisi e strette di mano.
E’ andato in un cesso pubblico e qualcuno ha gridato al miracolo.
“Un Papa che piscia proprio come me” ha esclamato commosso qualcuno facendosi il segno della croce.
Poi, in un tripudio di “Francesco alé alé” che nemmeno un Totti dopo una tripletta, ha elargito belle parole al milione di persone ritrovatesi a Monza per assistere allo straordinario evento.
Un milione di anime pronte, domani, a riempire le chiese per la consueta messa domenicale.
Forse non proprio un milione, diciamo qualche migliaio.
Gli altri staranno ancora smaltendo la sbornia di fede, è ovvio.
Ad ogni modo eccolo lì, il Papa della gente, che arriva poco dopo allo stadio di San Siro per un giro di campo. Parte la ola e i cori si susseguono a ripetizione.
Qualcuno pensa, forse, di far partire un fumogeno ma rinuncia.
“Aspettiamo almeno che faccia un bel colpo di tacco” si scusa.
Filmati, foto, benedizioni al Samsung S7 per la povera Adele, troppo conciata per poterci essere.
“L’ho visto! L’ho visto!” saltella una ragazza sventolando la bandierina dell’Italia.
La star, il Bono Vox che non ti aspetti, ammalia con classe. Conquista le masse, da buon sudamericano.
Stringe mani, batte il cinque, ripropone i pezzi evergreen.
“Milano, non aver paura ad accogliere” ordina.
Grandi applausi. Come se lunedì, andando al lavoro, ognuno dei presenti non fingerà di essere al cellulare ogni volta che un immigrato gli si avvicinerà al finestrino per avere due spiccioli.
Ma in realtà è divertente. Si assiste con lo stesso Spirito di chi scopre che Robbie Williams è appena uscito da uno studio radiofonico per un’intervista.
“Sei un fan di Robbie?”
“No, ma cazzo! E’ Robbie! Stasera lo dirò alla mia ragazza e avremo finalmente qualcosa di cui parlare.”
E c’è il feticcio della foto, sgranata, indecifrabile, con un puntino bianco a duecento metri di distanza accerchiato da puntini neri. Una foto da incorniciare con la dicitura sottostante “Quello bianco era il Papa. Marzo, 2017”.
Me lo vedo, affacciato al balcone, il Padreterno. Un sigaro in bocca, un Montecristo ovviamente, che scuote la testa dubbioso e spia di sotto.
“Guarda che casino” direbbe “Così tanto chiasso per vedere un semplice essere umano, inutile o utile quanto l’ultimo elettrauto di Cuneo.”
Poi, lanciato il sigaro di sotto, il Padreterno andrebbe al cesso.
Come un Padreterno qualunque.

Alex Rebatto

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Alex Rebatto

Alex Rebatto, classe 1979. Ha collaborato nei limiti della legalità con Renato Vallanzasca ed è stato coautore del romanzo biografico “Francis”, sulle gesta del boss della malavita Francis Turatello (Milieu editore), giunto alla quarta ristampa. Ha pubblicato il romanzo “Nonostante Tutto” che ha scalato per mesi le classifiche Amazon. Per Algama ha pubblicato il noir "2084- Qualcosa in cui credere"

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