Delittisocietà

ESCLUSIVO/ Il podcast sulla strage di Erba con gli audio inediti di Olindo e Rosa

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Il primo episodio della serie in podcast dedicata alla strage di Erba: IL GRANDE ABBAGLIO dei giornalisti Felice Manti e Edoardo Montolli, autori del libro omonimo uscito nel 2008 in cui si sosteneva l’innocenza di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Il podcast è disponibile gratuitamente anche sulle principali piattaforme online

 


Ep. 1 – Gli audio inediti di Olindo e Rosa nell’ultimo mese da liberi

I giudici scrissero nelle sentenze che Olindo Romano e Rosa Bazzi non parlavano mai in casa della strage perché sospettavano di essere intercettati. Ma gli audio che potrete ascoltare nella prima puntata e mai analizzati a processo smentiscono questa versione: non solo i due parlavano costantemente della mattanza, ma si interrogavano su chi potesse essere l’assassino e speravano che il testimone Mario Frigerio si riprendesse per riconoscerlo. Non solo. Un’intercettazione mai ascoltata smonta anche la ricostruzione dei giudici secondo la quale Olindo avrebbe immaginato di essere registrato dopo aver smontato il citofono: il citofono era infatti davvero rotto e lo avevano riparato i carabinieri prima dell’arrivo dei tecnici. Dettaglio che tuttavia non apparve in alcun verbale.

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Clicca sulla foto e vai al libro

 

I DOCUMENTI DEL PRIMO EPISODIO

Nella prima puntata parliamo dell’ultimo mese da liberi di Olindo e Rosa, quando furono intercettati in casa e in auto dai carabinieri. E loro erano solo dei sospetti.
Il pubblico ministero Massimo Astori disse in aula che, mentre in tutta Italia si parlava della strage, in casa degli imputati si stava zitti. Non una parola sulle vittime, non una parola su ciò che era accaduto.
Ma questo non è affatto vero. E lo ascolterete nel podcast.

C’è tuttavia un primo fatto strano: è vero che per quasi quattro giorni non si sente Olindo e Rosa parlare. Ma questo solo perché, abbiamo scoperto, i carabinieri non hanno allegato né audio, né brogliacci dalle 20,51 del 12 dicembre 2006 (il giorno successivo alla strage) fino alle 12,10 del 16 dicembre 2006. Perchè, non si sa, dato che le microspie si attivano anche solo con il rumore di un rubinetto. E invece agli atti non c’è nulla, nemmeno un verbale per giustificare tali “buchi”.

 

I brogliacci che documentano il “buco” di quasi quattro giorni nelle intercettazioni della coppia

 

Così sono riusciti a dire che la coppia non parlava: una cosa surreale e inquietante. Anche perché, lo ascolterete, non appena gli audio “ritornano” Olindo e Rosa parlano sempre della strage, così come facevano prima che gli audio sparissero.
Vi documentiamo qui un altro clamoroso errore della sentenza di primo grado, in cui la Corte d’Assise di Como sosterrà di aver analizzato tutti gli audio in atti scoprendo che la coppia non parlava della strage:

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La pagina 42 della sentenza di primo grado a Como

 

 

Ma come avrete sentito nel podcast, questo non è vero. L’unica conclusione possibile è che in realtà la Corte d’Assise di Como che li ha mandati all’ergastolo non abbia ascoltato alcun audio di Olindo e Rosa.
E la prova è ancora nero su bianco nel passaggio successivo della sentenza, in cui viene citata una conversazione che sarebbe avvenuta in casa il 13 dicembre, ma che invece è stata registrata in auto, perché a quella data di audio in casa non ce n’è.

 

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Il passaggio sul citofono

 

Avrete letto qui che Olindo si sarebbe insospettito dopo aver smontato il citofono. E questo è l’aspetto più inquietante perché, come ascolterete nel podcast, lo spazzino si riferiva a ben altro che a sospetti sul citofono. E i carabinieri lo sapevano benissimo, dato che il citofono lo avevano sistemato loro.

La conclusione che ne deriva sarà ora evidente: non è vero affatto che Olindo e Rosa non parlassero della strage e delle vittime. E non è vero affatto che pensassero di essere intercettati.
E questo lo documentavano fin dall’inizio i dati raccolti dall’accusa e, si badi bene, non dalla difesa.
Però, in aula e in sentenza è stato sostenuto il contrario. Perché?

Felice Manti
Edoardo Montolli

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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

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