
La prima scelta, ovvero la pagina strappata.
di Ambrose Scott, con la collaborazione di Rino Casazza
Mi chiamo Mary Morstan.
Sono nata in una località dell’India bagnata dal mare azzurro, terra di pescatori temerari e avventurieri di origine ispanica, che hanno trovato lì il loro habitat.
Amo profondamente mio marito e ringrazio Dio di averlo incontrato. Bravissimo medico, in questo momento sta profondendo il suo amorevole impegno per curare la grave forma di tisi che mette a repentaglio la mia salute.
Non temo di non farcela. Il mio sposo è riuscito a salvarmi in una circostanza ancora più drammatica, quando rimasi gravemente ferita all’addome e sembrava venuta la mia ora. Eppure non sa, e non l’ho ancora rivelato a nessuno, che in un frangente il mio amore per lui ha vacillato. In questa tiepida giornata di aprile mi sento molto meglio e, potendo alzarmi per andare allo scrittoio, ho deciso di fissare sulla carta questo ricordo ormai lontano. Se la nostra unione ha resistito allora, vuol dire che siamo fatti davvero l’uno per l’altra, e nessuna avversità potrà mai separarci. Era il 1885, ed io e John – questo il nome del mio consorte – al tempo eravamo fidanzati. Lui aveva dovuto recarsi negli Stati Uniti, a San Francisco, per andare a trovare il suo fratello in cattive condizioni di salute, e mi aveva chiesto di accompagnarlo. Stavo riposando seduta sulla panchina del Golden Gate Park dopo una giornata faticosa, trascorsa al capezzale del malato. Ero assorta, e mi sono avveduta della persona che mi si era avvicinata solo quando ne ho sentito la graziosa voce.
-Mi perdoni se la disturbo, ma lei mi ha incuriosito. Viene dall’inghilterra, vero? Lo capisco dal busto del suo abito, che in quel paese vi ostinate a indossare. Delle donne inglesi conosco parecchio altro, ad esempio che fumate volentieri sigarette, siete golose di dolci, e trascurate l’uso del fazzoletto… – Inutile dire che queste bizzarre connotazioni hanno risvegliato la mia curiosità- ma chi sono io per giudicare? Ognuno ha i suoi difetti. Come avrà compreso ho soggiornato a lungo nel suo paese. Ne sono tornata da alcuni anni. Confesso che mi ha attratto soprattutto il bellissimo anello che porta al dito. Dev’essere un dono di fidanzamento… Mi ha ricordato che anche io, quando ero in inghilterra, ho ricevuto un regalo altrettanto bello dal mio fidanzato…. Mi permetta di presentarmi.- Aveva allungato la mano – Piacere, Constance Adams-
La osservai più attentamente. Era di bell’aspetto, valorizzato dal completo verde scuro. Senza busto, ovviamente…
Non mi restò che cedere alla sua invadenza, toccandole timidamente la mano e presentarmi a mia volta.
Lei subito riprese a parlare. -Il mio promesso sposo era un ufficiale inglese della British Army. Ci amavamo molto. O meglio: io lo amavo con tutta l’anima, ma lui non contraccambiava con la stessa intensità … Infatti sono stata costretta a lasciarlo per il rapporto troppo stretto che intratteneva con un altro uomo…-
Com’è facile comprendere, quella confidenza mi mise a disagio. So quanto sia considerata grave nel Regno Unito la piaga dell’omosessualità.
Lei capì al volo il mio pensiero. -Non fraintenda: il mio ex fidanzato non era un pervertito. Aveva un amico che lo coinvolgeva così intensamente nella sua attività da portargli via quasi tutto il suo tempo libero, anche di notte. Per me restavano solo le briciole. Dopo la sua ennesima uscita notturna, l’ho piantato per intraprendere una relazione col capitano di una squadra di cricket- E’ un uomo piacente e molto raffinato, oltre che, e non guasta, molto ricco… devo ammettere che ha aiutato e continua ad aiutare molto me e Robert, mio figlio. –
Ero abbastanza sconcertata. Perché aveva detto “mio” e non “nostro” figlio?
Lei si accorse della mia perplessità.
-Ha ragione- disse. – Manca una parte della storia. Il fidanzato di cui le ho parlato ha lasciato una traccia indelebile di sé nella mia vita, anche se non l’ha mai saputo. Comprende? –
Comprendevo. La signora Constance era rimasta incinta di quell’ufficiale medico che tanto la trascurava. Il quale era tornato a dedicarsi alla sua assorbente amicizia senza sospettare che stava per diventare padre. Il nuovo compagno della sua ex fidanzata , con encomiabile magnanimità, non aveva battuto ciglio di fronte alla maternità in arrivo, facendosi carico di Constance e del bambino.
-Adesso Robert ha tre anni. Arthur… a proposito: il nome completo di colui che, pur non essendo formalmente sposati, considero più di un marito, è Arthur James Raffles… Arthur, dicevo, ha accontentato il mio desiderio di tornare nella mia città natale, e ci siamo trasferiti qui, dove attualmente viviamo. Arthur, per la verità, è spesso assente per la sua attività sportiva e per affari, una latitanza non molto diversa da quella del mio ex fidanzato, ma ogni paragone è improponibile. Non solo perché lui non fa mancare nulla a me e Robert ma anche perché, pur toccandomi rimanere a lungo da sola, sono a casa mia- Accompagnò queste parole con un largo gesto del braccio, ad indicare il panorama incantevole del “Golden Gate”.
A questo punto ho avuto la netta impressione che quanto mi diceva non fosse vero. Se quella donna sentiva il bisogno di attaccare discorso con una sconosciuta incontrata al parco, ciò significava che pativa la solitudine. Ma non era questo che attirava la mia attenzione, ormai. Nel racconto della mia interlocutrice c’erano particolari per me fonte di turbamento. Non ho mai creduto che nella vita possano verificarsi coincidenze così straordinarie, ma l’ex fidanzato della signora Constance era un ex ufficiale medico inglese con un amico impegnato in un lavoro particolarmente interessante, a cui collaborava con insolita assiduità, fino al punto da sottrarre alla propria promessa sposa le normali attenzioni che si dovrebbero dedicare all’amore della propria vita.
La sensazione di de ja vu era forte. Anche il mio attuale fidanzato, pur essendo una persona meravigliosa, e dimostrandomi in ogni modo di nutrire per me un intenso e incrollabile affetto, aveva un amico che spesso lo coinvolgeva nella sua speciale occupazione, a tutte le ore del giorno e della notte. Non dico che ero gelosa di lui, ma non posso negare che i frequenti rinvii degli incontri tra me e John, dovuti alla sua esigenza di affiancare l’ amico in qualche improrogabile impegno, mi irritavano.
Medico con un conoscente inseparabile dall’attività disordinata…
Per di più così colpevolmente distratto da non essersi accorto che la sua donna era in attesa di un bambino…
Ho esitato ancora un po’, ma alla fine non ho potuto fare a meno di porre alla signora Constance la domanda fatidica. -Come si chiamava il suo ex fidanzato?-
-Quello? Ah guardi, vorrei essermi dimenticata il suo nome, ma purtroppo credo che non potrò mai avere questo sollievo. John Herbert Watson, si chiamava, che Dio mi conceda almeno la grazia di non rivederlo mai più. A proposito: come si chiama il suo fidanzato?-
Colta alla sprovvista, scioccamente non ho saputo far di meglio che lasciarmi sfuggire: -Holmes… – per fortuna sono riuscita a rimediare, aggiungendo:
– Francis Charles Holmes…-
-Davvero? Che combinazione! Faceva Holmes di cognome anche l’amico speciale del mio ex. Aveva un nome piuttosto raro:Sherlock. Per sua fortuna è una persona diversa: credo proprio che fosse, e continui ad essere, l’individuo meno sopportabile per un’innamorata, molto di più di John…-
Facevo fatica ad ascoltarla. Mi sentivo che se un treno mi avesse travolta. Il mio dolce e premuroso John, l’immacolato Lancillotto che mi prometteva eterno amore, aveva avuto un figlio da una precedente relazione! Forse stavo andando a legarmi per la vita con qualcuno che non conoscevo veramente, con insospettabili lati oscuri… -Va bene, signora. Ora devo lasciarla – ho aggiunto alzandomi dalla panchina. L’ho salutata spicciativamente, allontanandomi verso l’uscita del parco.
Ero in preda a un turbine di pensieri negativi. Quel figlio illegittimo avrebbe pesato indelebilmente sulla nostra unione. E come avrei potuto guardare di nuovo in faccia John ora che conoscevo il suo riprovevole segreto? Per fortuna ho riacquistato presto la lucidità. Il mio fidanzato aveva avuto certo la colpa di anteporre troppo Sherlock Holmes alla sua ex promessa sposa, una mancanza che talora commetteva anche nei miei confronti, ma collaborare con un detective benemerito che si batteva per la giustizia non poteva essere considerato un torto. E per quanto riguarda il figlio datogli dalla signora Adams, se era vero quello che lei diceva, e non c’era motivo di pensare il contrario, John era totalmente all’oscuro della cosa e dunque innocente. La sua ex fiamma aveva deciso in autonomia di andare per la sua strada occupandosi da sola del bambino. Tra l’altro aveva presto trovato un sostituto anche più facoltoso di John. Riflettendoci sopra con maggior pacatezza, mi rendevo conto di aver avuto una reazione eccessiva. Potevo, e forse dovevo, avere ancora fiducia in John. Qualcuno penserà che si è trattato di una scommessa azzardata che poteva rivelarsi fallimentare, ma non sono d’accordo. Una donna dentro di sé lo sa, quando ha trovato l’uomo giusto. Se tra me e John è filato tutto liscio fino ad oggi, e non posso che considerarlo un marito meraviglioso, è per la benevolenza del destino. Quel giorno, tornando in albergo dal parco, ho trovato modo di riconciliarmi anche con la presenza inaspettata di Robert Adams, o Raffles, se poi alla fine la signora Constance ha sposato il suo Lancillotto. Con John avrei tenuto la bocca chiusa su quella paternità segreta. Non per egoismo, ma perché bisognava che le cose facessero il loro corso. Se, in futuro, Robert avesse cercato suo padre, non avrei avuto difficoltà ad accoglierlo nella famiglia che nel frattempo ci saremmo fatti. I nostri figli avrebbero conosciuto un nuovo fratello da amare… Mi sento stanca, e la fronte comincia a scottarmi. È meglio che torni a letto, John si raccomanda sempre che eviti di affaticarmi. Prima, però è meglio strappare questa pagina di diario e distruggerla. Quello che conta è che io sia stata, e rimanga sempre, la prima sposa del dottor John Herbert Watson.
( **) Ambrose Scott è il “nom de plume” di un estimatore delle storie con protagonista Sherlock Holmes. Alcuni decenni, fa durante un lungo viaggio nel Regno Unito, conobbe il Dottor Patrick Watson, discendente del più famoso biografo delle avventure del noto investigatore di Baker Street. Pazientemente ha tradotto molti scritti inediti, che poi condivide con quanti hanno la stessa passione. Vorrebbe raccoglierli in un libro, da dedicare a coloro che lo hanno sempre sostenuto nelle iniziative che ha promosso in molte località.
N.B. L’immagine in evidenza di questo post è di Emippo di deviantart.com
