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Guerra tra Iran e Israele: pagheremo caro, pagheremo tutto noi

Con l’attacco di Israele all’Iran sarà finalmente chiaro a tutti che la storiella della difesa dello Stato aggredito dallo Stato aggressore era solo una gigantesca balla, buona per mettere all’angolo la Russia per l’invasione in Ucraina. Anche Mosca, come Tel Aviv, aveva infatti attaccato preventivamente Kiev: in quel caso per evitare di trovarsi i missili della Nato sul confine. E non lo avrebbe fatto – come rivelò il Wall Street Journal – se, cinque giorni prima dell’assalto, Volodymyr Zelensky si fosse impegnato a non entrare nell’Alleanza Atlantica. Cosa che il leader ucraino si rifiutò di fare.

Israele giura invece di aver lanciato i missili per evitare che Teheran mettesse a punto la bomba atomica. Ma con Israele la barzelletta dell’aggressore e dell’aggredito l’Occidente non la recita più. Lo Sterminatore di Gaza Benjamin Netanyahu fa ciò che vuole, se ne frega dell’Onu e del diritto internazionale, con buona pace delle democrazie dei Buoni. Sicchè il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ci prende anche in giro: «Avverto il dittatore iraniano: chiunque segua le orme di Saddam Hussein finirà come Saddam Hussein». Già, peccato – e Katz lo sa benissimo – che Saddam Hussein non avesse alcuna arma di distruzione di massa, come ebbe a confessare l’ex premier inglese Tony Blair nel 2015: le accuse contro l’Iraq furono allestite in una sceneggiata fatta all’Onu da Colin Powell agitando una fiala di antrace.

E, infatti, anche stavolta, le cose non tornano: «L’Iran non sta costruendo un’arma nucleare». No, non lo ha detto l’ayatollah Khamenei, ma la direttrice dell’intelligence Usa Tulsi Gabbard lo scorso marzo (anche se oggi, ossia tre mesi dopo, smentisce se stessa, dando la colpa ai media). Ma, pronti via, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani – l’unico a non essere stato informato preventivamente dell’attacco all’Iran – è partito lancia in resta per difendere la grande bugia: «L’Iran ha sempre detto di voler usare la bomba atomica contro Israele. Il diritto all’autodifesa è sancito da tutte le regole internazionali».

Peraltro non è vero nemmeno questo, perchè vi erano dei precisi accordi con l’Iran sul nucleare siglati nel 2015 da Barack Obama e da Regno Unito, Francia, Cina, Russia e Germania. E non è perfino vero che un regime userebbe certamente la bomba atomica nel caso in cui l’avesse. Lo dimostra il fatto che la Corea del Nord – uno Stato che non ha nulla da invidiare allo scempio di diritti che si fa in Iran – le ha, ma non le ha mai usate. Casomai, d’ora in avanti, tutti i regimi sapranno che l’unico modo per non essere aggrediti sia quello di dotarsi di armi nucleari, il che non è esattamente rassicurante.

La mossa di Trump

E allora, se proprio i servizi segreti americani dicevano che Teheran non stava costruendo l’atomica, perchè pure Donald Trump è, di fatto, entrato in guerra? Tre elementi spiccano. Il primo: il principale importatore di petrolio iraniano è la Cina, che, secondo il Corriere della Sera, ne compra sottocosto il 90% del greggio. Il secondo: l’Iran ha il controllo dello Stretto di Hormuz, da cui «passano più di un quinto dell’offerta mondiale di petrolio (da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar, Iraq, Iran) e oltre un decimo dell’offerta di gas (congelato sulle navi in gran parte da Qatar, Arabia Saudita e Iran)». Il terzo: gli Stati Uniti sono i maggiori produttori mondiali di petrolio. È evidente che il probabile blocco dello Stretto di Hormuz porterebbe non solo a danneggiare l’economia cinese, ma anche ad avvantaggiare le esportazioni di petrolio americane, che dallo Stretto non passano.

Considerando che, come ha rivelato Reuters, gli Stati Uniti stanno trattando per rivendere all’Europa il gas russo, ciò porterebbe molto ossigeno nelle casse a stelle e strisce. Gli analisti parlano già di rischi di impennate dei costi al barile, subito saliti a 70 dollari, che potrebbero assestarsi oltre i 200. D’altra parte il debito pubblico americano vola verso il 136% del Pil e qualcuno dovrà ripagarlo: l’Ue ha appena proposto di azzerare l’importazione di gas e petrolio russi entro il 2027. Da chi andranno a comprare a prezzi salatissimi? L’Italia ha già moltiplicato gli accordi con gli Usa. Sulle bollette ce se siamo accorti, dal benzinaio è questione di tempo.

Ma ovviamente ci sarà presto anche dell’altro. La probabile destabilizzazione dell’area porterà a nuove ondate migratorie a catena. E, va da sè, ad un rigurgito del terrorismo, tutto verso l’Europa. Un’ipotesi che agli americani va benissimo.

Si dirà: e l’Italia, come reagirà? Non lo farà, come sempre, adeguandosi alle direttive. Ma di noi resterà ai posteri l’immortale tentativo di mediazione di Tajani per le tensioni tra il regime iraniano e lo Sterminatore di Gaza. Una dichiarazione da far impallidire Luigi Di Maio: «Ho detto loro basta con l’escalation: all’Iran ho detto “non reagite più”, ho detto a Israele “basta, fermiamoci qua”». A posto così.

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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

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