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Giorgia Meloni e la grande barzelletta sulla ripresa dell’Italia

La premier Giorgia Meloni è andata in aula nei giorni scorsi a vantare i grandi successi del governo. Ponendo anche degli obiettivi: «Dobbiamo continuare a lavorare a sostegno delle imprese, dove l’obiettivo più complesso e ambizioso che ci poniamo è riuscire ad abbassare strutturalmente il costo dell’energia». Come no. Per fare questo «Italia e Stati Uniti hanno sottoscritto una dichiarazione che dice che vogliamo rafforzare la nostra cooperazione in campo energetico. Gli Stati Uniti sono già il secondo mercato di origine del gas naturale liquefatto (gnl) importato in Italia, con oltre 5 miliardi di metri cubi importati nel 2024».

Eh certo, siccome abbiamo fatto un affarone con il gnl americano già in passato, come documentano le nostre salatissime bollette, bisogna addirittura incrementarne l’importazione. Per scrupolo abbiamo interrogato ChatGpt, chiedendo quale sia stata la differenza di prezzo nel 2024 tra il gas russo e il gnl degli Usa. L’intelligenza artificiale ci ha risposto che il gas russo costava meno di un quarto del gnl americano. Ma si sa, l’AI vale zero di fronte ai proclami politici e agli elzeviri degli zerbini della stampa. E poi abbiamo ormai un nemico (la Russia) che l’Ue si è inventato con grande plauso degli statunitensi, e dobbiamo armarci: nel 2025 spenderemo in difesa, assicura Meloni, il 2% del Pil.

E i soldi alla sanità devastata? «Sulla questione della sanità e delle liste d’attesa devo fare un appello alle Regioni, perché noi ogni anno stanziamo quelle risorse che però vengono gestite dalle Regioni per le liste d’attesa». Come dire: «Fatti vostri». D’altra parte, ci possiamo permettere pure un medico o una visita privata, visto che, secondo la premier «crescono i salari reali, in controtendenza con quello che accadeva nel passato». In un video del 30 aprile diceva: «Da ottobre 2023 le famiglie stanno progressivamente recuperando il loro potere d’acquisto, con una dinamica dei salari che è migliore, e non peggiore, rispetto a quella del resto d’Europa». Nientemeno.

Siccome non ce n’eravamo accorti, abbiamo consultato il Rapporto Istat 2024. E qualcosa non torna. Si legge infatti: «L’analisi delle retribuzioni in termini reali mostra un divario ancora più ampio rispetto alle altre grandi economie e, nel 2023, l’Italia è l’unico paese con un livello medio inferiore al 2013. Nel confronto con tale annualità, il potere di acquisto delle retribuzioni lorde è cresciuto nella media Ue del 3,0 per cento, mentre in Italia è diminuito del 4,5». In compenso, rileva MilanoFinanza, nel 2024 «la pressione fiscale italiana ha toccato quota 50,6%, in aumento di 1,5 punti percentuali rispetto al quarto trimestre del 2023» e  «il potere di acquisto degli italiani si è ridotto di quasi il 9% dal 2008 ad oggi». Insomma, oltre metà di guadagni sempre più bassi lo diamo allo Stato, che investe in armi. E il resto lo usiamo per sopravvivere, rateizzando bollette destinate a diventare sempre più care. Una prospettiva terzomondista per un Paese che nel 1991, prima della bufera Tangentopoli, costituiva la quarta potenza del pianeta.

Le conseguenze più ovvie sono sotto gli occhi di tutti: i lavori sono pagati sempre meno e senza alcuna tutela. E quasi più nessuno ce la fa a far fronte alle tasse: sono 22,3 milioni gli italiani che hanno a che fare con le cartelle esattoriali, 18,8 dei quali sono persone fisiche e le altre società. Ma guai a parlare di una rottamazione vera (e non quella farsesca di oggi) che metta fine agli incubi di costoro. Perchè nell’Italia delle ipocrisie, al primo posto c’è la lotta alla famigerata, ma leggendaria evasione fiscale. L’ultima bugia di un Paese che somiglia sempre più all’Unione Sovietica: sempre consultando l’Istat, e non i gazzettieri di partito, nel 2024 risultava a rischio povertà il 18,9% degli italiani, pari a 11 milioni di individui. Per la Caritas, quasi 6 milioni sono in condizioni di povertà assoluta. Sicuri di voler dar loro i fucili?

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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

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