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Strage di Erba, l’ex inviato di Chi l’ha visto?: “Così bloccarono Federica Sciarelli”

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Strage di Erba, l’inviato storico di Chi l’ha visto? Gianloreto Carbone scatenato: non solo si dice certo dell’innocenza di Olindo e Rosa, ma ricorda come a Federica Sciarelli fu imposto di non andare avanti con l’inchiesta della trasmissione. Ecco l’intervista shock di Carbone a Giulio Cainarca, direttore di Radio Libertà

strage di erba carbone

Era da poco cominciato il 2011. A maggio la Cassazione si sarebbe pronunciata sulla strage di Erba confermando definitivamente l’ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi. Giulio Cainarca, allora direttore di Radio Padania e oggi di Radio Libertà, si mise in contatto con Gianloreto Carbone, l’inviato di punta di Chi l’ha visto? facendogli presente tutti i dubbi che si annidavano sulla vicenda (e che sarebbero peraltro stati sottolineati anche dalla Suprema Corte).

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Gli inviò tutte le carte. Carbone rimase stupito vedendo che gli atti erano all’opposto delle fesserie che venivano raccontate in tv e sui giornali (e che vengono raccontate ancora oggi), dove trovavano ancora posto le leggende metropolitane, come il fatto che la notte della strage la lavatrice di Rosa stesse pulendo il sangue della mattanza.

L’INCHIESTA SULLA STRAGE DI ERBA DI CHI L’HA VISTO?

Carbone preparò una puntata di uno speciale che ne prevedeva quattro. Nel frattempo Chi l’ha visto? mandò a intervistarmi la collega Veronica Briganti. Raccontai le scoperte che avevo fatto negli anni: da quelle riportate ne Il grande abbaglio, scritto con Felice Manti, e ne L’enigma di Erba, le intercettazioni scomparse del testimone Mario Frigerio, quelle di Olindo e Rosa mai allegate agli atti, i dubbi sulla macchia di sangue mai documentata.

Andò in onda una prima puntata in cui per la prima volta, in tv, i fatti venivano messi in fila realmente. La puntata suscitò scalpore e spiazzò gli italiani, ormai certi che Olindo e Rosa fossero due mostri.

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Il 26 febbraio 2011 la trasmissione aveva mandato anche la sua troupe a seguire un convegno cui partecipavo a Palazzo Reale di Milano, nel quale raccontavo ciò che non tornava nella strage.

Ma non andò in onda più nulla: nè le puntate successive, nè la mia intervista, nè quanto ripreso a Palazzo Reale. Chi l’ha visto? si fermò improvvisamente dopo il primo servizio. Soltanto otto anni più tardi potei raccontare tutto ad Antonino Monteleone de Le Iene, ovvero ciò che in parte sto ora documentando anche in un podcast sul canale Youtube di Fronte del Blog.

LE PRESSIONI SU CHI L’HA VISTO?

Il 3 maggio 2011 giunse la sentenza della Cassazione. Un mese più tardi, giugno 2011, Pino Rinaldi, autore storico di Chi l’ha visto? era ospite di Porta a Porta speciale estate. In quell’occasione il programma fece finalmente un servizio in cui veniva mostrata una ricostruzione reale degli accadimenti. Al ritorno in studio Bruno Vespa diede la parola a Pino Rinaldi. Il quale, testualmente, rispose così (qui il link alla puntata):

«Io devo dirti che spero che per voi non ci sarà la stessa azione che c’è stata nei confronti di Chi l’ha visto? quando abbiamo raccontato, l’autore era Gianloreto Carbone, un pezzo, un servizio… abbiamo detto le stesse cose che sono state dette a mio avviso in maniera precisa in questo servizio appena andato in onda… Abbiamo addirittura avuto una tirata d’orecchie da parte della Commissione di Vigilanza».
«E perché?» chiese il conduttore stupito.
«Eh… perché?!?…»
«È una ricostruzione pura e semplice…».
«…Noi abbiamo fatto la stessa cosa. Abbiamo messo in fila tutto quanto prima del servizio. Abbiamo anche informato e invitato i vari attori di tutta questa storia. Avendo un no, noi siamo andati avanti. Noi abbiamo messo in fila, esattamente come ha fatto il regista tutte le cose così come sono andate in onda adesso. E rivedendole ancora una volta io dico è una storia questa drammatica, abbiamo un testimone oculare, però ci sono tanti perché. Il mistero rimane. Vorrei aggiungere soltanto un particolare, che il lavoro del Ris è stato un lavoro dettagliato. Hanno analizzato tutti i campioni di sangue. È stato trovato un campione di sangue che non è delle vittime, nè di Olindo, nè di Rosa. E di chi è quel sangue?… Prima è stato chiesto se la Cassazione avrebbe dovuto dare un’altra risposta. Forse non in quel grado, ma nel primo grado e nel secondo ci dovevano essere delle, diciamo, letture e degli approfondimenti più forti».

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L’INTERVISTA SHOCK DI GIANLORETO CARBONE

Ovviamente c’era una differenza abissale tra il servizio di Chi l’ha visto? e quello di Porta a Porta: il primo era stato fatto prima della sentenza di Cassazione, quando il caso era ancora aperto. Il secondo quando ormai l’ergastolo per i coniugi era diventato definitivo.

Ma la cosa mi stupì non poco: davvero il servizio pubblico, fregandosene altamente del principio di presunzione d’innocenza previsto dal nostro codice, aveva bloccato un’inchiesta che metteva in dubbio la colpevolezza degli imputati?

Ecco, quanto racconta oggi proprio Gianloreto Carbone a Giulio Cainarca e che potete vedere nel video qui sotto, appare davvero sconcertante.

L’ex inviato di punta della trasmissione, oggi in pensione, comincia con il commentare la richiesta di revisione del pg di Milano Cuno Tarfusser, che lui aveva conosciuto già molti anni fa come magistrato di altissimo livello ed estremamente «prudente» nell’esprimere giudizi. E dato che in questo atto si dimostra durissimo nei confronti di chi fece le indagini, ipotizzando una frode processuale, è sicuro che la sua richiesta di revisione sia inattaccabile.

Poi, Carbone spiega perché Olindo e Rosa siano sicuramente innocenti, entrando nel merito delle tre prove: il riconoscimento del testimone Mario Frigerio, la macchia di sangue sull’auto di Olindo e soprattutto le confessioni dei coniugi.

Infine, più volte ricorda ciò che accadde in quell’inverno del 2011 a Chi l’ha visto?: aveva già pronta la seconda puntata dell’inchiesta e stava preparando la terza. Ma tutto fu bloccato 2-3 ore prima di andare in onda: «Posso rispondere solo una cosa: è arrivato un ordine di fermare tutto».

Per poi concludere così:

«La realtà è che ci hanno bloccato. Questa cosa che stavamo facendo, noi come trasmissione e io in particolare, dava fastidio a qualcuno al punto che sono subito intervenuti e hanno imposto a una persona che è la Sciarelli, che è una che non si fa imporre nulla…  perchè lei ha visto il servizio mio prima che andasse in onda, l’ha visto lei, l’avvocato… l’hanno vista lei, il dirigente della Rai, l’hanno visto tutti e mi hanno detto che era bello e poi hanno visto pure il secondo e non mi hanno detto nulla, ma era ancora meglio del primo, e quello in preparazione era ancora meglio. Mi hanno bloccato. Allora, a chi è che dava fastidio che si dicesse in televisione questo? … Rimane il fatto… un fatto oggettivo che qualcuno ha chiesto a una trasmissione importante di Rai 3 di non mandare in onda il continuo di quello che era andato in onda… questo è un fatto».

Buona visione.

Edoardo Montolli

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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

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