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Dalla pace fiscale alla pagliacciata fiscale?

Ma quale pace fiscale? Il governo ha solo cancellato i crediti inesigibili da mille euro della rottamazione ter, che copriva fino al 31 dicembre 2017. E lo ha fatto passare per un aiuto alle famiglie e alle imprese in difficoltà…

 

Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno preso voti puntando sulla pace fiscale. Ma quella che esce dalla manovra sembra più una presa in giro per i 19 milioni di italiani, uno su tre, che hanno ricevuto le cartelle esattoriali. Almeno a leggere le cronache.

Vi abbiamo già raccontato più volte come la gran parte dell’evasione fiscale italiana sia un’invenzione burocratica: non si tratta cioè di soldi incassati e nascosti all’erario dal contribuente o presi in nero, come è nell’immaginario collettivo. Ma di sanzioni su ritardi nei pagamenti sulle tasse, su ricorsi alle stesse cartelle e rateizzazioni delle sanzioni delle medesime, le cui cifre superano alla fine l’importo originario. E magari l’importo originario non era nemmeno dovuto, perché alla fine i soldi l’imprenditore, il professionista o il lavoratore autonomo, non li ha manco presi.

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Ma allo Stato questo non importa. È l’economia creativa. Un po’ come questa manovra. Il governo ha deciso infatti di cancellare tutte le cartelle sotto ai mille euro emesse dal 2000 al 2015. Ma che si tratti di un gioco delle tre carte è palese: la rottamazione ter rottamava infatti tutte le cartelle emesse dal 2000 al 31 dicembre 2017.

E chi aveva importi sotto i mille euro le ha già certamente rottamate. Chi non lo ha fatto per una cifra del genere, come scrivemmo pure all’epoca, era evidentemente inattaccabile e non avrebbe pagato nemmeno in futuro: lo stralcio non serve dunque ad alcun italiano in difficoltà. Ma serve all’esecutivo per giustificare questo ammanco cronico dai conti pubblici: cancella i debiti inesigibili e maschera l’azione come una concessione al cittadino.

Peraltro lo fa in maniera sciocca: come fai a presentarti agli italiani come uno che vuole aiutare le imprese in difficoltà e poi a cancellare debiti da mille euro?

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Quale impresa genera mai una cartella esattoriale da mille euro e chiude per una cifra del genere? Chi si è mai suicidato per una cartella da mille euro, che, non lo si dimentichi mai, è pure rateizzabile? È chiaro che mille euro sono numeri da multe per divieti di sosta e poco altro, non certo le difficoltà di pagare contributi, iva e tasse sul lavoro, per i quali gli italiani stanno sputando sangue. Ma non basta.

Perché la seconda cosa che leggiamo ci lascia davvero basiti. Riportiamo testualmente ciò che scrive il Corriere della Sera, ma che abbiamo trovato anche sulle altre principali testate giornalistiche: “Per le cartelle tra il 1 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022 sarà prevista una mini sanzione al 5% con una definizione agevolata mediante rottamazione o saldo e stralcio con la rateizzazione fino a 5 anni”.

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Ma davvero? Non vogliamo credere che il testo uscirà così, perché saremmo oltre la burla. La notifica delle cartelle esattoriali è stata infatti bloccata per decreto dall’8 marzo 2020 al 31 agosto 2021. Ma è solo con il governo Draghi, a partire dal primo aprile 2022, che è ripreso l’invio di notifiche a tappeto, con intimazioni a pagare entro 5 giorni: per ovvie ragioni temporali, e con la chiusura estiva, la maggior parte delle cartelle è stata notificata da settembre fino al giorno delle elezioni.

Basti pensare a cosa dichiarava il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, il 2 giugno 2022 al Festival Internazionale dell’Economia: «Abbiamo sospeso la nostra attività nel 2020 e 2021, c’è stato detto di ricominciare, abbiamo rimodulato l’attività dividendo nel 2022 il pregresso, abbiamo decine di milioni di atti e stiamo procedendo». Era, lo ribadiamo, il 2 giugno 2022: e le cartelle oggetto di ridotte sanzioni sono quelle notificate fino al 30 giugno, quando il grosso stava verosimilmente ancora per partire. Chiaro?

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Però c’è altro. A quanto si legge, è pure prevista, per la gentile concessione, una contrazione dei termini per pagare, dato che la Riscossione permette a tutti, indiscriminatamente, di rateizzare non in 5 anni, ma in 6, come invece consentirebbe la nuova manovra. Il governo tiene così a precisare che non si tratta di un “condono”, che già fa ridere, ma di una “tregua fiscale”. Farebbe invece bene a precisare che si tratta di una cancellazione di debiti inesigibili e di nient’altro, dato che per il resto pretende il pagamento di tutto, una minima parte del quale con una semplice sanzione aggiuntiva ridotta.

Nulla si fa sul 2018, nulla sul 2019. Nulla sul grosso delle cartelle esattoriali dal 30 giugno in avanti. Più che una pace fiscale, una pagliacciata fiscale. Approvata la manovra, qualcuno deve averlo fatto notare a Salvini. Il ministro ha infatti voluto chiarire che quella che hanno avuto il coraggio di chiamare pace fiscale è solo «l’inizio di un percorso, perché ci sono milioni di italiani che hanno cartelle esattoriali da 70-80-90 mila euro che durante pandemia si sono aggravate. Bisognerà dare una risposta di buon senso anche a questi italiani».

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E in attesa che il percorso prosegua, nei tempi comodi di Lorsignori s’intende, che farà la Riscossione con gli imprenditori? Pignorerà i loro conti correnti o li farà fallire?

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