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Poveglia, cosa succede davvero in quell’isola?

La leggenda sulle misteriose presenze di fantasmi all’isola di Poveglia, nella laguna veneziana: si dice che la metà della superficie sia composta dalla cenere dei morti di pesteNel luogo, che ospitava un manicomio, operò anche uno psichiatra sadico, tale dottor Sarles, che si dice fu l’inventore della famigerata lobotomia e che si suicidò gettandosi dal campanile dell’isolaLa scrittrice noir Paola Mizar Paini sviscera l’enigma per Cronaca Verapoveglia

Quando si parla di fantasmi si pensa sempre al classico castello abbandonato nascosto nella nebbia inglese. In realtà, di luoghi maledetti ce ne sono a migliaia anche in Italia e il più interessante di tutti è l’isola di Poveglia nella laguna veneziana.

Quello che segue, basato su fatti storici realmente accaduti, è solo una parte delle storie che si narrano su questo agghiacciante isolotto, attualmente disabitato. La macabra leggenda dice che vi si è formata una coltre per la grande quantità di cenere di coloro che sono morti a causa della peste.

Un cimitero a cielo aperto dove venivano evacuati e lasciati morire gli appestati. Più di centomila persone. Gli abitanti della Laguna stanno alla larga da questo posto, considerato il più infestato non solo d’Italia, ma del mondo.

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LA PESTE A POVEGLIA

La storia inizia intorno all’anno 800. Poveglia è già abitata da almeno duecento famiglie, legate al doge Orso I Partecipazio, successore di Pietro Tardonico, vittima di un omicidio. La comunità cresce e prospera nei secoli, fino al 1378, quando scoppia la Guerra di Chioggia, combattuta tra le due potenze marinare di Genova e Venezia.

La capitale della laguna, per assicurarsi una posizione strategica nel conflitto, evacua Poveglia e vi installa una postazione militare. Gli abitanti devono abbandonare l’isola per trasferirsi all’isola della Giudecca, a sud di Venezia.

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Nel 1772 l’isola passò sotto il controllo del magistrato della sanità che, a causa della “morte nera”, la fece diventare luogo di isolamento. I primi ad essere confinati furono gli equipaggi di due navi sulle quali era scoppiato il contagio. L’epidemia di peste colpì duramente l’Europa, e a Venezia, al fine di evitarne la diffusione, si dispose che tutti i corpi dovessero essere trasferiti sull’isola per essere bruciati e sepolti in fosse comuni.

Il provvedimento si estese drammaticamente ai contagiati e Poveglia divenne in pochissimo tempo l’isola della quarantena, dove individui ancora coscienti venivano condotti a morire lontano da Venezia. Come in una sorta di Lazzaretto, uomini, donne e bambini morirono lentamente, in totale abbandono, consumati dalla malattia.

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La testimonianza di ciò che avvenne si trova nel suolo stesso di Poveglia dove una diffusa diceria vuole che il terreno sia costituito dal 50% di ceneri umane, tanto che i pescatori locali stanno alla larga dall’isola per paura di ritrovare tra le reti i resti dei loro antenati.

IL SADICO

Ma non è tutto. Verso il 1922 a Poveglia venne eretto un edificio con funzione di casa di riposo per anziani. Molti anni dopo, attraverso documenti celati negli archivi e supportati dai fatti e dalle testimonianze dell’epoca, si scoprì la verità, e cioè che la struttura fu creata per ospitare un manicomio. A dimostrarlo sta indelebile tra le rovine del luogo, la scritta “reparto di psichiatria” inciso sulle pareti dell’ingresso. I malati psichiatrici che dovevano restare lontano dalla società, come ai tempi della peste, venivano portati qui.

In questo ospedale operava il dottor Sarles, inventore della lobotomia, una cura crudele che consisteva nel praticare due fori in corrispondenza delle ossa craniche frontali del paziente e iniettare alcol etilico puro. Sui malati indifesi venivano effettuate sperimentazioni terribili.

Quegli uomini, quelle donne e anche i bambini là dentro non valevano più nulla, ed erano usati come cavie da laboratorio. Oltre alle lobotomie, vi si effettuavano elettroshock, bagni di acqua gelata e altre pratiche terribili in nome della scienza. Pratiche che inevitabilmente portavano alla morte.

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I FANTASMI

All’interno dell’ospedale succedevano molte cose inquietanti. Sembra che i pazienti fossero terrorizzati e tormentati dai fantasmi dalle anime degli appestati, ma trattandosi di malati di mente i loro racconti non vennero mai presi in considerazione.

Ma non è finita qui. Intorno agli anni Sessanta Sarles, il medico sadico, tormentato dai fantasmi dei suoi pazienti, impazzì e si suicidò gettandosi dal vecchio campanile dell’isola. Secondo tuttavia la testimonianza di un’infermiera che aveva assistito all’accaduto, non morì per la caduta. La donna raccontò di una misteriosa nebbia che alzatasi da terra avvolse il suo corpo, per poi penetrargli nel naso fino a soffocarlo.

Dopo lo smantellamento della struttura sanitaria Poveglia è abitata soltanto dai suoi fantasmi.

L’isola è dichiarata chiusa ai turisti ma, arrivano egualmente esploratori dell’occulto da tutto il mondo, per provare quel brivido che corre lungo la schiena e che fa accapponare la pelle al minimo rumore. Armati di coraggio, alla ricerca delle ombre che si celano tra gli alberi, tendono l’orecchio per carpire i sussurri di anime invisibili attraverso le pareti scrostate e fatiscenti.

Paola Mizar Paini per Cronaca Vera

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