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Vincenzo Gigliotti: “Mi piacerebbe dare ai ragazzi una possibilità con la boxe”

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Vincenzo Gigliotti, ex campione di pugilato, oggi maestro, parla del suo mondo e dei pugili Kogasso e Lorusso

 

Ha entusiasmato sul ring per tanti anni: combattendo, vincendo, soffrendo, esultando e, soprattutto emozionando… tra la metà degli anni Novanta e i primi (abbondanti) anni Duemila. Adesso, Vincenzo Gigliotti detto Enzo, (è stato un sincero, vero grande amico dell’indimenticabile fuoriclasse del ring Giovanni Parisi), più innamorato e appassionato di quando combatteva della noble art, insegna boxe e ha in testa tante belle idee per provare a rilanciare il movimento.

Chiaro, diretto, controcorrente e mai banale: quando parla Enzo, lascia il segno. Proprio come quando metteva a segno, sul quadrato, i suoi colpi incisivi e ad effetto.

Vincenzo Gigliotti
Quando combatterà nuovamente, tra i professionisti, il tuo allievo Jonathan Kogasso?

A settembre, precisamente sabato 24, in Sardegna. E’ un ragazzo in gamba Johnny, credo molto in lui e se tutto filerà liscio, burocrazia permettendo, con l’anno che verrà riuscirà ad avere la cittadinanza italiana.

Si continua a dire un gran bene, in Italia, di Alessio Lorusso, l’intrigantissimo peso Gallo che a ottobre si giocherà l’Europeo a Monza?

Abbiamo lavorato tanto e bene insieme tempo fa, penso di avergli trasmesso tanto. Sa boxare Alessio, tiene bene il ring ma deve continuare a lavorare sodo, a testa bassa, senza pensare di essere arrivato: nello sport e nella vita, chi si ferma o si accontenta è perduto, no? Sì… ha delle potenzialità incredibili Alessio Lorusso, può fare tanta strada in questo mondo, ma ripeto, deve crederci, sgobbare e migliorarsi costantemente.

Vincenzo Gigliotti
Vincenzo Gigliotti con Silvano Usini

Oltre a insegnare i principi del pugilato e a seguire i tuoi allievi a bordo ring hai in cantiere qualche altre iniziativa sportiva?

Allora, allo stato attuale è soltanto una mia idea in arretrato stato embrionale, ma mi piacerebbe, se soltanto qualcuno nell’ambiante mi aiutasse, intavolare una sinergia diretta con gli istituti riformatori italiani, per portare, in quei posti difficili, complicati e problematici la boxe. E chissà, magari questo potrebbe rivelarsi un modo per ricreare, partendo dai giovani, un movimento pugilistico vivo, vivace, propositivo, frizzante, competitivo, inclusivo e, finalmente, studiato ed elaborato, totalmente, sulla meritocrazia. Chi invece si trova in riformatorio, con la nobile arte troverebbe una chance di riscatto o un impegno.

Hai più dato o ricevuto alla nobile arte agonistica mondiale?

Mi sono fatto letteralmente il culo, ho avuto, ma nessuno mi ha regalato qualcosa. E sicuramente, se il sistema allora, anziché i soliti noti, fosse stato vicino a tutti i pugili degni di tale menzione, indubbiamente avrei potuto raggiungere obiettivi più prestigiosi, ma è inutile guardare indietro, meglio andare oltre. E in tal senso tenterò in tutti i modi di avviare, coi riformatori, con le scuole, oppure con chi avrà la pazienza e la voglia di ascoltarmi, il progetto teso a portare la boxe proprio in quei posti. Certamente avrò bisogno di aiuto, da solo non posso far tutto, spero che il professor Mario Sturla, medico sportivo e figura di spicco della boxe mondiale, sia della partita.

Chissà magari pure il tuo amico Silvano Usini, ex campionissimo dei pesi Superpiuma potrebbe aiutarti su questa strada?
Silvano lo considero un fratello, la porta per lui è sempre aperta, ma deve volerlo lui. Stremato ha lasciato l’ambiente dal 2002. E la crisi di rigetto non gli è ancora passata.

Cosa manca al movimento pugilistico nazionale per ritornare protagonista, sul serio, nel mondo?

Tanto per iniziare basterebbe concedere a tutti i pugili praticanti le stesse attenzioni e possibilità. Lo spartito non è cambiato tanto rispetto ai miei tempi: qualcuno, per esempio chi è vicino a una certa fazione della musica rap che conta, oggi in Italia ha tantissimo. Altri non hanno nulla. Attenzione: non so dicendo di togliere visibilità e sostegno a quei pugili che meritano, ci mancherebbe. Semplicemente mi piacerebbe portare ad altri tali opportunità. Mi spezzo, ma non mi piego: da dentro mi adopero per far girare il vento, ma non è semplice, credetemi. Ah, se un domani riuscirò a creare una società tutta mia, non nego che vorrei mettere a disposizione dei miei affiliati un centro sportivo dove sostenete serenamente, senza grattacapi, i ritiri pre incontri decisivi.

Stefano Mauri

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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