Casazza ReportDelittiNotizie flashsocietà

Liliana Resinovich, la perizia choc: si è suicidata. Ma il mistero s’infittisce

(continua dopo la pubblicità)

Liliana Resinovich si sarebbe soffocata con i sacchetti di plastica pochi giorni prima di essere ritrovata.

Dov’è stata allora mentre tutta Italia la cercava?

E perché infilarsi in due sacchi prima di uccidersi?

Il caso potrebbe presto essere archviato, tra le mille domande che tutti ora si pongono

liliana resinovich

Liliana Resinovich, la sua morte sarebbe dovuta ad asfissia: la sessantatreenne triestina sarebbe rimasta soffocata dai sacchetti di plastica che avvolgevano la sua testa quando venne ritrovata cadavere.

Lo ha riferito l’agenzia Adnkronos, rivelando le conclusioni di una superperizia disposta dai magistrati, che ribaltarebbero completamente la situazione così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi.

In precedenza, infatti, la possibilità che quei sacchetti avessero impedito alla vittima di respirare normalmente veniva giudicata incompatibile con la circostanza che gli stessi non fossero legati intorno al collo così strettamente da non lasciar passare aria.

Liliana Resinovich e il metodo Sherlock Holmes per risolvere il caso – GUARDA

liliana resinovich

Liliana Resinovich, la nuova perizia

La nuova perizia ipotizzerebbe invece che l’effetto di risucchio dell’inspirazione possa aver incollato sulle labbra il tessuto in poletilene del sacchetto creando un letale vuoto d’aria.
Poiché questa nuova perizia conferma la totale assenza, sul corpo di Liliana Resinovich, di segni di violenza e costrizione, ne discenderebbe che ad essersi infilata i testa i sacchetti sia stata la donna stessa.

Liliana Resinovich: le ricerche sul divorzio e le oltre 1100 telefonate a Claudio Sterpin – GUARDA

liliana resinovich

E’ appena il caso di notare che molto rimane da chiarire sulle stranissime modalità di questo suicidio. Non solo perché non c’era alcuna avvisaglia, a detta di parenti e amici, che Liliana potesse voler compiere il folle gesto.

Ma anche, e soprattutto, perché non si spiega il motivo per cui la donna, oltre a incappucciarsi fatalmente con quei sacchetti, abbia voluto prima infilarsi in sacchi della spazzatura, un gesto incomprensibile in un suicida che ha tutta l’aria di esser stato compiuto da qualcun altro dopo la morte.

Liliana Resinovich, il dna esclude tutti. Tre indizi per risolvere il giallo – GUARDA

Liliana Resinovich

Dov’è stata Liliana per tre settimane?

C’è di più. La perizia rivelata da Adnkronos indica come tempo della morte qualche giorno prima rispetto a quello della scoperta del cadavere, avvenuta il 5 gennaio di quest’anno nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste. Ma Liliana Resinovich aveva misteriosamente fatto perdere le sue tracce tre settimane prima, il 14 dicembre.

Dove ha trascorso tutto questo periodo di tempo?

E perché non ha messo in atto il suo tragico proposito immediatamente, se è vera l’ipotesi di un suicidio?

Liliana Resinovich: e se davvero la sua fosse una morte naturale? L’ipotesi choc – GUARDA

liliana-resinovich

Tornando alla causa della morte, è davvero strano che l’esame autoptico svolto come d’uso subito dopo il ritrovamento del corpo non abbia presto in considerazione la possibilità di una morte per asfissia e, soprattutto, abbia rilevato, con sicurezza finora mai messa in discussione, i segni, evidentemente caratteristici, dello “scompenso cardiaco acuto” mortale.

Liliana Resinovich: l’ombra del delitto perfetto – L’ANALISI DEL GIALLISTA

liliana resinovich

(continua dopo la pubblicità)

Potrebbe darsi, anche se non risulta – o perlomeno allo stato non è chiarito – che in taluni casi, come il presente, l’asfissia meccanica abbia come effetto collaterale uno scompenso cardiaco. Di questo, ovviamente, il nuovo responso peritale dovrà rendere adeguatamente conto.

Liliana Resinovich, l’analisi del giallo

Come sempre in questo giallo complicato e sfuggente, non resta che rimanere in attesa degli sviluppi.

Rino Casazza 

Guarda gli ultimi libri di Rino Casazza – QUI

(continua dopo la pubblicità)

Rino Casazza

Rino Casazza è nato a Sarzana, in provincia di La Spezia, nel 1958. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Pisa, si è trasferito in Lombardia. Attualmente risiede a Bergamo e lavora al Teatro alla Scala Di Milano. Ha pubblicato un numero imprecisabile di racconti e 15 romanzi che svariano in tutti i filoni della narrativa di genere, tra cui diversi apocrifi in cui rivivono come protagonisti, in coppia, alcuni dei grandi detective della letteratura poliziesca. Il più recente è "Sherlock Holmes tra ladri e reverendi", uscito in edicola nella collana “I gialli di Crimen” e in ebook per Algama. In collaborazione con Daniele Cambiaso, ha pubblicato Nora una donna, Eclissi edizioni, 2015, La logica del burattinaio, Edizioni della Goccia, 2016, L’angelo di Caporetto, 2017, uscito in allegato al Giornale nella collana "Romanzi storici", e il libro per ragazzi Lara e il diario nascosto, Fratelli Frilli, 2018. Nel settembre 2021, è uscito "Apparizioni pericolose", edizioni Golem. In collaborazione con Fiorella Borin ha pubblicato tre racconti tra il noir e il giallo: Onore al Dio Sobek, Algama 2020, Il cuore della dark lady, 2020, e lo Smembratore dell'Adda, 2021, entrambi per Delos Digital Ne Il serial killer sbagliato, Algama, 2020 ha riproposto, con una soluzione alternativa a quella storica, il caso del "Mostro di Sarzana, mentre nel fantathriller Al tempo del Mostro, Algama 2020, ha raccontato quello del "Mostro di Firenze". A novembre 2020, è uscito, per Algama, il thriller Quelle notti sadiche.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Per favore, disattiva il blocco della pubblicità su questo sito, grazie