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Guido Bertola, lo strano caso dell’imprenditore accusato del delitto del suo operaio

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Colpo di scena nel delitto di Alban Gropcaj, avvenuto a Fortaleza nel 2019. La polizia brasiliana starebbe ricercando l’imprenditore italiano Guido Bertola, che si trovava con la vittima al momento della rapina finita male.

La procura di Cearà lo ritiene il mandante. Ma, al momento, gli indizi che portano a lui sono, a giudizio del suo legale “del tutto illogiche”

Ma lui risponde: “Per me era come un figlio”.

La ricostruzione del caso nell’approfondimento di Cronaca Vera

Guido Bertola

Guido Bertola, imprenditore di Cuneo, sarebbe ricercato dalla polizia brasiliana per l’omicidio del suo dipendente Alban Gropcaj. Tuttavia l’uomo non ha ricevuto alcuna comunicazione dalle autorità e si dice incredulo per le accuse che vengono formulate dalla stampa d’oltreoceano.

Guido e Alban si trovavano infatti insieme il giorno del delitto, quando vennero affiancati da alcuni rapinatori. I quali, secondo la ricostruzione dell’epoca, uccisero Alban perché aveva tentato di reagire. Come si è arrivati, dunque, a questa svolta?

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Guido Bertola

IL DELITTO

Era la sera del 18 febbraio 2019. Guido Bertola, proprietario della carpenteria Azzurro di Mondovì, si trovava in Brasile insieme al suo operaio ventottenne di origini albanesi, ma residente a Vicoforte Mondovì. Insieme ai due figli aveva infatti deciso di comprare una casa a trenta chilometri da Fortaleza ed era tornato a farvi un sopralluogo insieme ad Alban.

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I due uscirono da un ristorante dopo aver cenato e saltarono in macchina. Ma vennero affiancati da tre malviventi a bordo di due motociclette. Erano armati, ma Alban tentò una reazione: fu per quello che i banditi lo freddarono a Caucaia, nella regione di Fortaleza, nel Brasile orientale.

Esplosero tre colpi d’arma da fuoco che lo centrarono due volte alla testa e una alla spalla. Poi scapparono per dileguarsi nel buio della notte. Guido non fu invece ferito. Una rapina finita male, insomma. Almeno fino ad ora.

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Guido Bertola

LE ACCUSE ALL’IMPRENDITORE

Perché tre anni più tardi le indagini per trovare gli assassini hanno subito una clamorosa svolta. Secondo la Procura di Cearà l’imprenditore italiano rimase illeso non perché i motociclisti decisero di risparmiarlo o perché presi dal panico scapparono. No. Nessuno lo ferì perché era lui il mandante.

Per i magistrati si sarebbe dunque trattato di un agguato in piena regola. Ma perché? Per quanto se ne sa fino ad ora, per non molto chiari “interessi finanziari” in combutta con un uomo del posto.

Tuttavia anche gli indizi riportati dalla stampa brasiliana contro l’imprenditore destano non poche perplessità. Scrivono che Alban non aveva nemici né in Italia, nè là. Ma questo è un dettaglio che non significa nulla in una rapina.

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Guido Bertola

Così come nulla significa il fatto che Guido Bertola sia rimasto vivo e che i malviventi siano fuggiti senza portare via nulla.

Gli inquirenti hanno poi studiato la scena del crimine e notato che l’auto, guidata dall’imprenditore “era parcheggiata, in linea retta, con le porte chiuse, vicino al marciapiede, e non si è udita alcuna frenata nel momento in cui giunsero gli assassini”.

Ritengono così che l’italiano abbia parcheggiato appositamente il veicolo, in attesa dell’arrivo dei malviventi. Nel contempo gli investigatori avrebbero identificato due di loro e uno sarebbe stato arrestato. Sono ora alla ricerca del terzo motociclista.

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Guido Bertola

ERA COME UN FIGLIO

Guido Bertola ha detto ai cronisti: «Queste notizie di stampa riaprono una ferita non ancora rimarginata, a tre anni dall’indelebile e tragico episodio della morte dell’operaio. Leggere, per di più, che gli inquirenti brasiliani siano giunti a incolparmi di essere mandante dell’omicidio di Alban, che per me era come un figlio, mi amareggia e lascia senza parole».

Al Corriere della Sera dice il suo avvocato Simone Bianchino: «Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione formale, sebbene, nel corso delle indagini, abbiamo sempre collaborato con le autorità brasiliane. A breve avremo riscontro dai nostri referenti locali per meglio comprendere il portato di questa notizia. Per quanto abbiamo letto sinora, le motivazioni addotte dagli inquirenti appaiono infondate e del tutto illogiche».

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Ma, a dirla tutta, gli inquirenti avevano sospettato da subito dell’imprenditore italiano, che, al suo rientro, raccontò la storia a Provincia Granda: dall’aggressione nella quale era stato strattonato dai banditi finendo faccia a terra, non riuscendo dunque a vedere chi avesse sparato.

Fino al suo arresto, due giorni dopo, con l’accusa di omicidio. Gli sequestrarono il cellulare (che non restituirono). E lui rimase in cella alcune notti. Lo definì l’incubo peggiore della sua vita. Poi il giudice lo rilasciò con la formula “estraneo ai fatti” e, quasi due mesi più tardi, Guido potè fare rientro in Italia. Ora, però, l’incubo è riaffiorato.

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