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Green Pass, una giornata a Firenze davanti alla Porta del Paradiso

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La situazione attuale, con le sue ingiustizie e imposizioni, e la chicca finale del lasciapassare o green-pass (che di green non ha proprio nulla) ha portato le persone a dividersi. Questo ha fatto scaturire in me il bisogno di affidarmi a un gruppo di meditazione.

 

Venerdì 15 ottobre rimarrà nel ricordo come una data particolare. Per la prima volta nel mondo, un paese democratico ha introdotto un lasciapassare governativo obbligatorio per chi lavora. Nello stesso giorno, alla presenza anche del Presidente della Repubblica è arrivata al Quirinale la copia della tanto discussa “Porta dell’Inferno” di Auguste Rodin.

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In risposta, in molti si sono radunati a Firenze nei pressi della Porta del Paradiso, uniti a far risuonare un grande ohm. Così Firenze, una delle più visitate città d’arte della nostra bella Italia, quel giorno sarà meta di preghiera.

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Anche il mio gruppo, insieme a Caterina, la mia insegnante di Yoga e meditazione tibetana, ha deciso di partire per la città d’arte, unendosi a questa battaglia contro uno stato che costringe milioni di persone a rimanere lontane dal proprio posto di lavoro (e non solo).

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Non essendo muniti di “tessera verde” ci svegliamo all’alba in quanto ci è concesso di salire solo sui treni regionali. Basta un caffè e cornetto, e subito il bar della stazione si riempie delle nostre voci chiassose. L’atmosfera è allegra e piena di energia positiva. Oltre a Cate e a Dennis, insegnante di matematica sospeso da scuola, ci sono Marcella e Giulia, due studentesse in medicina, Andrea, avvocato in pensione, e poi Marzia e Salomon.

Tra battute e chiacchiere il discorso cade inevitabilmente sull’argomento principale. Caterina dice: “Ormai non si tratta più nemmeno di forze politiche che concorrono a spogliare il popolo dei loro diritti.  Predomina il male, che non ha le sembianze di un caprone, ma di un uomo ben vestito, con giacca e cravatta, che con i suoi modi gentili, come tutti gli ingannatori, opera generando violenza e disunione, e sappiamo bene che la violenza genera violenza, ma noi abbiamo un’arma molto più potente: la preghiera. E la potenza della preghiera e dei pensieri positivi sono la più alta forma del valore della vita, ed è la vittoria contro la disperazione.”

Io l’ascolto e non so cosa rispondere, i suoi occhi luccicano. La fede. Ha la fede nel cuore.  Prosegue: “In quest’epoca, forse uno dei periodi più travagliati dell’Umanità, in cui prevalgono l’ignoranza dei principi divini e la prepotenza contro le leggi della natura stessa, la meta di un ritorno all’armonia perduta sembra remota. Quindi ciò che ci rimane da fare è la lotta del bene e della luce contro il male, l’oscurità. Oggi a Firenze, davanti alla porta del paradiso combatteremo con l’energia  dell’Ohm.”

Davanti al mio silenzio Caterina fraintende. “Vedrai che da domani qualcosa inizierà a cambiare. Abbi fiducia!” Si uniscono altri amici del gruppo “Le forze negative temono la forza della luce, sta qui il segreto.” dice uno. Un altro: “Un segreto semplice, ogni cosa procede per gradi. Togliere energia al male attraverso la preghiera e la meditazione”

“Oggi al Quirinale, installando la Porta dell’Inferno il male si è rivelato…beh, una sorta di outing, una ammissione su chi sono i loro referenti” dice Giulia con un sorriso. Non riesco a capire se è una battuta o se ci crede davvero. L’energia che emanano è comunque contagiosa. Sono felice di essere qui, felice di intraprendere questo viaggio insieme al gruppo. E così tra chiacchiere, risate e i numerosi cambi ferroviari finalmente arriviamo sul posto, davanti alla porta est del Battistero di Firenze, vicino al Duomo di Santa Maria del Fiore.

Qui si sono radunate centinaia di persone, arrivate un po’ da ovunque. È una bella giornata e fa caldo. Cate mi fa notare un cartello pubblicitario su di un palazzo che si affaccia sul luogo dove è posizionata la “Porta”. Sembra una provocazione: si tratta di un occhio gigante, uno dei simboli massonici per eccellenza.

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Ovviamente è un caso, solo una delle opere di una artista di nome Jenny Saville, già celebre alla cronaca per le sue creazioni bizzarre. Qualcuno intona l’”ohm aum mantra” mentre intorno a noi si raduna qualche curioso che scatta fotografie. Alcuni giovani si avvicinano e decidono di unirsi.

L’atmosfera è subito coinvolgente e forte la positività emanata da tutte quelle persone unite in unico pensiero. Mantenendo gli occhi aperti prendiamo coscienza del nostro essere, respirando lentamente e profondamente.

Cate mi guida sussurrando gradualmente i passaggi per la meditazione: “Immagina una sfera di luce e concentrati su di essa e immagina che quella luce vada al cuore armonizzandosi con il respiro. Ascoltiamo le vibrazioni dell’amore divino universale.”

In realtà non sono molto concentrata perché voglio vivere quel momento anche visivamente, cogliendo le espressioni di chi mi sta attorno e come uno scatto fotografico potermelo rivivere anche dopo. Mi emoziono nell’osservare i volti delle persone in raccoglimento. E una pace mi pervade. Serenità, ecco il termine esatto.

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La preghiera è terminata e ora decidiamo di prenderci tutti per mano e fare un cerchio di protezione.  Cate mi spiega che ora si è formato un perimetro energetico che creerà la dissoluzione della matrice oscura che tenta di sigillare, ora più che mai, la libera espressione di ogni essere umano. Alcuni sconosciuti passando di lì per caso si uniscono, prendendo per mano altri perfetti sconosciuti, senza timore, sorridendo. Quanto è bello vedere sorridere la gente. Ma…

Pochi minuti e il cerchio viene interrotto dai poliziotti intervenuti a contenere questa “pericolosa” manifestazione. Così l’hanno chiamata. Il cerchio intorno alla Porta del Paradiso dagli agenti di polizia è considerata una manifestazione non autorizzata.

Qualcuno ci guarda incuriosito con la museruola ben stesa fino agli occhi e gli occhiali da sole. Sembrano esseri di un altro pianeta, mentre noi con la faccia pulita e i nostri bei sorrisi siamo esseri di questa terra.

Dennis guarda l’orologio. Il viaggio di ritorno ci aspetta. Sui sedili del treno ci sono cartelli per il distanziamento, uno dei must con cui abbiamo dovuto scendere a patti durante la convivenza con il Covid, uno dei divieti inumani per esseri sociali come noi uomini. Io, Cate e Marcella ci sediamo vicini, loro due parlano di alimentazione mentre io mi rilasso guardando il telefono.

L’altoparlante ci ripete come un mantra a intervalli cadenzati di indossare la mascherina e di mantenere le distanze. Come un mantra…mantra, mantra…una ripetizione di una parola o di una frase… “Eh Cate, ecco a cosa serve il martellamento degli annunci dei supermercati che da due anni a questa parte ci scassa gli zebedei.”

“Brava…capito no, come avviene un condizionamento?”

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Cerca qualcosa nella sua borsa e me lo porge. E’ un elefantino in onice.

“E’ il simbolo dell’Ohm, l’elefante, animale molto importante, che riporta alla figura di Ganesha , metà uomo metà elefante, e ti ricorderà questa giornata speciale.”

L’abbraccio forte, incurante del distanziamento e di tutte le forze che ci vogliono divisi. Non sarà Ganesha nelle vesti di un elefantino in onice e nemmeno la giornata di meditazione condivisa a Firenze davanti alla Porta del Paradiso a modificare il piano dei nostri politicanti. Ma il mantra Ohm è composto da tre suoni: A,U, M e produce una particolare vibrazione. E’ un mantra antichissimo, la vibrazione iniziale che ha dato vita all’Universo.

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Capite? Ha creato l’Universo. Non è poco, vero? Attendiamo.

Paola Mizar Paini

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Rino Casazza intervista Paola Mizar Paini

Rino Casazza intervista, per Fronte del Blog, Paola Mizar Paini, scrittrice pavese di storie poliziesche (“Angeli Innocenti” e “La casa delle ombre”, Frilli Editore; “Emily, storie dal passato”) calate in atmosfere inquietanti di stampo gotico. Paola ci svela i misteri soprannaturali e le leggende legati ad una presunta “casa maledetta”, delle sue parti, Villa Cerri, su cui si sono molto dilungati anche i giornali. Di questi angosciosi segreti Paola sarebbe stata anche direttamente testimone. Niente di più facile, visto che la sua stessa nascita – come racconta – è avvenuta in circostanze che sconfinano nell’esoterico…

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Paola Mizar Paini

La biografia di una persona, proprio per sua natura può essere meno fedele alla realtà e presentarsi dunque più o meno romanzata e, perciò sono in dubbio se raccontare di una vita ricca e avventurosa o limitarmi a raccontare qualche dettaglio insignificante, come ad esempio il fatto che a Marcignago, il 28 novembre, (l’anno nemmeno sotto tortura) quando nacqui, non emisi nemmeno un vagito… forse per non disturbare visto che la mia mamma fece molta fatica a partorirmi. Respiravo così piano, ma così piano che la levatrice (a quei tempi si partoriva in casa) pensò fossi morta. Ma morta morta! Così mi misero in un angolo del letto, avvolta in un lenzuolino e per un po' si dimenticarono di me. Come si accorsero dell’errore? Ebbene, ci sarebbe un proseguo, ma quella è un’altra storia. Mi definisco una vecchia ragazza perché non ho mai smesso di scoprire cose nuove, soprattutto su me stessa. Sono mamma di tre figli: due maschi e una femmina e ho tre nipoti. Vivo ad Alagna, in provincia di Pavia e lavoro come assistente al traffico per Milanoserravalle. E questo è tutto quello che riguarda la mia interessantissima vita privata. Sono da sempre lettrice per bisogno, e scrittrice…per caso grazie all’incontro fortuito con Carlo Frilli, il mio editore, che non smetterò mai di ringraziare per aver creduto in me come autrice. Con la casa Editrice F.lli Frilli Editori ho pubblicato nel 2017 il noir: Angeli Innocenti. Nel 2018 il noir: La Casa delle ombre, premiato con la “menzione speciale” al premio nazionale “La Provincia in Giallo”. Nel 2018 un’antologia di racconti dal titolo: Dieci storie a mezzanotte. Nel 2020 ho scritto a quattro mani, con l’autore Pieremilio Castoldi, il thriller: Emily.Cronache dal passato, e molti dei miei racconti sono stati inseriti in varie antologie. Mi appassiona tutto ciò che è misterioso, adottando nuovi punti di vista su fatti che accadono intorno a noi a cui non riusciamo a trovare una spiegazione. Tengo a precisare che sono concreta e obbiettiva, ma una cosa non esclude l’altra. Amo molto visitare luoghi abbandonati, i cosidetti “paesi fantasma” e adoro le leggende perché contengono spesso l’origine di una vicenda, o più spesso la separazione tra fantasia, un rifugio indispensabile e perfetto per sopravvivere, e realtà, minacciosa e intrusiva. Miti, leggende, fiabe. Come poter sopravvivere senza esse?

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