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Mostro di Firenze: la pista trascurata scoperta da Paolo Cochi

Un fatto nuovo nell'inchiesta più complessa della cronaca nera italiana

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Mostro di Firenze: su Fronte del Blog le scoperte del documentarista Paolo Cochi. Ecco cosa emerge

mostro di firenze

 

Paolo Cochi, documentarista, grande esperto del caso del serial killer delle coppiette, e autore del fondamentale saggio “Mostro di Firenze, al di là di ogni ragionevole dubbio”, ha rilasciato un’intervista a Fronte del Blog (nel video qui sopra) in cui parla dell’ultima novità nell’inchiesta infinita: si tratta di una pista rimasta praticamente sconosciuta sino ad oggi.

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La intrapresero i Carabinieri nel 1984, dopo il settimo delitto della serie, quello di Vicchio, in cui persero la vita i giovanissimi fidanzati Claudio Stefanacci e Pia Rontini.

L’esito di questa indagine portò a individuare un sospetto, ma la traccia si arenò, per motivi non chiari, senza ulteriori approfondimenti. In qualità di consulente dell’avvocato di una delle parti civili nell’ambito dei processi sul Mostro, Cochi ha ottenuto l’autorizzazione a consultare il dimenticato dossier relativo a quella pista ma, in modo inatteso, successivamente gli è stato revocato l’accesso all’intera documentazione investigativa sul caso.

A breve Paolo Cochi tornerà in un altro video  per approfondire il recente ritorno in auge del “delitto della piazzola degli Scopeti” a seguito di un nuovo, inatteso sopralluogo della Polizia Scientifica sulla scena criminis a 36 anni dai fatti.

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Il libro di Paolo Cochi “Mostro di Firenze, al di là di ogni ragionevole dubbio” – QUI

Il thriller di Rino Casazza sul Mostro di Firenze, “Al tempo del Mostro”- QUI

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Rino Casazza 

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Rino Casazza

Rino Casazza è nato a Sarzana, in provincia di La Spezia, nel 1958. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Pisa, si è trasferito in Lombardia. Attualmente risiede a Bergamo e lavora al Teatro alla Scala Di Milano. Ha pubblicato un numero imprecisabile di racconti e 15 romanzi che svariano in tutti i filoni della narrativa di genere, tra cui diversi apocrifi in cui rivivono come protagonisti, in coppia, alcuni dei grandi detective della letteratura poliziesca. Il più recente è "Sherlock Holmes tra ladri e reverendi", uscito in edicola nella collana “I gialli di Crimen” e in ebook per Algama. In collaborazione con Daniele Cambiaso, ha pubblicato Nora una donna, Eclissi edizioni, 2015, La logica del burattinaio, Edizioni della Goccia, 2016, L’angelo di Caporetto, 2017, uscito in allegato al Giornale nella collana "Romanzi storici", e il libro per ragazzi Lara e il diario nascosto, Fratelli Frilli, 2018. Nel settembre 2021, è uscito "Apparizioni pericolose", edizioni Golem. In collaborazione con Fiorella Borin ha pubblicato tre racconti tra il noir e il giallo: Onore al Dio Sobek, Algama 2020, Il cuore della dark lady, 2020, e lo Smembratore dell'Adda, 2021, entrambi per Delos Digital Ne Il serial killer sbagliato, Algama, 2020 ha riproposto, con una soluzione alternativa a quella storica, il caso del "Mostro di Sarzana, mentre nel fantathriller Al tempo del Mostro, Algama 2020, ha raccontato quello del "Mostro di Firenze". A novembre 2020, è uscito, per Algama, il thriller Quelle notti sadiche.

ommenti

  1. Buonasera, ho visto la sua intervista a Paolo Cochi e siccome sono convinto che la tesi di Spezi sia quella giusta, vorrei precisare su quanto affermato da Cochi. Prima cosa lui dice che Salvatore Vinci nella denuncia non parla della pistola e vorrei vedere che vada a denunciare il furto di un’arma già usata per un delitto. Poi dice che nella stessa non denuncia il figlio ma ignoti, vorrei fare presente che è una prassi normale, sono i carabinieri stessi a consigliare, se non si è certi, di non fare nomi. Ultima cosa io penso che l’FBI affermando che facilmente si trattava di un serial killer avesse ragione. Cordiali saluti Giuseppe Rambaldi

    1. Buon giorno. Le sue osservazioni sono sensate. Per quanto riguarda Cochi era amico e continua ad essere un estimatore del compianto Spezi. Cochi , tuttavia, ha un approccio molto pignolo e aderente ai fatti per cui non poteva non evidenziare che la famosa denuncia di Salvatore Vinci era generica, e solo saltando parecchi passaggi logici la si può considerare come indizio che il denunciante era in possesso della pistola e voleva coprirsi le spalle nel caso fosse stata usata da qualcuno

      1. Certamente. Da una denuncia per furto dove non si sa cosa è stato prelevato, all’ipotesi che tra le cose prelevate ci fosse anche la calbro 22 del futuro mostro , il passo è lunghissimo. Un po’ come è lunga passare dai tanti soldi che aveva il vampa, fino a sostenere che quei soldi erano quelli pagati dai presunti mandanti per gli orribili trofei

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