
Il dottor Attilio Galmozzi, medico specialista in medicina d’urgenza presso l’ospedale Maggiore di Crema, in trincea contro il Coronavirus dallo scorso mese di febbraio, via social è tornato a fare il punto della situazione in merito alla seconda ondata del maledetto virus. Ecco il suo pensiero…
È molto probabile che le misure di contenimento del virus stabilite dalle autorità, nei prossimi giorni produrranno effetti positivi sull’andamento della pandemia. Ci si aspetta infatti che la curva, nei prossimi giorni, possa scendere un po’ dappertutto, con maggiore intensità laddove la popolazione rispetterà di più norme e distanziamento. Questo sacrificio (speriamo temporaneo) avrà probabilmente il marito di evitare un lockdown generalizzato, dando respiro sia alle attività economiche e produttive, sia agli ospedali.
Qui sotto riporto la tabella che riassume l’andamento dei casi di positività al tampone (antigenico e molecolare) di martedì 10 novembre, in Regione Lombardia.
Va male a Milano, Brianza, Como e Varese, dove l’andamento (prevedibile) ci dice che là crescono ad oggi i contagi. E sappiamo che crescono anche i ricoveri sia nei reparti non intensivi sia sub intensivi e intensivi. A marzo e aprile queste aree sono state per lo più risparmiate dal virus, oggi si trovano a fronteggiare un aumento generalizzato. Sia nella Brianza che nel Milanese, postazioni fast di AREU individuano i pazienti più critici, cercando di smistarli in ospedali meno sotto pressione, compreso il nostro (anche se qui, numericamente parlando i pazienti provenienti extraterritorio cremasco sono ancora molto contenuti)
Lodi, Cremona (primi epicentri del mondo occidentale a marzo) Pavia, Bergamo e Brescia, crescono con ritmi più contenuti e, seppur non banali, hanno una situazione generale migliore che altrove e attualmente non paragonabile numericamente a marzo e aprile, quando (almeno a Crema) i casi diagnosticati erano anche 70-80 al giorno, non contando quelli che avevano sintomi più o meno severi, ma al loro domicilio.
I numeri dei contagi, dei ricoveri e dei pazienti seguiti a domicilio sono per fortuna ben distanti da quelli di 8 mesi fa, ma pur sempre significativi (al netto di chi è seguito a casa, una fetta importante dei posti letto in ospedale sono occupati da pazienti COVID, chi con quadri più tranquilli, ma che hanno comunque richiesto ospedalizzazione, chi ventilato (non pochi, purtroppo), chi in terapia intensiva.
Novità terapeutiche importanti non ce ne sono, il vaccino pare stia dando buoni risultati in fase III e speriamo dimostri efficacia e sicurezza così da renderlo utilmente diffuso quando i protocolli di sicurezza saranno tutti espletati. Se poi arrivasse sto benedetto vaccino antinfluenzale, sarebbe anche molto meglio.
Quindi: fiducia, prudenza massima, rispetto delle regole e distanziamento ancora per un po’: siamo solo a novembre e la curva fino ad oggi è salita troppo, anche se geograficamente in modo difforme. La vera prova del nove sarà a gennaio-febbraio, quando le condizioni climatiche favoriscono ahimè i virus respiratori. Me se le misure adottate (pur dolorose, nessuno lo nega, ma per favore impegniamoci anche a non negare un virus che esiste, circola ed è dannoso) daranno i loro frutti, allora saremo nelle condizioni di avvicinarci all’uscita dal tunnel.
Così postò sulla sua pagina Facebook il dottor Attilio Galmozzi.
Stefano Mauri