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L’emergenza sanitaria è globale e pesante, ma qualcosa è stato fatto per i ristoratori

Manuel Gimari, Oste Dandy d'Italia, dice la sua in questi tempi duri causa virus

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A Montodine, nel Granducato del Tortello, in quella fetta di Cremasco dai paesaggi da Oscar (grazie al film “Chiamami col tuo nome” di Luca Guadagnino), in quella provincia di Cremona, colpita duro, devastata dallo stramaledetto virus, Manuel Gimari, l’Oste Dandy d’Italia, Wine and Food Lover, Maestro nell’arte di preparare il Gin Tonic e patron dell’Osteria (vineria) Del Torre, non ha voglia di protestare contro le chiusure, causa emergenza sanitaria, che penalizzano e penalizzeranno pesantemente il settore della ristorazione. E con lui abbiamo scambiato volentieri quattro chiacchiere…

Perché hai scelto di non scendere in piazza a protestare contro gli ultimi Dpcm?

Viviamo un periodo drammatico ed eccezionale nella sua gravità. Il coronavirus sta colpendo violentemente tutto il mondo e, ahinoi, il distanziamento sociale sembra essere l’unico modo per arginare l’emergenza.

Ok ma le istituzioni oltre a dire e raccomandare di stare in casa non potevano fare qualcosa in più?

Per quanto mi riguarda il governo, ripeto in un contesto straordinariamente emergenziale, beh qualcosina ha fatto. Penso, solo per fare qualche esempio alla cassa integrazione speciale per covid, alle tasse fatte slittare, a contribuiti mirati, al plateatico concesso gratuitamente. Certo, fosse si poteva fare meglio e di più, ma poteva pure andare peggio. Cosa ha fatto, nel merito, la Regione Lombardia, istituzione questa sì, che… mah, forse avrebbe dovuto mostrarsi un po’più propositiva? Che farà Milano per tamponare la crisi economica? 

Come vivi questi momenti?

Con preoccupazione e attenzione, cercando, dove posso di interpretare al meglio i vari provvedimenti eccezionali, stringenti, limitanti, ma … utili, funzionali se vogliamo al più presto tornare a vivere in modo normale o quasi. Deve passare la nottata, ma nel frattempo cerchiamo di vivere con coscienza, lavorando, rispettando tutto e tutti, e, possibilmente evitando di cedere nel tranello di quei politici che, per catturare consensi e attenzione non perdono occasione di soffiare sul fuoco aizzando le piazze. Dovevamo uscire migliori dal lockdown della scorsa primavera, no? Invece stiamo dando il peggio di noi stessi. Mi fai aggiungere un’ultima cosa?

Prego…    

Stando in casa e lavorando meno per le chiusure d’ufficio mi ha aiutato a riscoprire le vere cose che contano, lo stare con la famiglia. E’ durissima lo so, ma teniamo duro e riprendiamoci i nostri tempi. Del resto non possiamo fare altrimenti.  

Stefano Mauri

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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