Nancy Brilli e la malinconia cronica: “Da piccola sono stata poco amata dopo la morte di mia madre”
L’attrice si confessa in tv. E racconta la fine della sua ultima relazione con il chirurgo estetico Roy De Vita: “Era il mio progetto famiglia e ci avevo messo tutta me stessa. Energie, vitalità, affetto, amore, dedizione nei confronti dei figli: avevo messo tutto”
Nanci Brilly si confessa in tv. E racconta della malinconia che si porta dietro da un’infanzia tormentata, segnata profondamente dalla morte della mamma: “La malinconia è il mio trolley, nasce da una mancanza d’amore, in una adolescenza in cui mi sono sentita poco amata, dall’incapacità di gestire le emozioni”.
POCO AMATA – L’attrice ne parla a Io e te, con Pierluigi Diaco. E svela di non aver mai superato del tutto il trauma della perdita della madre quando era ancora così piccola: “Quando è morta, è esplosa tutta la mia famiglia: le persone non si parlavano, solo litigi attraverso i ragazzini. Più passavo il tempo e più mi chiudevo… Mamma mi manca ancora adesso, mi faccio un sacco di domande, mi chiedo come sarebbe stata”. Anche perché poi, vivendo con nonna e zia, non è sentita particolarmente amata: “Sono stata molto sola, ero invidiosissima di tutti: ero invidiosa anche dell’aspetto fisico delle altre. Sono cresciuta con una nonna che non mi amava particolarmente, le davo quasi fastidio. Mia zia mi diceva che ero volgare, che mi davo delle arie”.
LE STORIE D’AMORE – Da grande ha avuto tre compagni di vita. Sposata prima con Massimo Ghini dal 1987 al 1990, si è legata successivamente Ivano Fossati prima di sposarsi in seconde nozze a Luca Manfredi, figlio di Nino, da cui è nato Francesco. Quindi, l’ultima relazione, durata quindici anni, con il chirurgo estetico Roy De Vita, che ha chiuso soffrendo molto: “Io non pensavo che sarebbe andata così male la fine di questa storia con Roy De Vita: era il mio progetto famiglia e ci avevo messo tutta me stessa. Energie, vitalità, affetto, amore, dedizione nei confronti dei figli: avevo messo tutto. È bello che i ragazzi siano molto legati: ci tenevo che rimanesse il bello che abbiamo costruito insieme”.
Manuel Montero
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