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Coronavirus, Bergamo la provincia più colpita d’Italia. Mortalità in Lombardia più alta

Bergamo supera Lodi come provincia con più casi. Non tornano i numeri sul tasso di mortalità: nè in Italia, nè in Europa

 

Poco prima di cinturare la Lombardia, si discuteva di aprire una zona rossa nel bergamasco, ad Alzano e Nembro. La Regione comunicava di averlo chiesto al Governo da tre giorni, perché la crescita esponenziale dei casi era evidente. Peccato che nella demenzialità di chi prende le decisioni senza programmazione, si fosse appena lasciato che i tifosi dell’Atalanta, nonostante le evidenze,  si assembrassero in gruppo a Lecce per una partita densa di gol e abbracci.

Fino a oggi 8 marzo in provincia di Bergamo sono risultate positive 997 persone. A Lodi, dove c’era la zona rossa, il contagio si è rallentato (segno che le misure avevano funzionato, ma che ora pare non siano più previste) e si fermano a 853: la città orobica è dunque la provincia più colpita del Paese, come confermano i dati ufficiali.

Particolare preoccupazione destano peraltro i numeri della Lombardia: a fronte di un’attuale tasso di mortalità nazionale di 4,9%, in Regione si registrano 267 morti su 4189 casi: il 6,3% del totale, una media spaventosa. Certo, i conti li facciamo noi sui dati (ufficiali) forniti e hanno mille possibili variabili.

E la Protezione Civile fa sapere in un comunicato ufficiale, che in realtà la letalità in Italia è più bassa di quella in Cina, come ribadito oggi in conferenza stampa. Ma forse avremmo tutti bisogno di qualche chiarimento in più, dato che il comunicato ufficiale del 6 marzo dell’Istituto Superiore di Sanità (che trovate sul loro sito qui), non brilla per chiarezza:

 

Per tutte le fasce d’età il tasso di letalità da Covid-19 in Italia è inferiore a quello che si registra attualmente in Cina. Lo rileva un confronto fra i dati cinesi e quelli italiani prodotti dall’Istituto Superiore di Sanità, secondo cui anche la letalità generale attuale nel nostro paese è inferiore a quello che si aveva in Cina nella prima fase dell’epidemia.

In Italia al 4 marzo la letalità (calcolata come numero di decessi sui casi confermati) tra gli over 80 risulta del 10,9%, mentre in Cina al 24 febbraio (ultimo dato disponibile, estratto dal report della commissione congiunta Cina-Oms) era del 14,8%. Tra 70 e 79 anni il confronto vede l’Italia con una letalità del 5,3%, mentre la Cina ha l’8%, e tra 0 e 69 è 0,5% nel nostro paese contro l’1,3% cinese. Per quanto riguarda la letalità in generale, al 4 marzo in Italia risultava del 3,5%, mentre in Cina al 24 febbraio era del 2,3%.

 

Quindi? Sarebbe il caso di spiegare come sia possibile che il tasso di letalità in Italia sia più basso della Cina per tutte le fasce d’età, ma più alto in generale. Per evitare che l’allarmismo, in un Paese nel panico, diventi eccessivo.

In generale, a oggi, sorprende poi il confronto dei dati italiani con quelli ufficiali provenienti dal resto del mondo:

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in Italia 7375 casi, con 366 morti, ossia il 4,9%
In Cina 80703 contagi, con 3098 morti, ossia il 3,8%
In Corea del Sud 7313 contagi, con 50 morti, ossia lo 0,6%
In Iran 6566 contagi, con 194 morti, ossia il 2,9%
In Francia 1126 contagi, con 19 morti, ossia l’1,6%
In Spagna 625 contagi, con 17 morti, ossia il 2,7%
In Giappone 502 contagi con 7 morti, ossia l’1,3%
In Germania 1040 contagi e 0 morti

Abbiamo preso in considerazione solo Stati con numeri corposi di contagi. Qualcosa, è evidente, non torna.

Edoardo Montolli

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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

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