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Michele Bravi, le prime parole dopo l’incidente: “Sono stato mesi senza dire una parola”

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Michele Bravi si racconta dopo l’incidente: “Il rispetto per questa tragedia mi ha portato al silenzio”. Il cantante, protagonista del terribile scontro con una moto in cui perse la vita una donna, ricorda così l’accaduto: “Non vorrei parlarne, non voglio rendere questa tragedia un momento di opinione pubblica. Dico solo che sono state fatte intendere tante cose sbagliate”

 

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Torna a parlare Michele Bravi, mesi dopo l’incidente in cui fu coinvolto e nel quale morì la motociclista Rosanna Colia, di 58 anni. Lo fa con un’intervista al Corriere della Sera, cui rivela con gli occhi gonfi di lacrime: “Sono stato mesi senza dire una parola. Per me già pensare a domani è un tempo lunghissimo”.

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L’INCIDENTE- Dopo l’incidente avvenuto il 24 novembre 2018, il cantante annullò ogni impegno chiudendosi nel silenzio. Si rifece vivo solo a marzo con un post su Twitter in una pagina bianca: “Ciao. Sto cercando di costruire piano piano la realtà. Vi voglio bene” (GUARDA). E proprio recentemente il suo avvocato Manuel Gabrielli aveva spiegato che stava male, aggiungendo in proposito, per la posizione giudirica di Michele che esisterebbero “rilevanti elementi di innocenza, in grado di dimostrare la sua estraneità alla determinazione del delitto”.

 

NON VOGLIO FARE LA VITTIMA- Michele sostiene di non voler fare la vittima e che torna a parlare perché “le persone che mi sono state vicino in questo periodo mi hanno chiesto di tornare alla realtà. E io mi fido di loro”. Ma aggiunge che finora “Il rispetto per questa tragedia mi ha portato al silenzio. Tornare a parlare è strano: questa non è solo la mia storia. Non so. Sono sempre stato uno che parlava molto, il silenzio mi spaventava. Ho iniziato a scrivere canzoni proprio perché mi faceva così paura e preferivo riempirlo con le melodie che avevo in testa. Eppure sono stato mesi senza dire una parola”.

TUTTO CAMBIATO- Da allora tutta la sua vita è cambiata e ogni cosa gli si presenta sotto un altro aspetto: “Credo lo capisca chi ha vissuto una tragedia: le cose non le cataloghi, le accetti. Smetti di semplificare la realtà in due poli e vedi un mondo molto più complesso. Anche trovare un significato non ha più significato”.

 

 

 

CONVIVERE CON IL MALE- Ha imparato a “convivere con il male” e addirittura “quasi non mi ricordo più come era prima. È un altro mondo, un altro sistema di affrontare quello che succede… anche il silenzio per me ha un altro suono”.

TANTE COSE SBAGLIATE– Non vuol parlare della sera dell’incidente perché “non voglio rendere questa tragedia un momento di opinione pubblica. Dico solo che sono state fatte intendere tante cose sbagliate. La tragedia non è certo un titolo sensazionalistico e molto di quello che si è scritto è stato già smentito”.

 

 

NON SONO SOLO- Ma ha scoperto in questo frangente di non essere da solo, anche se “in questi mesi avrò visto si e no venti persone. È come se avessi fatto un viaggio… Sto cercando di tornare, ma non so se ci riuscirò. È un primo mattoncino per ritrovare la mia realtà”. Non ha ancora ritrovato la sua voce per cantare, lo ritiene “prematuro” perché “anche come percepisco la mia voce è diverso”. È dura, oggi, perfino uscire di casa: “A un certo punto ti dimentichi di come è il mondo, anche di come è essere leggeri su tante cose… Non so se le cose torneranno mai come prima, in questo senso. Però mi mancano le persone, tantissimo. Mi manca la gente. La voglia di incontrarla è ancora tanta. Sto muovendo i primi passi”.

LE LACRIME- Quando gli viene chiesto se ha pianto tutti i giorni da quella sera di novembre, dice: “Eh, è impegnativo per me. È una reazione che, mi spiace, ma non riesco a controllare. I brutti momenti ci sono sempre, è una convivenza che devi imparare e io devo ancora assorbire molto. Spero di farcela. Oggi non so come sto. Ho imparato ad affrontare le cose giorno per giorno. Per me già pensare a domani è un tempo lunghissimo”.

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