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Nuova frontiera della medicina: un medico di Milano su 1670 ha il 56% di pazienti non italiani

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Roberto Carlo Rossi, Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, ha reso nota una sua indagine condotta sulla situazione organizzativa di un medico di famiglia e sono emersi dati sorprendenti. La Scuola di Comunicazione in Sanità sostenuta dall’Associazione Italiana Giornalismo Responsabile.

di Ettore Politi

 

Presentata alla stampa nei giorni scorsi nella sede dell’Ordine dei Medici di Milano, la Scuola di Comunicazione in Sanità sta riscuotendo ampio consenso tra i medici e le istituzioni, sia in termini di condivisione per la sua utilità, sia per quanto riguarda la partecipazione che alla sua prima lezione ha fatto registrare il numero massimo di presenze. Nell’Aula V. Capecchione di Corso Europa 250 a Rho, dell’Asst Rhodense il primo incontro è stato infatti tenuto dal Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Milano. Il dott. Roberto Carlo Rossi, quasi ininterrottamente e per oltre due ore, è stato il relatore d’eccellenza che è riuscito a riscuotere la massima attenzione del pubblico di iscritti che affollava la sala: “Le patologie della globalizzazione”. E’ stato questo il tema dell’incontro che, per quanto possa sembrare tratti un fenomeno assai noto, il Presidente Rossi lo ha, reso di ulteriore grande interesse proponendo al pubblico una selezionata serie di significativi dati elaborati sia dall’Istat che da Eurispes. Roberto Carlo Rossi ha inoltre reso nota una sua indagine personale condotta sulla situazione organizzativa di un medico di famiglia che opera in un’area, non proprio periferica, della città di Milano.

Da questa singolare e originale analisi è emerso che il medico di base in esame ha 1670 assistiti con una percentuale del 56 per cento di pazienti stranieri e con la straordinaria circostanza, peraltro, che detti pazienti provengono da 53 diverse nazionalità. Forse un dettaglio sorprendente nell’attuale realtà complessa che vede il medico di famiglia e ospedaliero in prima linea. Un professionista che, pur fornendo risposte professionali adeguate, sempre più spesso si trova ad operare senza il necessario supporto scientifico e tantomeno della burocrazia sanitaria. Da come interpretare correttamente l’art. 32 del primo comma della nostra Costituzione sino all’analisi delle condizioni di salute dei pazienti stranieri che vivono in Italia da oltre 10 anni.E ancora, dalla statistica su ‘condizione e integrazione dei cittadini stranieri’ nel nostro Paese alla spiegazione della Sindrome di Salgari (Quando il medico tende a ipotizzare malattie tropicali, quadri clinici e malattie rare o strane in pazienti di altre etnie), il Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano è giunto alla sintesi della valutazione relativa alle criticità comunicative nel rapporto con il paziente straniero in merito ai suoi problemi di salute: 1) Barriera linguistica; 2) Diversa percezione della salute e della malattia; 3) Diversa cultura; 4) Lontananza da casa.

Il presidente Rossi, che dopo il saluto del direttore sanitario e di quello socio sanitario dell’Asst Rhodense, rispettivamente il noto oncologo Roberto Bollina e Maurizio Montanelli, del principale promotore della Scuola di Comunicazione il dottor Martino Trapan, ha tenuto a sottolineare la disponibilità e l’attenzione che l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, ripone verso le problematiche della sanità Lombarda e dei medici e l’apprezzamento avuto, nello specifico caso, per la Scuola di Comunicazione in Sanità.

Il prossimo appuntamento è fissato per il giorno 27 Marzo, sempre nella sala conferenze dell’Asst Rhodense di Corso Europa 250, a Rho, dove interverrà il Professore Umberto Genovese, docente dell’Università Statale di Milano, che tratterà un altro tema di grande interesse: ‘Il contenzioso e la medicina difensiva’.

 

 

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Ettore Politi

Ettore Politi, è un esperto giornalista professionista. Ma quando qualcuno gli chiede che lavoro faccia, lui, spesso, con profonda convinzione, risponde: "cronista della vita". In effetti chi lo conosce davvero sa che è molto di più che un giornalista: è un investigatore dell'animo umano, della quotidianità, dei sentimenti più noti e di quelli più oscuri, che sono parte integrante della conoscenza dell'uomo. Che altro mestiere poteva scegliere per portare avanti la sua inconsapevole mission se non quello di giornalista? Ha iniziato in Sicilia con la criminalità locale, è cresciuto sotto la scuola del suo primo grande direttore Pippo Fava, poi ammazzato dalla mafia, e ha completato il cursus honorum con il giornalismo di cronaca e politica sociale (al Giorno, all'Ansa, alla direzione di giornali di grandi gruppi editoriali, nella pubblica amministrazione, come Ghost writer, spin doctor, political consultant e...) all'ombra della Madonnina e del Pirellone.

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