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Addio a Fidel Castro – Patria o muerte

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“Caro popolo di Cuba, è con profondo dolore che compaio per informare il nostro popolo, gli amici della nostra America e del mondo, che oggi 25 novembre 2016 è deceduto il comandante in capo della rivoluzione cubana Fidel Castro Ruz. Hasta la Victoria siempre!”
Con queste parole Raul Castro, il fratello “morbido“, ha annunciato al mondo la fine di un’epoca.
Personaggio incredibile, Fidel. Controverso dittatore, despota, idealista fazioso, pazzo, ingenuo, corrotto…
Sulla sua vita e sulle sue decisioni successive alla rivoluzione se ne sono dette tante, ma forse mai abbastanza.
Partiamo dal principio: quando Castro e il suo manipolo di ribelli riescono a spodestare il presidente cubano Fulgencio Batista all’inizio del 1959, l’isola e in mano alla mafia. Al Nacional de L’Avana, storico e lussuoso hotel della capitale, ci sono due stanze davanti alle quali una targa ricorda le riunioni d’affari avvenute al suo interno, nel 1949, tra i boss Lucky Luciano, Meyer Lansky e altri gentiluomini del settore.
Cuba, l’isola del diavolo, stava per essere sommersa dal mare di banconote macchiate di sangue made in USA. Nelle foreste, intanto, un manipolo di uomini si organizzarono per spodestare il dittatore. Fidel, a capo del combattivo gruppo, si dimostrò fin da subito un leader indiscusso.
Al suo fianco i nomi che fecero la storia, e non solo di Cuba.
L’obbediente fratello Raul, l’uomo della gente Camilo Cienfuegos, il combattente Ernesto Guevara
Radunarono contadini e disperati, li armarono e giunsero nella capitale. Batista si rifugiò nel suo palazzo, i Barbudos estrassero le armi (i fori dei proiettili sui muri del palazzo sono tutt’ora visibili ai turisti) e, di fatto, presero il potere.
Fidel Castro si sedette sul trono, distribuì ministeri ai suoi fedelissimi e governò Cuba fino a quando, nel 2008 si ritirò definitivamente dalla vita politica lasciando lo scettro al fratello Raul.
La nota rivalità con gli Stati Uniti, gli stretti rapporti con il governo sovietico, la discutibile gestione del paese. In un modo o nell’altro, il leader cubano morto lo scorso 25 novembre, ha scritto un’importante pagina della storia.
Ma torniamo indietro.

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Fidel e i suoi, innegabilmente, hanno creduto di poter dare un valore all’utopia comunista. Giunti al potere, però, si sono trovati ad affrontare la realtà.
Cienfuegos scese in strada provando a rappresentare dal basso il popolo liberato.
Guevara, indomabile idealista, preferì lasciare i suoi incarichi politici per tornare alla guerriglia.
E lui, il lider maximo?
Ha spadroneggiato su Cuba assegnandosi il ruolo non solo di “condottiero supremo” ma di vero e proprio Dio.
Ha realizzato un’isoletta felice per i turisti, con una moneta tutta loro. Ha fatto in modo che il mito del Che divenisse un manifesto del paese. Ha accolto a braccia aperte il grande scrittore Ernest Hemingway legandolo a doppio nodo con Cuba e le sue bellezze.
E poi, ha razionato il cibo per il popolo. Ha creato uno stato militare, con un uomo armato ad ogni angolo, ha ripulito le mete turistiche cercando di nascondere la polvere di un malessere sotto il tappeto di canzoni, sigari e cocktail.
Risultato? Ha spezzato il paese in due.
Da una parte i benestanti, dall’altra gli “sconfitti”. Questi ultimi li trovi nelle periferie delle città, seduti davanti a porte aperte, con un mazzo di carte in mano e con la presumibile intenzione di fregare l’occasionale turista con pacchi di sigari “caduti da un camion” o attraverso tour a pagamento dal discutibile valore. Parlavano di Fidel come di un burattinaio pericoloso, ma sottovoce. Raul, invece, era la speranza. Il fratello “morbido” appunto.

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Cos’ha sbagliato quindi Fidel Castro?
Ha sbagliato a non rendersi conto che il comunismo, il caro vecchio utopico comunismo, cessa di esistere quando subentra il capitalismo. E lui, comunista barbudos, abbandonando la divisa e il fucile, si era trasformato in ciò che aveva combattuto.
A differenza di alcuni suoi uomini, in particolare il Che.
Fidel Castro lascia un paese che ha socchiuso la porta all’America (salvo imperscrutabili decisioni del neo presidente eletto) e si prepara ad una nuova era.
La domanda resta la stessa? Il popolo cubano è pronto ad un cambiamento drastico?
Di sicuro Cuba, tra qualche anno, non sarà più la stessa.
Le canzoni, le vecchie auto americane anni cinquanta, il fantasma di Hemingway e del suo Mojito, il basco nero con la stella…
La pagina tinta di rosso, come il sangue e le bandiere, sta stingendo.
Tra qualche anno non resterà che un’isoletta felice, tra banconote e puttane, in un’ultima ombra d’ideale sommerso dagli anni, dalla storia, dalla gente.
Forse Fulgencio Batista tornerà.
Ma avrà un altro nome.

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Alex Rebatto

2084 di Alex Rebatto per ALGAMA Editore

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Alex Rebatto

Alex Rebatto, classe 1979. Ha collaborato nei limiti della legalità con Renato Vallanzasca ed è stato coautore del romanzo biografico “Francis”, sulle gesta del boss della malavita Francis Turatello (Milieu editore), giunto alla quarta ristampa. Ha pubblicato il romanzo “Nonostante Tutto” che ha scalato per mesi le classifiche Amazon. Per Algama ha pubblicato il noir "2084- Qualcosa in cui credere"

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