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Le Storie di Alex Rebatto – Il pagliaccio e il bambino

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circo

“Ehi, mi senti?!”
Giordano, sette anni più tre ancora da vivere, si guarda attorno. Nel vicolo dietro alla trattoria c’è un bidone dei rifiuti in ferro con un coperchio accostato. Appeso al muro scrostato il poster che annuncia l’arrivo del circo.
Guarda il pagliaccio che vi è raffigurato e prova ad ignorare il tanfo del pesce marcio che fuoriesce dal bidone.
Il pagliaccio, labbra smorte soffocate da un rossetto nero, abbozza un sorriso.
“Che ci fai qui?” gli domanda.
Giordano scivola indietro. Una delle ruote della sedia a rotelle svirgola su una crepa.
“Hai parlato” riesce a dire in un balbettio.
Il pagliaccio ora lo guarda serio. La smorfia si è tramutata in un’espressione stanca.
No, anzi. La parola non è “stanca”. La parola e’ “indagatrice”.
“La cosa ti stupisce?” gli chiede seccato.
“Beh” Giordano si pizzica di nascosto un braccio, per essere certo di non stare sognando “E’ una cosa che non capita tutti i giorni. A me, ad esempio, non è mai successo.”
“Davvero?” questa volta il pagliaccio sul poster sembra sinceramente sorpreso “Questo è ben strano. Ma in fondo la cosa non dovrebbe sorprendermi più di tanto. Del resto, dimmi, hai mai volato?”
“Volato? No, mai” poi aggiunge “In realtà non ricordo di aver mai neppure camminato.”
“Haha” ride il pagliaccio “E la cosa non ti pare quantomeno strana?”
“Un attimo!” dice il ragazzo “Una cosa è il non poter volare o camminare, un’altra e parlare con un pagliaccio su un poster che reclamizza un circo.”
Poi, temendo di aver esagerato, aggiunge:
“Sembra un gran bel circo, comunque.”
Il pagliaccio resta zitto per qualche minuto. No, un attimo. I minuti sono infinitamente lunghi e spesso si tende ad usarli a sproposito. Diciamo che resta in silenzio per un bel pezzo.
“Qual è il tuo nome?” gli domanda ad un tratto “Quanti anni hai?”
“Mi chiamo Giordano” risponde il ragazzino quasi imbarazzato. In pochi gli chiedono il nome. Generalmente tutti si limitano a guardarlo con una malcelata pena che puzza di vergogna lontano un miglio.
“E ho sette anni.”
“Sette anni?” ridacchia il pagliaccio “Sembri più piccolo. O più grande.”
Ci pensa qualche istante ancora e poi ammette:
“In realtà dimostri proprio sette anni. Dicevamo, che ci fai nel vicolo a quest’ora? Non dovresti dormire, o giocare con i tuoi amici o chissà quale altra inutile diavoleria? Questo non mi sembra un posto adatto per un bambino di… sette anni.”
Giordano nicchia, poi annuisce.
“Stavo cercando una cosa” ammette.
“Una cosa che ho perso.”
“Una cosa che hai perso” ripete il pagliaccio “Dev’essere qualcosa dì straordinariamente prezioso per finire a quest’ora in un vicolo maleodorante come questo. A tal proposito, vuoi farmi un favore? Puoi togliermi da sotto il naso quel bidone?”
Giordano pensa di obbiettare, poi spinge la sua carrozzina fino al bidone, lo ancora tra le gambe inermi e comincia a scivolare sulle ruote lentamente.
Molto lentamente.
Quando torna davanti al poster trova il pagliaccio più allegro che mai.
“Che spettacolo meraviglioso!” commenta questi annuendo soddisfatto. Un ricciolo rosso fugge dalla vaporosa chioma e si posa sulle ginocchia del ragazzino.
“Sai cosa?” prosegue il pagliaccio “Mi ricordi la vecchia Mildred. Ne avrai sentito parlare, no?”
Giordano scuote il capo,
“No? Davvero? Beh, senti questa: la vecchia Mildred aveva un gatto nero con la coda bianca che si chiamava Callo. Ora, il gatto in questa storia non c’entra proprio un bel niente, era solo per farti un quadro della situazione.
Ad ogni modo, dicevo, Mildred un giorno si presenta dal proprietario del circo, il signor S., e gli dice:
“Ho bisogno di lavorare. Mi assuma.”
Il signor S., che dimostra ben più dei tuoi sette anni benché probabilmente ne abbia altrettanti, gli domanda:
“Che sai fare?”
E Mildred, che oltre ad un’ottima minestra con le patate sapeva fare ben poco, risponde:
“So parlare con i morti”.
“Hahaha” ha fatto il signor S. “Questa è proprio bella. E con che morti parli, sentiamo.”
“Con quelli che non ce l’hanno fatta” risponde lei accarezzando il suo gatto.
“Molto bene” dice a quel punto il signor S. mandando a chiamare il suo domatore.
Ora, stai molto attento a quel che accadde.
Il domatore arrivo’ con il suo leone. Il signor S. gli disse qualcosa nell’orecchio, al domatore ovviamente, non al leone, e questi a sua volta disse qualcosa a lui nell’orecchio.
Al leone, ovviamente, non al signor S.
Sai cos’avvenne? Beh, il leone salto’ addosso al signor S. e lo ferì mortalmente.
Quando tre giorni dopo il pover’uomo mori’ , la vecchia Mildred divenne la nuova proprietaria del circo.
Fine della storia.”
Giordano,a questo punto, si gratta la testa.
“Non… non capisco” ammette “Dovrebbe significare qualcosa? Che cosa c’entrerebbe con me la vecchia signora Mildred?”
Ma mentre sta parlando il suo sguardo viene attirato da una chiave immersa in una pozzanghera, proprio dove poco prima era posizionato il bidone.
Lui si piega, con notevole fatica naturalmente, e quando la stringe di nuovo tra le sue mani esclama:
“L’ho trovata!”
Si volta verso il poster ma, al posto del pagliaccio dai capelli rossi, ora c’è solo una scritta nera che dice:
“Spettacolo annullato.”
Giordano resta per qualche vero e proprio minuto a fissare la scritta e poi si aggrappa alle ruote della sua carrozzina.
Quando raggiunge la fine del vicolo, nello svoltare a sinistra, neppure si accorge del ciuffo di capelli rossi che vola via dal suo ginocchio senza vita e si aggrappa ad un soffio di vento.
Nello stesso istante un gatto nero, uno di quegli assurdi gatti neri con la coda bianca, passa accanto a quelle stesse ruote e scivola nella semioscurità del vicolo.

Alex Rebatto

2084 di Alex Rebatto per Algama Editore

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Alex Rebatto

Alex Rebatto, classe 1979. Ha collaborato nei limiti della legalità con Renato Vallanzasca ed è stato coautore del romanzo biografico “Francis”, sulle gesta del boss della malavita Francis Turatello (Milieu editore), giunto alla quarta ristampa. Ha pubblicato il romanzo “Nonostante Tutto” che ha scalato per mesi le classifiche Amazon. Per Algama ha pubblicato il noir "2084- Qualcosa in cui credere"

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