Non navigammo più (edizioni Sussurrandom) è il titolo dell’ultima fatica letteraria del giornalista, scrittore, blogger e musicologo cremasco Emanuele Mandelli (vedi foto in pagina di Mike Antonaccio, ndr), “penna” acuta sempre pronta a intercettare, raccontare e spiegare storie e voci interessanti, intriganti e fuori dal coro. In quest’ultimo libro ad esempio, un instant book d’indagine, il buon Emanuele, a modo suo, snocciolando dati, articoli datati, testimonianze e documentivari narra la storia del canale navigabile, vale a dire il corso d’acqua artificiale che doveva unire Cremona a Milano(e quest’ultima al mare grazie al Po), proprio quella via d’acqua che, nonostante tutti ne parlino da cent’anni, nonostante ne esista già un tratto (da Cremona a Pizzighettone, ndr), nonostante sia tornata, nel frattempo a far notizia (ne parliamo poi), ancora non è stata completata e, udite, udite… tutt’oggi concretamente non esiste. Siamo andati quindi a trovare Emanuele Mandelli e con lui abbiamo scambiato quattro chiacchiere.
Come mai hai scritto un volume d’inchiesta di questo tipo e proprio adesso?
Perché la storia del canale navigabile nata agli inizi degli anni Novanta, ripresa alla metà degli stessi e riportata in auge ai nostri giorni, qualcuno in regione e a Milano vorrebbe riproporla con tracciato modificato rispetto al passato.E meritava e merita di essere raccontata.
Ma sei favorevole o no all’allestimento di una simile struttura?
No, un collegamento su acqua di questa tipologia dalla Bassa cremonese al milanese aveva un senso forse soltanto negli anni Cinquanta quando partì l’industrializzazione dell’intera provincia. Ora anche se a Milano si fa un gran parlare di via d’acqua beh riparlare di canale non sa decisamente fa fare.
Ma alla fine chi voleva questo benedetto canale navigabile i cui resti oggi sono meta preferita dei pescatori della Bassa?
Il consorzio dell’ente, la Lega Lombarda con l’allora leader massimo Umberto Bossi, il sindaco di Milano dell’epoca Formentini, altro leghista duro e qualcuno, certamente non gli agricoltori che avrebbero visto le loro terre disgregate, a Cremona.
E Crema?
Assolutamente contraria e ci furono prese di posizione forti con una spaccatura nella stessa Lega Lombarda col cremasco Cesare Giovinetti, sindaco padano della Padania nostrana, che di fatto, sconfessando il suo partito si iscrisse alla fazione cosiddetta dei No Canale, paventando il rischio che lo stesso potesse divenire il ricettacolo finale delle acque di scolmatura fognarie milanesi.
Insomma, in un certo senso, questo è l’ennesimo capitolo dell’eterno conflitto d’interesse tra cremaschi e cremonesi…
Anche si, in un certo senso.
Dove è possibile acquistare Non navigammo più?
Richiedetelo in rete, sul blog d’informazione Sussurrandom (www.sussurrandom.it) che seguo in collaborazioni con altri.
Documento da leggere tutto d’un fiato quello realizzato da Mandelli che l’idea di riqualificare l’area della Tencara (laddove a Pizzighettone si perde nel nulla il tratto di canale già realizzato) rendendo navigabile il Po, con annessa via d’acqua da Milano, fino a Venezia è attuale, costerebbe sui 2,5 miliardi di euro (l’Europa coprirebbe il 40% dei costi) e ci sarebbero già pronti due progetti. I favorevoli al disegno grandioso? Il candidato sindaco del Pd a Milano Beppe Sala e la maggioranza della Regione Lombardia.Guardinghi, attendisti,sensibili al recupero della zona Tencara, non contrari a priori esponenti dell’associazione industriali, il presidente della provincia Carlo Vizzini e i consiglieri regionali Federico Lena e Carlo Malvezzi. Agostino Alloni? Contrario.
Stefano Mauri
Il canale Cremona-Milano è sempre meno demenziale che i navigli di Milano, a impatto fortissimo per ottenere mobilità sostenibile