
Il pg della Suprema Corte aveva chiesto di annullare la condanna, parlando, tra l’altro di un’accusa debole e di una sentenza che aveva “travisato le risultanze processuali”
Dopo una lunga camera di consiglio, nella mattinata di sabato la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 16 anni per Alberto Stasi, fornendo così un ulteriore colpo di scena dopo la richiesta di annullamento da parte del procuratore generale. Per il giovane si aprono ora le porte del carcere. La madre di Chiara ha commentato: “Giustizia è stata fatta”.
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ANNULLARE LA CONDANNA- Nel primissimo pomeriggio di venerdì il pg della Cassazione Oscar Cedrangolo aveva chiesto l’annullamento con rinvio della condanna: “In questa sede non si giudicano gli imputati ma le sentenze. Io non sono in grado di stabilire se Alberto Stasi è colpevole o innocente. E nemmeno voi, ma insieme possiamo stabilire se la sentenza è fatta bene o fatta male. A me pare che la sentenza sia da annullare, perché ha travisato le risultanze processuali”.
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ACCUSA DEBOLE- In ogni caso il magistrato aveva sottolineato la “debolezza dell’impianto accusatorio”, con un movente che “non c’è ma si costruisce ad arte, la scena del delitto è stata calpestata da 24 persone. Per questo gli accertamenti fatti risultano inaffidabili per il massiccio inquinamento del luogo”. E ancora: “Che fine hanno fatto le impronte in uscita? Stasi non può essere andato via volando, anche perché la sentenza dice che le scarpe di Stasi sono copiosamente imbrattate di sangue”.
POSSIBILE ASSOLUZIONE DEFINITIVA- Critiche tanto nette da non far escludere al pg che “potrebbero esserci i presupposti di un annullamento senza rinvio, che faccia rivivere la sentenza di primo grado”, il che significava assoluzione definitiva dell’imputato.
MA SE COLPEVOLE CI VUOLE PENA ADEGUATA- D’altro canto, aveva proseguito “l’annullamento deve essere disposto sia in accoglimento del ricorso del pg, sia di quello dell’imputato. Perché se Alberto è innocente deve essere assolto, ma se è colpevole allora va inflitta una pena adeguata all’atrocità del delitto”. Ritenendo dunque fondata anche la richiesta del pg di Milano che aveva chiesto una sentenza più severa.
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NO ALLA SPETTACOLARIZZAZIONE- Il pg aveva anche messo in guardia dalla spettacolarizzazione mediatica dei processi, anzu “una perniciosa forma di spettacolarizzazione” attraverso “quei processi televisivi che inquinano la capacità di giudizio degli spettatori, tra i quali, forse nessuno ci pensa, rientrano anche i giudici, togati e popolari, di queste vicende”.
LA VICENDA- Chiara Poggi fu trovata morta nella sua casa di Garlasco il 13 agosto 2007. Alberto Stasi fu sospettato da subito. Fermato, il gip non ne confermò l’arresto. Col rito abbreviato venne assolto sia in primo grado che in appello, prima che la Cassazione annullasse disponendo un successivo appello al termine del quale, il 17 dicembre 2014, il giovane era stato condannato a 16 anni di reclusione.
Edoardo Montolli per Oggi.it