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IL PADRE DI UNA DELLE VOLONTARIE RAPITE: «DOVEVO LEGARE MIA FIGLIA?»

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«Vanessa è maggiorenne, una ragazza d’oro, brava e responsabile. Con lei ho cercato di ragionare, di convincerla in tutti i modi a non fare quello che aveva in mente. Ma quando ti rendi conto che tutti i tuoi discorsi, i tuoi ragionamenti e alla fine anche tutte le tue preghiere non vengono ascoltate cosa puoi fare? Non potevo impedirle di fare quello che voleva. Ho sbagliato? Dovevo legarla?».

Vanessa-Marzullo-e-Greta-Ramelli-foto-Facebook

Inizia così il drammatico racconto al settimanale «Oggi», in edicola dal 13 agosto, di Salvatore Marzullo, il padre di Vanessa, la ventunenne volontaria italiana rapita con l’amica ventenne, Greta Ramelli, nel nord della Siria, tra Idlib e Aleppo. Il padre di Vanessa ricorda quando la figlia aveva iniziato ad aiutare le vittime della guerra civile siriana e come il suo coinvolgimento fosse cresciuto fino a portare lei e Greta a correre dei gravi rischi andando di persona nel Paese. «Ma Vanessa e Greta non sono due ragazzine superficiali», dice Salvatore Marzullo. «Mi ha fatto male in questi giorni leggere e ascoltare commenti di persone che le descrivono così. Vanessa è proprio il contrario. È una ragazza profonda che si immedesima nella sofferenza degli altri e non riesce a stare con le mani in mano». E il padre di Vanessa, attraverso «Oggi» lancia un appello ai rapitori: «Chi ha fatto Vanessa e Greta prigioniere dovrebbe ricordare cos’erano lì a fare. Volevano il bene e sarebbe un dramma se qualcuno le ripagasse col male».

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