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Chi è Gianluca Marchi, il giornalista indagato nell’inchiesta sui secessionisti

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Gianluca Marchi: da Daniele Vimercati a Massimo Fini, da Marco Travaglio a Leonardo Facco: i compagni di viaggio nella carriera del direttore de L’Indipendenza.com, già fondatore de La Padania.

Gianluca Marchi

La storia da indipendentista di Gianluca Marchi, il giornalista indagato nell’inchiesta bresciana sui secessionisti e incontrato da Fronte del Blog, parte da molto lontano. Perché lui, secessionista lo è davvero. Ma nelle idee.

Nei primi anni della Seconda Repubblica Gianluca Marchi, insieme a Daniele Vimercati, lascia infatti Il Giornale della prima direzione Feltri. Approda a L’Indipendente, che proprio sotto Feltri ha tempo prima cavalcato le battaglie di Tangentopoli (celeberrimo il titolo “sgominata un’altra giunta”).

Nel quotidiano ha già messo un piede dentro la Lega, ma il quotidiano ha ormai perso smalto e troppi lettori. Così, quando Vimercati abbandona la direzione, Marchi diventa, proprio grazie alla forza del partito di Bossi all’interno della proprietà, caporedattore facente funzioni.

La barca galleggia a fatica, cambia cooperativa e anche lui molla le redini. Però, accarezzare l’idea di un giornale che sia la voce del Nord, non spiace né a lui né a Vimercati, che proprio con “Il vento del Nord”, prima biografia di Umberto Bossi, aveva anni prima scalato le classifiche.

CON FINI E TRAVAGLIO AL “NORD”- Nasce Il Nord, l’ipotesi di un quotidiano di “area” leghista. Vimercati al timone. Lui a coordinare. E penne taglienti: Marco Travaglio e Massimo Fini. «Se ne fece solo un numero, – racconta Marchi a Fronte del Blog- distribuito a metà settembre del ’96 alla prima festa della Lega sul Po. Bisognava trovare otto finanziatori che mettessero 500 milioni a testa. Daniele ne trovò tre. Gli altri doveva portarli la Lega. Ma non arrivò nessuno».

Bossi però ha un’idea. Fondare un giornale di partito: La Padania. E chiede ai due. Vimercati non vuole saperne, perché un quotidiano organico alla Lega è cosa diversa. Marchi invece, prima di rifiutare, impone un progetto: «Volevo fare qualcosa che somigliasse all’Unità negli intenti, con cronache, cultura e altro».

LA PADANIA- Bossi, alla fine, accetta. La Padania esce in edicola l’8 gennaio 1997. Marchi è il direttore. Dietro si è portato parte dei giornalisti affondati con L’Indipendente e altri da La Notte. Con lui c’è Vittorio Locatelli, poi alla Rai; arriverà Pietro Senaldi – futuro vicedirettore a Libero-; Roberto Poletti scrive le “interviste col nemico”. Max Parisi propone le famose 11 domande a Berlusconi sull’origine dei capitali Fininvest.

La Lega, d’altra parte, ha fatto cadere il (ex) Cavaliere e si presenta come partito di battaglia. «Vendevamo 120mila copie, ma solo perché lo stampatore Seregni ci mise su una macchina che non ne buttava fuori di più. All’inizio, facevamo tutto esaurito».

È un mondo variegato. Dentro c’è anche l’ex musicista ed editore Leonardo Facco, fondatore del Movimento Libertario. Ed è così variegato che un giorno qualcuno si scandalizza perché, a girare con quella Padania sottobraccio c’è perfino Pietro Valpreda. Dimenticando – ma lo ricorderà lui per primo a tutti- che la democrazia diretta in piccole comunità è, prima ancora che un’idea federalista, un’idea anarchica.

LA CRISI DE LA PADANIA- Il giornale vola. Ma troppi galli (politici) spingono nel pollaio. Ognuno vuol dire la sua. «Quando vidi che si puntava a fare un mero quotidiano politico, diedi le dimissioni, a otto mesi dalla fine del mandato». Perché un conto è divulgare idee, un altro fare da funzionario di partito. Sono passati due anni e mezzo. Marchi va al Giornale d’Italia, quindi a fondare Libero e poi a .com. Quindi, una serie di incarichi diversi.

L’IDEA DE L’INDIPENDENZA.COM- «Due anni fa, con gli amici, si parlava di rifare un giornale che raccogliesse le diverse spinte indipendentiste italiane e non. Ma c’era sempre il problema dei soldi per un cartaceo. Fu Leonardo Facco a proporre un progetto online, che voleva dirigessi io». Già, perché anche Facco ha lasciato deluso, da tempo immemore, La Padania. Tanto deluso da aver scritto un pamphlet, Umberto Magno, sui retroscena della Lega di Bossi. Ha pubblicato pure L’elogio dell’evasore fiscale, in cui spiega, citando miriadi tra i più noti economisti e filosofi, come e perché le tasse in Italia siano diventate un “furto”. Sull’argomento ha allestito uno spettacolo teatrale con Pongo, il cabarettista di Mezzogiorno Italiano, la trasmissione cult di Gianfranco Funari in piena Tangentopoli.

LEO-TEA-PARTY-VENEZIA-16-6-2012. facco contro le tasseI LIBERTARI- Nel Movimento Libertario di Facco alcuni imprenditori hanno già intrapreso battaglie coraggiose e costosissime, tutte in linea di principio: Giorgio Fidenato, ad esempio, friulano, ha consegnato la busta paga intera ai propri dipendenti e poi si è autodenunciato a Inps, Agenzia delle Entrate e Ministero delle Finanze, sostenendo di averlo fatto seguendo una logica ferrea, dato che lo Stato  non può obbligare nessuno a lavorare gratis per se stesso. In un’altra battaglia libertaria l’Italia soccombe in Europa proprio contro Fidenato. Tema: l’autorizzazione a coltivare Ogm. Perché le battaglie di principio costano care, ma a volte si vincono.

IL NUOVO QUOTIDIANO-  Resistenza fiscale e disubbidienza civile. Sono queste le linee guida dei libertari che incrociano la strada degli indipendentisti quando Facco e Marchi siedono allo stesso tavolo. Nel nuovo quotidiano online, L’Indipendenza.com si dà spazio a idee proprio come quelle di Fidenato. E anche a riflessioni contro lo Stato centralista. Si alternano le penne di Romano Bracalini e Gilberto Oneto. Ma si raccolgono lì intorno, facendo fede al sottotitolo della testata “perché l’autodeterminazione è un diritto naturale”, anche le voci di separatisti veneti e pure sardi o siciliani. Si dà risalto alle questioni della Catalogna in Spagna. O a quella scozzese.

I LETTORI- Arriva a leggere L’Indipendenza.com anche chi si sente “tradito” dalla Lega. E sono tanti. Nuovi movimenti ottengono un microfono. Il giornale in un anno e mezzo così cresce. «Ma di armi non abbiamo parlato mai, figurati» puntualizza Marchi, che scuote la testa a chi può lontanamente pensarlo come uno che voleva fare la rivoluzione col trattore blindato.

L’Indipendenza apre sull’homepage una finestra sul debito pubblico diviso per famiglie dall’inizio dell’anno. Ha quasi 6 milioni e mezzo di pagine viste. È naturale che i lettori siano in maggioranza separatisti, che trovano qui terreno fertile su cui portare la propria opinione. Tra chi crede di più nel nuovo progetto c’è anche Roberto Bernardelli, proprietario de L’Hotel dei Cavalieri, che finanzia, con la sua pubblicità, il quotidiano. È uno degli arrestati per terrorismo nell’inchiesta bresciana. Per lui e gli altri indagati, di fronte ad accuse tanto pesanti, sarebbe pronto un pool di avvocati veneti, pronti a dare il loro patrocinio gratuito per la causa. «Perché un conto sono le idee- conclude Marchi- e un altro il terrorismo».

Edoardo Montolli

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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

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