«Mentre scrivevo il mio libro su Lucrezia Borgia, pensavo a Franca. Lei andava nelle carceri, nelle case dove ragazzi malati di Aids rifiutati dai genitori le sono morti tra le braccia. Ha inventato il Nobel per i disabili facendo uscire di casa persone che non si spostavano da anni». Esce il primo romanzo dell’irrefrenabile Dario Fo,”La figlia del Papa” (Chiarelettere), su una Lucrezia Borgia riveduta e corretta («Ho studiato attentamente: la sua immagine di donna dissoluta e senza scrupoli non sta in piedi, è solo l’orrenda mortificazione di una donna che non voleva lasciarsi usare») e che, secondo l’autore, assomigliava molto a sua moglie Franca Rame, scomparsa l’anno scorso, come racconta a “Io donna”, in edicola sabato 5 aprile.
IN RICORDO DI FRANCA RAME- «Una persona che ha vissuto con generosità verso tutti quelli che ha conosciuto. Mi viene naturale pensare a lei: se scrivo di una donna, penso alla voce femminile che conosco meglio. Abbiamo recitato insieme 75 commedie, non posso farne a meno. La sua voce è qui, ce l’ho nella memoria. E non immaginavo mai che avrei sentito tanto la sua mancanza. Un lutto da cui non riesco, e non voglio, uscire». Dario Fo sarà di nuovo sul palco, il 14 aprile al teatro Arcimboldi di Milano, con Lu santo jullare Francesco. L’incasso della serata darà devoluto a un progetto d Slow food per la realizzazione di 10 mila orti in Africa.
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