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Il medico dei cantanti: “La voce di Arisa? Completa”

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Il professor Franco Fussi, foniatra di Arisa: “La sua voce è ancora più corposa, piena, intensa di prima”

 

franco fussi«La sua voce è cambiata, come tutte, col  tempo. Perché una voce cambia sempre. Ora è ancora più corposa, piena, intensa. Anche la sua musicalità è cambiata, a servizio dell’espressione. In una parola: eufonica. Direi come quelle di una volta, duttile, pulita, tecnica, di una modernità inconsueta al giorno d’oggi».

Tra i più contenti per la vittoria di Arisa al Festival di Sanremo c’è il Professor Franco Fussi, 57 anni, che della cantante è il foniatra. Branca della medicina non notissima al grande pubblico, la foniatria si occupa di tutte le patologie che hanno a che fare con la voce e i disturbi di parola e linguaggio.

Fussi, responsabile del Centro Audiologico Foniatrico dell’Azienda USL di Ravenna, nel mondo della musica è però noto per la sua collaborazione con tantissimi artisti di ieri e di oggi (trovate la sua attività nel settore al sito www.voceartistica.it).

«Accade esattamente come per gli atleti, che vanno dal medico sportivo per controllare anche preventivamente la propria muscolatura. Un po’ come un check up per qualsiasi persona. Ecco, il cantante tiene sotto controllo e cura le proprie corde vocali, che sono il suo strumento di lavoro, dai foniatri di riferimento».

Oltre ad Arisa, gli altri cantanti…

Da lui ne sono passati a decine, per un “tagliando” vocale: da Ornella Vanoni a Zucchero, da Elisa ad Andrea Bocelli, da Emma a Francesco Renga, da Alessandra Amoroso a Ron. A lui si è rivolto Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, quando si è dovuto sottoporre ad un delicato intervento chirurgico alle corde vocali. «Laura Pausini all’inizio della sua carriera, come ha rammentato lei stessa, aveva forti problemi di stanchezza durante i concerti, perché sottoponeva la propria voce a grandi sovraccarichi. Si trattava di una respirazione non corretta, che, rimessa a punto, ha dato i risultati che conosciamo».

A volte è questione di postura, altre di idratazione di corde vocali, questioni da risolvere con logopedisti che collaborano con Fussi, il quale, peraltro, insegna la materia all’Università di Bologna. «E che sono l’equivalente dei fisioterapisti per un fisiatra, aiutano nella parte tecnica di una riabilitazione e rieducazione vocale».

Così, una voce artistica può riscoprirsi nuova, percorrere territori mai esplorati prima. Ed è un mondo, questo degli addetti ai lavori, fatto di accorgimenti fisici e alimentari. Di allenamenti duri con i “vocal coach”. E di medici, per l’appunto, che la materia la masticano come lui, da trent’anni esatti. Vale la pena sondarlo sull’intero panorama musicale.

Tra le nuove proposte ha vinto Rocco Hunt, un rapper.

«Sono molto contento. Apprezzo le commistioni di generi, in questo caso rap e musica partenopea. Si pensa che il rap sia più facile da gestire di una canzone. In realtà se l’estensione vocale è certamente più semplice di una melodia, nel rap ci sono preziosismi, ritmi e abilità vocali non semplici da capire ad orecchio».

Le altre due voci finaliste tra i campioni erano Raphael Gualazzi e Renzo Rubino.

«Gualazzi sa trasformare il jazz e ha una capacità estremamente duttile di gestire la propria voce, che passa facilmente da un suono pieno al falsetto. Ha, come posso spiegarle, uno smalto metallico molto accattivante nel timbro. Quella di Rubino, che è molto esuberante e scenico, ha invece la caratteristica di generare un forte impatto emotivo in chi lo ascolta».

Cosa pensa del fatto che oggi con le tecnologie ogni voce può essere perfezionata al computer?

«Non ne penso male. Certo, c’è una falsificazione del reale, di ciò che dal vivo è più difficile da ottenere, e questo può essere grave soprattutto nella lirica. Tuttavia può avere una finalità estetica preziosa. Perché oggi la musica, come la pittura, è cambiata. Non c’è solo il bello, la voce eufonica, quella che piace all’orecchio. Si apprezza anche altro. Ci sono voci bellissime ma che non emozionano e altre, magari non perfette, quasi recitate, che invece infondono grandissime emozioni. Pensi a Vasco Rossi».

Da lei è stata anche Bjork.

«Be’ lei è semplicemente magica».

Quali sono le migliori voci femminili che lei abbia ascoltato?

«Sotto il profilo dell’artista oggi certamente Elisa e Laura Pausini. E poi, ovviamente, Mina. E, sempre, nella lirica, Callas Callas Callas! Apprezzo personalmente voci educate, ma di potenza e colore, come Barbra Streisand e Celine Dion. Ma ci sono cantanti eccezionali anche nel cosiddetto sbilanciamento delle risonanze, tipo Giusy Ferreri».

Andrea Bocelli lo incontrò prima di intraprendere la strada della lirica?

«No, era già allievo del grande Franco Corelli. Ma quando portò a Sanremo “Il mare calmo della sera”, al di là delle discussioni che ci furono all’inizio, si capì subito che poteva protrarre l’eredità classica della voce italiana».

Da lei venne anche Lucio Dalla.

«Uno dei pochi che quando c’incontravamo, non parlava mai di musica e voce. Ma del mondo, del sociale, della vita. Artisticamente aveva grandi doti d’improvvisazione, con le caratteristiche del jazzista, e pure un’ottima estensione vocale. Amava l’ironia e gli scherzi. Ricordo che a volte si avvicinava all’orecchio di Bocelli e all’improvviso lo spaventava con dei fortissimi do acuti, per far vedere che anche lui, sotto quel profilo, se la cavava benissimo».

Manuel Montero

 

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ommenti

  1. Bah, sinceramente non so quanto sia affidabile un foniatra che cita fra le migliori voci italiane la pausini (statica e monocorde) oppure giudica positivamente la voce di Gualazzi (oggettivamente stonato in molte sue esibizioni) e non cita che so, per quanto riguarda il panorama italiano, una Antonella Ruggiero che ha una voce dai magnifici colori, sempre precisa anche oggi che ha superato i 60 anni, oltreché notevolmente estesa. Raffinata e potente al contempo. O sul piano internazionale, ad esempio, Yma Sumac! Si vede che le sue conoscenze si limitano al banale e al commerciale.

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