
Lui, sempre a darsi un gran da fare, spaziando in mille attività che lo vedono sempre in campo: dal cantiere per la ricostruzione del convento San Francesco e Sant’Antonio di Cava de’ Tirreni, contenente le reliquie padovane (ancora sfigurato dal sisma dell’ ’80), alla pasticceria, ultima chicca annessa al convento. Un francescano “manager”, al passo coi tempi, che si reca già di buon mattino al mercato per procurare il pesce fresco per i poveri della sua mensa. Quella di carità che, nell’ambito del convento, offre un piatto caldo a quanti vivono il disagio e l’inedia: circa un centinaio al giorno. Antica usanza monastica, il pasto per gli indigenti servito dall’800. Fra Gigino per tutti, padre Luigi Petrone per quanti lo conoscono appena, non lascia per strada nessuno.
Priore del santuario in piazza San Francesco, fra Gigino è oggi nell’occhio del ciclone giudiziario per la lacrimazione del Bambinello Gesù. Una vicenda che tra pochi giorni lo porterà addirittura nelle aule del tribunale.
Ottobre 2010, Terra Santa
Ma facciamo un passo indietro. Accadde qualche anno fa, in autunno. Tempo di riposo spirituale e di pellegrinaggi in luoghi di culto, in contatto con la preghiera. Per fra Gigino una destinazione agognata: la Terra Santa! Era l’ottobre 2010. Il frate visitò i luoghi sacri e assecondò l’istinto d’acquistare una statua di Gesù Bambino Redentore, seduto in trono, di circa 80 cm di altezza, con il mondo nella mano sinistra, in atteggiamento benedicente con la destra. Rientrato dal viaggio, senza disfare le valigie per la stanchezza, s’addormentò, ponendo il pacchetto in una stanza del convento.
Al mattino, di buon’ora, una voce molto dolce lo svegliò: «Aprimi, soffoco». Netta la sensazione che quel Bambino acquistato, lo chiamasse. Di corsa scartò la statuina e venne subito sopraffatto dalla meraviglia, indescrivibile: lacrime di sangue scorrevano sul volto del Bambinello, dalle cavità orbitali scavavano le guance, giungendo ai lati della bocca! Il giorno seguente, il 23 ottobre 2010, il clamore della notizia si sparse in lungo e in largo. La curiosità contagiò anche gli avvezzi alle “stranezze” del frate, accorsi copiosi. Perfino l’arrivo degli amministratori locali, alla cui presenza pare che il Bambino abbia pianto, non si fece attendere. Chi a sostenere d’aver visto grondare sangue dalla statua e chi, per prudenza, reticente nel professarsi testimone oculare.
Immediato sequestro
Immediato il sequestro della statua da parte delle autorità competenti. Mentre tanti gridavano “Al miracolo!”, la magistratura decise di approfondire lo strano fenomeno. La statua venne dunque sottoposta agli accertamenti del caso, seguiti dal pm Roberto Penna, tra l’attesa dei fedeli che continuavano ad affollare il santuario. Poi, l’ipotesi: “Padre Luigi è indagato per l’art. 616 del Codice Penale, per abuso della credulità popolare”.
La statua, dissequestrata solo il 15 febbraio scorso, è stata lungamente esaminata dai reperti scientifici delle forze dell’ordine: si tratta davvero di liquido ematico gruppo AB, tipico del Medio Oriente, coincidente con il sangue di tutti i miracoli eucaristici e con quello della sindone.
La Chiesa arcidiocesana di Amalfi-Cava de’ Tirreni, territorialmente competente sul santuario francescano, ha deciso di non esprimersi in modo ufficiale: il Bambinello è rimasto esposto nella cripta del convento e offerto alla pubblica vista per preghiere. Numerosi i fedeli che hanno continuato a rivolgersi a Lui per suppliche particolari.
Chi sostiene d’esser stato guarito e chi, invece, che il fenomeno sia stato montato artatamente. Chi s’inginocchia, credendo pur senza aver visto le lacrime, e chi accusa assertore padre Luigi, sostenendo che sia molto abile nel tirar fuori un’altra invenzione pur d’attrarre gente e consensi.
Concluse le indagini
Sono dunque concluse le indagini da parte della Procura della Repubblica di Salerno in merito alla presunta lacrimazione del Bambinello Gesù nel convento, avvenute tra il 2010 e il 2012 anche dinanzi ad autorità civiche. E per la Procura non ci sono dubbi: “Reato di abuso della credulità popolare”, senza sconti, con conseguente e inevitabile informazione di garanzia per fra Gigino. Per il sostituto procuratore Roberto Penna, infatti, le lacrime ematiche non sarebbero fuoriuscite dagli occhi verso le gote del Bambinello, anzi, addirittura degli schizzi rivelerebbero il maldestro tentativo di cospargere la statua, creando getti dal basso verso l’alto. Anche se gli accertamenti affidati al Ris di Parma avevano rivelato che il liquido rosso comparso sulle gote del Bambinello fosse effettivamente sangue umano, per gli inquirenti non c’è nulla di soprannaturale: il liquido sarebbe stato collocato sotto gli occhi della statuetta con una siringa.
Le parole di fra Gigino
E lui, Fra Gigino, che cosa dice? In un’intervista rilasciata a una tv locale non pensa minimamente a “difendersi”: «La lacrimazione del Gesù Bambino è una realtà che interessa tutti, non si può spiegare e neppure pensare che dietro ci siano chissà quali meccanismi. Dobbiamo invece capire qual è il messaggio del Signore, dobbiamo ricominciare da capo, cambiare delle cose della nostra vita, riscoprire la ricchezza del Vangelo. Noi tutti aspettiamo il ritorno di Gesù Bambino, una popolazione immensa lo attende. E tanti vengono qui non spinti dalla curiosità ma dal desiderio di avvicinarsi all’eucarestia, ai sacramenti. Perché il Signore propone e noi dobbiamo rispondere».
Della lacrimazione non parla in modo diretto, ma aggiunge che «È la prima volta nella storia della Chiesa che un miracolo avviene in un santuario: normalmente prima avviene un miracolo, poi si edifica un santuario in quel luogo. E questo è un segno concreto. Io all’inizio ho avuto paura, ma poi questa cosa mi ha dato una forza immensa, ho triplicato le mie forze. Lavoro 18 ore al giorno senza fatica. Ringrazio il Signore». E per i suoi “detrattori”, nessuna polemica: «Ognuno – dice fra Gigino – è libero di credere o non credere».
Appuntamento, dunque, in tribunale oggi, 3 marzo. Nel frattempo non scema il flusso di fedeli che continuano a ritrovarsi il 13 di ogni mese per le celebrazioni solenni sotto il famoso porta-incenso, uno dei più grandi del mondo. Sull’esempio di quello di Santiago di Compostela, i portatori, con un sistema speciale di carrucole, fanno in modo che l’enorme oggetto in rame e argento, che pesa oltre 80 kg, possa esser lanciato, creando momenti folkloristici e spettacolari.
Rita Occidente Lupo per Miracoli