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I bimbi italiani i più “cari” d’Europa

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bimbo

Caro figlio mio! Più che un modo per rivolgersi al proprio pargolo è un’amara constatazione. Sì, perché l’Italia è il Paese in cui le famiglie spendono di più in Europa per mantenere un bambino nel suo primo anno di vita, arrivando a sborsare fino a 14mila euro per prodotti dell’infanzia, visite mediche e asili nido.

Una cifra che, come emerge dall’indagine dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori “Caro bimbo”, ha fatto registrare nel 2013 un aumento del 3 per cento rispetto all’anno precedente. A incidere maggiormente sulle tasche degli italiani sono proprio alcuni strumenti indispensabili come pannolini, pappe e latte artificiale: prodotti che paradossalmente all’estero costano meno, nonostante in certi casi il marchio sia italiano.

La crisi economica, naturalmente, non ha fatto altro che acuire la gravità di questa anomalia tutta italiana, anche perché ai costi sostenuti durante il primo anno di vita del bimbo (secondo  Federconsumatori la forbice varia da un minimo di 6.585 euro a un massimo di 14.110 euro) vanno aggiunti quelli sostenuti prima della nascita e dopo il periodo di maternità, quando la mamma deve tornare al lavoro. Ma vediamo nel dettaglio tutte le varie voci di spesa.

 

DURANTE LA GRAVIDANZA

Le prime si affrontano già durante la gravidanza. L’esborso maggiore è legato alle visite mediche: fra ecografie e visite ginecologiche, analisi del sangue, farmaci e intregratori, si possono spendere oltre 1.000 euro. Se si considerano anche gli acquisti di vestiti premaman, secondo l’indagine di Federconsumatori il budget complessivo da mettere in conto si attesta sui 1.970 euro.

 

DOPO LA NASCITA DEL BAMBINO

Una volta che il bimbo viene alla luce, la spesa per il suo mantenimento schizza alle stelle. A incidere maggiormente sulla spesa sono il latte artificiale e le pappe, che richiedono un esborso che varia da un minimo di 1.592 a un massimo di 3.399 euro.

Cifre in crescita del 3 per cento rispetto al 2012 e ben al di sopra della media europea. In Paesi come Svezia, Germania e Portogallo, solo per fare un esempio, un latte artificiale di marca costa quanto l’equivalente generico italiano.

Seconda voce in termini economici è quella dei vestiti e delle calzature per i quali una famiglia arriva a spendere tra i 1.012 e i 2.572 euro. Particolarmente costose anche le visite mediche (tra i 778 euro e i 1.810 euro) e i pannolini (tra i 648 euro e i 1.052 euro) per coloro che non si affidano ai prodotti lavabili. Anche in tema di pannolini l’Italia figura come la pecora nera del Vecchio Continente facendo registrare un prezzo medio superiore del 40 per cento rispetto a quello degli altri Paesi europei. Se da noi un pezzo singolo costa intorno a 45 centesimi, in Svezia il prezzo scende a 28 centesimi, in Germania a 21 e in Inghilterra a 17. Come se non bastasse, il prezzo di altri prodotti indispensabili non smette di aumentare: è il caso per esempio dei fasciatoi (+8 per cento rispetto al 2012), delle culle (+6,5) e dei biberon (+12). A tutto ciò si aggiungono infine le spese per asili nido e baby sitter quando per la mamma è tempo di tornare a lavorare.

Per i primi (a tempo pieno) si spendono tra i 520 euro e i 736, mentre per le seconde tra gli 8,5 e i 9,5 euro all’ora.

 

DOPO IL PRIMO ANNO DI VITA

Ma anche quando il bambino supera l’anno di vita, i genitori non possono certo tirare un sospiro di sollievo. Anzi le spese aumentano. Sempre secondo l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, infatti, crescere un figlio fino ai diciotto anni richiede a una famiglia media un impegno economico enorme: circa 170mila euro. Fra le spese più ingenti figurano i costi di abitazione, che incidono sul 29 per cento dei costi complessivi, e quelli per alimentazione e trasporti, entrambi responsabili di una quota del 16 per cento. E allora, è proprio il caso di dirlo… caro figlio mio!

 

Chiara Leonardi per Vero

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