«Ho sempre amato molto il cinema, ma ci sono anche altri aspetti della vita che mi interessano. In fondo sono un romantico, guardo sempre al passato e alla carriera di attori classici, come Gregory Peck, Gary Cooper, Spencer Tracy…». Kevin Costner, a 59 anni, torna al cinema alla grande, in “Jack Ryan – L’iniziazione” (in sala dal 20 marzo), al fianco di Chris Pine nei panni dell’analista della Cia: sarà poi in “3 Days to kill” e in “Draft Day”. Tutti film e ruoli di primo piano. E a “Io donna”, in edicola dal 22 febbraio, e su iodonna.it (con una bella gallery) parla dei suoi ultimi progetti e della sua vita. «Più che nel destino credo nel fatto che ogni mattina ti devi alzare e darti da fare. Nessuno viene a bussare alla tua porta con un’offerta magica». Lui da fare se lo è sempre dato: «Un piccolo film e con gli indiani: ma dove hai la testa», lo rimproverava la moglie nel 1989, quando si era messo in testa di interpretare, dirigere e produrre “Balla coi lupi”, rinunciando al ruolo di protagonista di “Il tè nel deserto” di Bernardo Bertolucci e a quello di Jack Ryan in “Caccia a ottobre rosso”. Venne ripagato eccome (sette Oscar), altri tempi: in America le cose sono cambiate? «Penso ancora che l’America rappresenti la speranza per chi cerca di venire a viverci, ma non sono un ingenuo. Noi americani siamo spesso maldestri. Abbiamo un potere che a volte usiamo bene, a volte no». E ora è scattato l’amore per la Russia. «Sono stato a suonare con la mia band a San Pietroburgo e a Mosca. Sono stato a casa di Putin per un evento culturale. La gente è calda e affettuosa con me in Russia; quando cammino per strada e vedo i russi passeggiare a braccetto mi emoziono. Da noi questo non succede. Sono così ridicole tutte quelle barriere costruite tra un Paese e l’altro». Sogni nel cassetto? «Contribuire a risolvere il problema degli oceani e del loro inquinamento. È una questione di cui mi occupo da 25 anni, in cui ho investito parecchio denaro. Mia figlia ora lavora con me su questo fronte».