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LOTTA DI CLASSE FORMATO SCUOLA

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ANTICIPAZIONI/ Il Comune decide di spostare dieci sezioni di una scuola media e scoppia la polemica. Insegnanti e genitori dell’istituto destinato all’ospitalità coatta si oppongono

 

Cronaca Vera 2122

 

Elisa Bellardi per Cronaca Vera n. 2122

Torino- Il trasferimento di una scuola accende i toni della protesta e sembra assumere i colori di una nuova lotta di classe. Da una parte c’è l’Istituto Europeo Statale Spinelli, che ha all’interno elementari, medie e liceo, in via Figlie dei Militari, zona Precollina. Si tratta di un progetto nato alla fine degli anni Novanta e in continua espansione, che prevede insegnanti madrelingua pagati grazie ad un contributo annuale di 500 euro dei genitori.

Dall’altra, poche centinaia di metri più in là, in via Ricasoli 30, nel quartiere Vanchiglia, la scuola primaria Muratori, parte dell’istituto comprensivo che porta lo stesso nome della via, anch’essa in espansione, ma con alcuni spazi ancora vuoti.

L’anno prossimo, per decisione dell’assessore delle Politiche Educative della città, Maria Grazia Pellerino, la scuola media Spinelli dovrebbe spostarsi al primo piano della sede della Muratori, occupando 18 delle 30 classi presenti nell’edificio.

La preside dello Spinelli, Carola Garosci ne aveva chieste 22, il dirigente dell’IC Muratori Gabriele Bianchi aveva accettato, a malincuore, di cederne 15.

Il salomonico compromesso ha lasciato profondamente insoddisfatto Gabriele Bianchi, mentre Maria Grazia Garosci lo definisce “funzionale”.

cronaca vera n. 2122 Non è la soluzione

«È una semplice questione di razionalizzazione degli spazi», afferma la donna. «Le sezioni vanno spostate in primo luogo per motivi di sicurezza. Come se non bastasse, ogni anni la scuola ha sempre più iscritti, siamo già a 300, e gli spazi non sono più sufficienti quindi non siamo in grado di accettare tutte le domande. Questa è stata valutata la scelta più razionale ed economica».

Motivazioni che però sono, come detto, fortemente osteggiate, oltre che da Bianchi, da insegnanti e genitori. Secondo il dirigente, infatti, si tratterebbe di «un modo ingiusto per risolvere la questione: si spacca in due una scuola privandola di spazi vitali come quelli dei laboratori, che sarebbero spostati nella media Rosselli, al 15 della stessa via. È vero che da noi ci sono 60 bambini e al momento delle aule vuote, ma lasciandocene 12 per noi sarebbero comunque insufficienti per svolgere le attività didattiche. Inoltre, questa struttura sta acquisendo una grande credibilità e le iscrizioni salgono di anno in anno».

Veniamo dunque alla presunta lotta di classe, sempre che si possa chiamare così. Sì, perché se la Muratori è una scuola di quartiere, fortemente radicata sul territorio (tanto che alcuni genitori hanno volontariamente contribuito alla ristrutturazione dei locali anche con le proprie mani), mentre la scuola Spinelli è un innovativo progetto, fortemente orientato all’estero, con stage, insegnanti madrelingua (anche di cinese), scambi culturali, e potrebbe essere visto come un istituto “per ricchi” (pur essendo, a tutti gli effetti, statale).

Molte preoccupazioni

Soprattutto, però, da chi ha collaborato alle migliorie della scuola dei propri figli viene malvista l’imposizione dall’alto.

«Tralasciamo il fatto che i nostri bambini si troverebbero a convivere con dei preadolescenti, ammettiamo pure che si riesca a tenere sotto controllo il pericolo bullismo. I nostri bimbi in mensa che cosa mangerebbero, lo stesso cibo di quelli delle medie? Non è sano», afferma Patrizia Russo, che ha una figlia in prima elementare. «Quella che ci era stata presentata come una bozza, di fatto, è qualcosa già approvato dal Comune».

C’è ancora spazio per mediare, quindi? La questione continua a essere oggetto di dibattiti nella circoscrizione 7, quella interessata, mentre i genitori, sul piede di guerra, organizzano incontri e hanno tutte le intenzioni di non cedere, almeno sulle quindici aule.

«La coabitazione tra studenti di elementari e medie può essere gestita bene, tutto sta agli insegnanti», replica la preside Garosci. «Ci siamo affidati al Comune e le risposte sono arrivate. Il tutto non dovrebbe considerarsi chiuso?»

Sulla carta forse sì, ma la realtà dei fatti, a oggi, sembra molto diversa.

 

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