Panorama

Camre Curto, l’incredibile storia della smemorata di Fenton

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A gravidanza quasi ultimata, Camre Curto, 31enne del Michigan, è vittima di un ictus. E al suo risveglio non ricorda nulla di sè, del suo passato, del marito e perfino di essere appena diventata mamma. La donna è in terapia da diversi anni. Al compagno ha detto: “Non so chi sei, ma so che ti amo”. E lui ha usato quella frase per scrivere un libro in cui racconta la loro commovente vicenda

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FENTON (Michigan) – Non ricorda nulla del passato. Non sa chi è, chi siano i suoi genitori, perfino il marito e neppure il figlio. E da sette anni cerca di ricostruirsi una vita nuova insieme a tutti loro, provando a riempire quel vuoto nella sua mente. È l’incredibile e commovente storia di Camre Curto, 31enne americana del Michigan. Qualcosa che ci ricorda la storia dello smemorato di Collegno, anche se priva dell’infinito giallo giudiziario (che portò al cinema l’impareggiabile Totò) su chi sia veramente. Perché il suo nome è noto a tutti. Tranne che a se stessa.

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IL PARTO

Tutto comincia sette anni fa. Da tre Camre sta insieme a Steve, diventato suo marito. È incinta e fino alla 33ma settimana ogni cosa va per il meglio. Poi, inizia a vomitare. La gola si gonfia, fa fatica a respirare. E Steve, preoccupato, la porta al pronto soccorso. I medici capiscono che la situazione sta improvvisamente precipitando: Camre ha avuto un ictus che ha colpito entrambi gli emisferi del cervello. Viene fatto un cesareo d’urgenza: il bimbo che nasce, Gavin, pesa quattro chili. E per buona sorte sta bene. Camre ha avuto invece una preeclampsia, un disturbo ipertensivo della gravidanza potenzialmente letale. Poi seguirà eclampsia, con tanto di convulsioni. Intubata, resta in coma farmacologico per qualche tempo. Ma al suo risveglio tutti si accorgono di quanto grave sia stato il trauma. «Non aveva idea di chi fosse o che avesse appena partorito. Non sapeva chi fossi o chi fossero i suoi genitori» ricorda Steve a Good Morning America, che ha intervistato la coppia.

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Nei trenta giorni che resta in ospedale è solo lui a occuparsi di Gavin: «In pratica ho vissuto un mese in corsia. I medici vogliono che il bambino si leghi alla mamma dopo la nascita, ma Camre non era in grado di farlo. Mi sono occupato io di tutte le poppate». E anche lei, era come se fosse una neonata: «Diceva: “Dove siamo?” E quando le spiegavo che eravamo in ospedale per Gavin rispondeva: “Chi è Gavin?”». Ha perso la memoria a breve e a lungo termine, del passato più remoto come di quello più recente.

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IL LIBRO

Una volta dimessa Camre è tornata per qualche tempo dai genitori e Steve è diventato una sorta di ragazzo-padre. La moglie infatti non ricordava anche le cose più semplici della vita: come vestirsi quotidianamente o di lavarsi i denti. Non ricordava la casa in cui aveva abitato. Il buio: nulla di nulla. Lui andava sempre a trovarla. E ha riacquistato le speranze quando la moglie gli ha rivelato una cosa che gli ha aperto il cuore: «Eravamo seduti sul divano e lei mi ha detto: “Non so chi sei ma so che ti amo”». È allora che Steva ha deciso di reagire e di fare il possibile e l’impossibile per riconquistarla accanto a sè: «Ho pensato: questa ragazza non ha idea di chi io sia, ma lei mi ama e quindi faremo in modo che funzioni». Da allora Camre è seguita da una terapista del Galaxy Brain and Therapy Center, Jessica Smith, che sostiene quanto questa condizione sia estremamente rara, ma come la donna stia provando a lottare: «Ora ha recuperato la sua personalità ed è in grado di essere una mamma per Gavin, che è la cosa più bella». Per aiutarsi con la perdita di memoria a breve termine, Camre si segna le cose sul calendario e sul telefonino. Dice lei: «Ogni volta che vedo Gave e Steve, sorrido fuori e dentro di me. L’amore per la famiglia è ciò che che mi aiuta a superare ogni difficoltà».

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Oggi è anche in grado di uscire e andare a vedere da sola una partita con il figlio. A vederli non sembra che lei debba superare questo trauma. E curarsi per le convulsioni dell’epilessia giunta insieme all’eclampsia. Steve racconta oggi la vicenda in un libro disponibile su Amazon, “But I Know I Love You”, ovvero “Ma so che ti amo”, la frase che lei gli disse sette anni fa, seduta sul divano di papà e mamma. Anche in questo modo l’uomo continua a sperare che la moglie ricominci a ricordare: il loro primo incontro, il primo bacio, scampoli del passato. Camre, quando sfoglia le pagine, è un po’ malinconica: «Mi piace molto leggere il libro dedicato alla nostra storia, ma in questo momento tutto ciò porta con sé anche un po’ di sentimenti contrastanti. A volte è difficile, perché mi mostra tutto quello che abbiamo passato e che non ho dentro di me».

 

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