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Donne lombarde armate di cultura e arte in lotta contro il continuo femminicidio

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(MUGGIÒ) – Il femminicidio non è una moda e non passa di moda. E’ una pagina nera della nostra quotidiana vita sociale. Viene la pelle d’oca solo pensando che un femminicidio, una tragedia umana di quel livello, sia ‘solo’ l’epilogo di migliaia e migliaia di continue silenziose violenze coperte da una fitta coltre di sofferenza e paura. Al terrore di chi soffre in silenzio, spesso con la paralizzante omertà di chi sa e non può far nulla, c’è chi non si arrende. Che non tace. Che non si limita ai momentanei scioccanti denunce giornalistiche. Loro scendono in strada. Vanno nelle piazze. Sono donne, uomini che hanno sofferto o che hanno visto soffrire. Che mettono il loro cuore a disposizione di quanti ne hanno bisogno.
In Italia sono tante, tante le donne che si battono per formare e informare su questa tragedia quotidiana che si consuma giorno dopo giorno a pochi metri dalle nostre mura domestiche.
 In Lombardia sono tante anche le associazioni che si muovono in tal senso e lo fanno bene, accogliendo consensi e lanciando messaggi concreti di speranza.
L’ultimo evento in ordine di tempo riguarda quello svoltosi a Muggiò, nella provincia di Monza e Brianza, lo scorso week end. Obiettivo: realizzare un punto di informazione, ovvero di ascolto e accoglienza, per le donne in difficoltà.
 E questo a Muggiò, con la collaborazione della Croce Rossa Italiana. Un’inziativa interessante che allunga l’elenco di analoghe attività a tutela e salvaguardia delle donne vittime di violenza, che trovano la forza e il coraggio di volersi liberare dal compagno di vita che è in realtà è il loro violento carceriere.
Nel Parco di Villa Casati di Muggiò, quindi, è stato allestito un bellissimo palcoscenico, un parterre per ospitare centinaia di persone e un dietro le quinte pieno di sorprese: poetesse, esperte di Judo, cantanti, ballerine, attori, presentatrici e persino la scultrice Ilaria Beretta che ha voluto portare il proprio contributo. Grazie al presidente dell’associazione “Muggiò in movimento”, Carmelo Mauro, l’energica signora Nerella e l’infaticabile Paola Corbo, Presidente dell’associazione “Se di Erba se” il pubblico ha assistito ad una denuncia pubblica contro la violenza sulle donne.
 E tutto questo in vera allegria, senza retorica, senza bandiere di partiti ma facendo sventolare sul palco le vibrazioni vocali di Freddy Ricci, Manuel Anzani, Roberta Croniale, Chiara Butti, Veronica Braga, Francesca Musolino, Romina Camerin.
 Giovani e promettenti Cantanti, che, come per magia, sono riuciti a far brillare le loro voci come fossero coralmente unite per lanciare lontano e in un’unica nota un messaggio di speranza a quelle donne vittime occulte della sofferenza.
Ad integrare i suggestivi momenti musicali è intervenuta la ballerina Silvia Baruffini che con i suoi movimenti ora lenti e armoniosi, ora forti e reattivi, ha saputo delineare con stile la cornice del bellissimo spettacolo-messaggio lanciato da decine di donne, entusiaste, forti, solidali e determinate ad aiutare davvero il prossimo.
Non certo di minor significato i mille altri emozionanti momenti della serata, a cominciare dalla lettura di Poesia da parte di Giuseppe Crippa sino alle parole mirate al cuore pronunciate da Maria Adele Pozzi. La presidente di “Se di Erba se’ a nome dell’associazione ha ricevuto il meritato riconoscimento della Stele del Volontariato. Una riproduzione in miniatura della scultura alta 3 metri,  in pietra,  dell’artista Ilaria Beretta, che l’assessorato regionale alla Sanità di Regione Lombardia nelle prossime settimane poserà in una struttura pubblica.
Ilaria Beretta non si è limitata ad esprimere la propria vicinanza all’attività delle donne delle associazioni contro il femminicidio, ma ha raccontato il suo progetto artistico nato proprio per denunciare perennemente la drammaticità della violenza sulle donne. Ilaria Beretta, scolpendo delle sculture rievocartici della Dea Madre, intende che queste vengano posizionate nelle città in cui si sono verificati questi tristi episodi di violenza. Il fine è duplice: il primo quello di un monumento che ricordi il valore della donna, Dea Madre, ma anche di una scultura che racconti, informi ed educhi soprattutto le nuove generazioni che (grazie alle moderne tecnologie a loro usuali) avviando il proprio cellulare vicino al monumento vedranno attivarsi un video che racconterà la sofferenza e la drammaticità della vita vissuta da tante donne a causa dell’incivile e feroce violenza dell’uomo. (Reportage fotografico di Gaia Schiavon)
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Ettore Politi

Ettore Politi, è un esperto giornalista professionista. Ma quando qualcuno gli chiede che lavoro faccia, lui, spesso, con profonda convinzione, risponde: "cronista della vita". In effetti chi lo conosce davvero sa che è molto di più che un giornalista: è un investigatore dell'animo umano, della quotidianità, dei sentimenti più noti e di quelli più oscuri, che sono parte integrante della conoscenza dell'uomo. Che altro mestiere poteva scegliere per portare avanti la sua inconsapevole mission se non quello di giornalista? Ha iniziato in Sicilia con la criminalità locale, è cresciuto sotto la scuola del suo primo grande direttore Pippo Fava, poi ammazzato dalla mafia, e ha completato il cursus honorum con il giornalismo di cronaca e politica sociale (al Giorno, all'Ansa, alla direzione di giornali di grandi gruppi editoriali, nella pubblica amministrazione, come Ghost writer, spin doctor, political consultant e...) all'ombra della Madonnina e del Pirellone.

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