C’era una volta Dybala, centravanti atipico argentino che, giocando col sorriso (malinconico, ma sincero e … sorridente) su tutto il fronte d’attacco sapeva svariare, creare occasioni, segnare e … ispirare gol ai compagni.
Già c’era una volta o… c’è ancora il fu (almeno per ora) Dybala, colui il quale, dopo una fine d’estate rock (gol e assist) e un periodo estivo audace (tra scappatelle con la sensualaudace Ginevra Sozzi e il tira e molla con l’eterna storica, stanca fidanzata), ecco al sopraggiungere dell’autunno, misteriosamente dopo aver cappellato due rigori (li avesse realizzati oggi la Juve sarebbe capolista), si è perso?
Intanto nei giorni scorsi, il dirigente, ex calciatore e, soprattutto Bandiera Bianconera Nedved, al gioiello (che potenzialmente il giovane è un bel campione) dell’attacco di Madama non le ha mandate a dire, giustamente, suggerendoli di dedicarsi anima e corpo al football facendo vita da atleta. Cosa voleva dire il ministro degli esteri della Juventus Nadved a Dybala?
Lo scopriremo vivendo, nel frattempo vedremo se mister Allegri saprà recuperare, atleticamente, psicologicamente, tecnicamente e agonisticamente il fantasioso fantasista dell’Argentina qualificata al Mondiale alla faccia dell’Italia di Sventura che invece non ci sarà.
Già ma alla fine, il tecnico livornese (pare che con il sudamericano il rapporto non sia mai decollato) riuscirà a trasformare in un fuoriclasse decisivo una seconda punta particolare e spesso triste?
In quale modulo uno come Dybala può trovarsi maggiormente a suo agio?
Higuain gli fa troppa ombra? Il suo ciclo nella Juventus è già finito? Quando tornerà (ruolo che merita e deve fare intendiamoci) a incidere.
Palla al campo per i vari verdetti. No?
Stefano Mauri