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Le Storie di Alex Rebatto – Il Paradiso delle Penne

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Esiste un posto, che non vi rileverò nemmeno sotto tortura, nel quale vivono milioni di penne biro.
Non tutte, sia chiaro. Solo quelle smarrite con gran parte della cartuccia d’inchiostro ancora piena o quasi.
Vi siete mai fermati a pensare quante Bic avete smarrito nella vostra vita?
Pensavo di averla qui nella tasca…
Qualcuno ha visto la mia penna?
Ammettetelo. Vi è capitato, vi capita e vi capiterà ogni giorno.
E non vi siete mai chiesti che fine avessero fatto?
Certo, potrebbero avervele rapite. Ma vi è mai arrivata una foto con una delle vostre Bic con un quotidiano del giorno davanti e una richiesta di riscatto?
Siamo seri, dai.
Ebbene io ci sono stato nel Paradiso delle Penne.

Provo a descriverlo.
Allora, immaginate delle montagne fatte di carta colorata. Quelle di colore giallo sono le più piccole, delle specie di collinette a quadretti, quelle alte sono rosse. Quelle altissime sono rosse con in più un’intestazione, in cima, che dice “Hotel Savoy”.
Le case sono fatte di cartone, ben chiuse da scotch da pacchi marrone e sul tetto si sono degli uccellini fatti con gli origami. Dovreste vedere che voli fanno!
Poi ci sono le fabbriche di penne, in pratica degli ospedali.
Mi è capitato di assistere ad una discussione tra una stilografica d’oro (il dottore) e una Bic rossa con il tappo smangiucchiato.
“Che si sente, vecchio mio?”
“Mi fa male la testa, dottore. Proprio qui.”
“E’ psicosomatico.”
“Non so nemmeno che vuol dire. Però fa male davvero.”
Allora ho visto la stilografica levare il cappuccio alla Bic rossa, prendere un profondo respiro e alitargli sulla testa. Ed era guarito! Lo giuro su Dio.
Avreste dovuto vedere come scriveva via felice!
Ad ogni modo, dietro le colline, le case e le fabbriche, c’è il mare.
E’ anch’esso di colori diversi, a seconda della profondità.
Inchiostro rosso per quello molto profondo.
Inchiostro verde per quello dove si tocca.
Ogni tanto può capitare di vedere penne a molla guizzare fuori dall’acqua con un click e ripiombare di sotto in un vortice di schizzi da lavare subito, e dico subito, a 90 gradi.
Ah, dimenticavo. Nelle fabbriche potreste trovare anche le penne vittime della più grave delle patologie: l’insicurezza.
Le riconoscerete subito dal colore crema, un po’ emaciato. Sul cappuccio hanno generalmente una gomma rossa. Se ne stanno lì, in sala d’aspetto, a rimuginare. Scrivono qualcosa, poi si guardano attorno perplessi, saltano a testa in giù e cancellano tutto.
Generalmente la stilografica d’oro, nei casi disperati, sottopone il paziente ad un’amputazione della gomma.
Sono situazione tragiche, credetemi.
Che altro dire?
Ovviamente anche il Paradiso delle Penne hai suoi difetti.
Ci sono i sapientoni, quelli che devono sempre rimarcare ogni questione. Gli evidenziatori, appunto.
Poi i teppisti. Indelebili e incomprensibili.
La tribù delle mezze matite di legno con il marchio inciso sopra e l’accento svedese. Quelle in realtà se ne stanno in disparte, per i fatti loro. Si sono costruiti un villaggio in periferia e non rompono le scatole a nessuno.
A Maggio, se capitate da quelle parti, c’è il Color Pride. Penne blu dalla testa bianca che cantano e ballano scambiandosi i colori. Un evento imperdibile!
A sud, in fondo al sentiero che porta a Colle Vernice c’è la casa del grande capo.
Una penna gigantesca, direte voi. Di qualche materiale prezioso e che dispensa inchiostri dorati.
Sbagliato.
E’ una semplice penna d’oca.
Quando c’è qualche problema serio, laggiù, ci si reca per chiedere consiglio.
Lei ascolta senza proferire parola, poi s’intinge in un calamaio scuro e su una pergamena un po’ ingiallita scrive una sentenza.
Io ci ho avuto a che fare solo una volta quando caddi inavvertitamente in una cassetta delle lettere e mi ritrovai ospite inatteso del Paradiso delle Penne.
La penna d’oca mi osservò in silenzio per dieci minuti abbondanti mentre cercavo di spiegare le mie ragioni, poi si alzò dalla sua scrivania e scrisse solo sei parole:
Rimandatelo a casa. Non sa scrivere.
E così è stato.

Alex Rebatto

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Alex Rebatto

Alex Rebatto, classe 1979. Ha collaborato nei limiti della legalità con Renato Vallanzasca ed è stato coautore del romanzo biografico “Francis”, sulle gesta del boss della malavita Francis Turatello (Milieu editore), giunto alla quarta ristampa. Ha pubblicato il romanzo “Nonostante Tutto” che ha scalato per mesi le classifiche Amazon. Per Algama ha pubblicato il noir "2084- Qualcosa in cui credere"

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