Il muro di ScribattoNewsnoirRaccontiscrittori in trincea

OUTLAW – Episodio 2

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western

C’è stato un tempo in cui fuorilegge e cacciatori di taglie si sono ritrovati dalla stessa parte. La morte li ha divisi. La bramosia di ricchezza li ha resi di nuovo complici.

Riassunto della prima puntata : Nel 1868 il villaggio di El Paso viene raggiunto da un’epidemia che ne decima la popolazione. Il dottor Lanscombe, in procinto di esaminare uno dei cadaveri, si trova costretto a rifugiarsi nel saloon abbandonato per non essere ucciso dalla creatura. Da una botola aperta, dietro al bancone, saltano fuori due uomini e lo traggono in salvo. 

Il dottor Lanscombe si ritrovò in una polveroso rifugio illuminato da una misera candela posta al centro di un tavolino rotondo al quale sedevano tre uomini.
“Ecco il nostro coraggioso ospite” fece il nero abbozzando un sorriso e sedendosi assieme agli altri.
Un tale, cappello calato sugli occhi e quel che restava di un sigaro appeso alle labbra, alzò la testa dalla mappa che stava osservando e rivolse un’occhiata rapida verso il dottore.
“Chi è che ti dava la caccia, lassù?” domandò.
Lanscombe scosse la testa.
“Uno di fuori” rispose per lui il biondo riempiendo un bicchiere di liquore giallo paglierino.
“Un forestiero?” commentò sorpreso un uomo con dei lunghi baffi spioventi.
“Uno di Belville, probabilmente” annuì il nero.
Il biondo porse il bicchiere al dottore.
“Bevi, vecchio” gli disse perentorio “Sei bianco come un cadavere.”
“Avete controllato che fosse definitivamente morto?” insisté quello che sembrava essere il capo.
“Jack Valance non spreca mai un proiettile” ruggì il biondo facendosi torvo.
Il capo si limitò a fare una smorfia e riprese a dedicarsi alla mappa.
“Ecco qua il punto preciso” disse puntando un dito su una croce “La missione di Carson. E’ qui che dobbiamo scoprire cosa diavolo è successo.”
“La missione di Carson?” ripeté il dottor Lanscombe sorseggiando lentamente il suo whisky. Ne aveva sentito parlare, tempo prima, da un certo Travis o Ted. Giravano strane voci su quel posto. C’era persino chi sosteneva di avervi visto apparire un fantasma.
“Abbiamo trovato nelle tasche di tre fuorilegge indizi che portano tutti a quella missione” spiegò l’uomo coi baffi “Siamo convinti che laggiù possa esserci qualcosa d’interessante.”
“Non capisco” si strinse nelle spalle il dottore “Cosa credete di trovarvi di così importante?”
Il capo sollevò finalmente il cappello ed esibì una benda nera sopra un occhio. O su quel che ne restava.
Tirò fuori dalla tasca una manciata di monete d’oro e le lasciò cadere sul tavolo.
“Vogliamo capire come mai quei dannati non morti abbiano tutti le tasche piene di monete. Ecco perché dobbiamo andare laggiù” concluse piegando la mappa in quattro.
“Ma… chi sono?” domandò il dottore.
Poi si corresse:
“Cosa sono?”
Il quinto uomo, quello che non aveva ancora parlato, lo fece per la prima volta.
E sembrò che le sue corde vocali fossero arrugginite da anni di silenzio.
“Sono morti che camminano. Sono diavoli dell’inferno venuti a rubare le anime innocenti degli uomini retti.”
Il capo si alzò in piedi e soffiò sulla candela facendo piombare il nascondiglio nel buio assoluto.
“Ha ragione il predicatore” concluse “Ma per noi, umili cacciatori di taglie, sono solo dei fuorilegge.”

A circa sessanta miglia a sud di El Paso si trovava Wellster. Quattro baracche affacciate sul deserto e un pozzo esaurito da una vita.
In sella a dei cavalli stanchi due uomini si fermarono ad osservare il desolante spettacolo.
Keith Hammer sputò sulla terra arida e fece una smorfia.
“Niente nemmeno qui” sentenziò.
Bill, suo fratello minore, estrasse dalla tasca dei pantaloni un orologio e lo agitò con forza.
“Questo è andato” sospirò “Dici che sarà rimasto qualcosa all’emporio?”
Keith diede un’occhiata all’insegna scolorita della bottega e spronò il suo cavallo a muoversi in quella direzione.
“Diamoci un’occhiata” disse.
All’interno, a parte un tanfo irrespirabile, era rimasto ben poco. Qualche scatoletta ammuffita e dei sacchi di patate ormai abitati da vermi pasciuti.
Bill tirò giù da uno scaffale impolverato un barattolo con all’interno quella che sembrava essere stata carne secca.
“Io, fossi in te, non proverei nemmeno ad aprirlo” lo ammonì il fratello chinandosi dietro al bancone.
“Ehi, guarda qui” esclamò sollevando due bottiglie scure ancora ben chiuse.
Poi la sua espressione si gelò.
Alle spalle del fratello, nascosti da due grosse casse di legno, vide muoversi due uomini.
Bastarono pochi istanti perché si rendesse conto che quei due nulla avevano più di umano.
Intravide gli occhi rossi e udì un quello che sembrava essere un respiro affannoso, quasi un rantolo.
“Bill!” chiamò.
Il fratello fece appena in tempo a voltarsi prima che uno dei Fuorilegge gli saltasse addosso.

… continua?!

Alex Rebatto

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Alex Rebatto

Alex Rebatto, classe 1979. Ha collaborato nei limiti della legalità con Renato Vallanzasca ed è stato coautore del romanzo biografico “Francis”, sulle gesta del boss della malavita Francis Turatello (Milieu editore), giunto alla quarta ristampa. Ha pubblicato il romanzo “Nonostante Tutto” che ha scalato per mesi le classifiche Amazon. Per Algama ha pubblicato il noir "2084- Qualcosa in cui credere"

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