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Perché Angelo Vassallo è stato ucciso?

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“La sua macchina era ferma in salita poco prima del bivio che porta alla nostra casa… per terra c’erano i vetri rotti  del finestrino e Angelo era riverso sul sedile… c’era sangue dappertutto e mio cognato continuava a urlare e a piangere”. Angela Amendola, la moglie di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, ha il respiro affannoso e la voce che le trema. “L’ultima immagine di mio marito è quella che ho condiviso con mia sorella e mio cognato… e sapere che il suo omicidio  è tuttora senza un colpevole rende il mio dolore ancora più insopportabile”.

Era la sera del 5 settembre del 2010 quando il primo cittadino di Pollica fu freddato con nove colpi di pistola. Un omicidio eseguito con modalità mafiose, mentre Angelo Vassallo era diventato in quegli anni un simbolo della legalità: “Non voleva che nel suo paese si spacciasse droga… era preoccupato per i nostri ragazzi e so che discusse in un locale poco tempo prima che lo ammazzassero… Alzò la voce con qualcuno…”.

 

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L’inchiesta è ancora aperta e dopo cinque anni e mezzo c’è un solo indagato, Bruno Humberto Damiani de Paula, cittadino italobrasiliano in carcere per altri reati, frequentatore degli ambienti dello spaccio di stupefacenti ed estradato in Italia lo scorso anno dopo una lunga detenzione in Colombia ma mai sottoposto a provvedimenti restrittivi per l’omicidio Vassallo. Su Bruno Damiani pende l’accusa di omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. Lui nega con decisione, ma secondo gli inquirenti sarebbe coinvolto nel delitto.

“Se si aspettano una confessione allora Angelo non avrà mai giustizia…  le indagini finora condotte non hanno portato a niente… E tutte le volte che c’è l’anniversario arrivano a ricordarlo… oggi lo fanno perché c’è la fiction. Ma la verità è che gli assassini di mio marito non sono in carcere… perché non è escluso che al delitto possano aver partecipato direttamente o indirettamente anche altre persone”.

Pochi mesi prima del suo omicidio Angelo Vassallo si era fatto promotore di un progetto ambizioso: includere la dieta mediterranea tra i patrimoni immateriali dell’umanità. Una proposta accolta dall’Unesco dopo il delitto: “Angelo ne sarebbe stato felice… sono stati i nostri figli, Antonio e Giusy a ringraziare, loro a veder nascere a Pollica il Centro studi per la dieta mediterranea… Un risultato  che abbiamo condiviso con la nostra città”.  Con Pollica, la città di Angelo Vassallo, dove  Maurizio Zaccaro ha girato per Rai Fiction e Solaris Media “Il sindaco pescatore”, con Sergio Castellitto e Anna Ferruzzo.

Il film ripercorre le tappe fondamentali della vicenda ed è tratto dal libro “Il sindaco pescatore” scritto per la Mondadori da Nello Governato e Dario Vassallo, uno dei tre fratelli del sindaco. “Mio marito amava il mare e aveva due pescherecci acquistati con i suoi fratelli… Era un pescatore che aveva studiato, che aveva frequentato giurisprudenza all’università. Pescava, zappava la terra… Angelo amava la natura, la vita all’aria aperta  e questo amore lo aveva portato a istituire il “Museo vivo del mare”. Un uomo con mille interessi ma anche “rigido, diretto e per niente diplomatico. Era un uomo genuino, vero”.

“Se ci siano infiltrazioni camorristiche nel nostro territorio è difficile dirlo… – continua Angela Amendola – so che Angelo si lamentava degli “stranieri” che erano arrivati ad Acciaroli per acquistare locali… diceva che c’erano persone che arrivavano con tanti soldi tutte le volte che c’era in vendita una casa, un appartamento, un negozio e che alle aste giudiziarie erano i primi a farsi avanti…”.

Un omicidio feroce quello di Angelo Vassallo, messo a segno per colpire chi, forse, aveva scoperto qualcosa che non doveva scoprire: “E’ la mia idea e la porto avanti sin dall’inizio – spiega Massimo Vassallo, il terzo dei quattro fratelli del sindaco – è la mia valutazione che faccio giorno dopo giorno. Il movente non è da ricercare in una piccola dose di droga venduta in 15 o 20 giorni di stagione estiva, si tratta di qualcosa di molto più grande, che sicuramente non coinvolge solo un disperato spacciatore ma anche personaggi di rilievo”. Il porto di Acciaroli, frazione del comune di Pollica, “era un porto in cui si potevano tranquillamente imbarcare chili di droga e nessuno avrebbe detto nulla, perché era un territorio controllato da nessuno”. L’unico che voleva controllarlo era Angelo Vassallo, il sindaco pescatore.

Raffaella Fanelli per Stop

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Raffaella Fanelli

Vivo a Milano, ma sono quasi sempre a Roma o a Taranto. Già a 19 anni ero iscritta all'albo dei giornalisti professionisti. A 21 mi sono laureata in Scienze Politiche e a 26 sono diventata mamma. Collaboro con il settimanale Oggi da dieci anni. Sempre da giornalista precaria ho scritto per Sette (del Corriere), Repubblica, Panorama, Visto, Tu Style, Stop, Gente. Nel 1990 ho vinto la prima edizione del premio Smau, nel 1997 la prestigiosa penna d'oro per la cronaca e nel 2014 il premio "genio della donna" assegnato dall'Ucsi, Unione cattolica stampa italiana. Con Aliberti ho pubblicato Al di là di ogni ragionevole dubbio, il delitto di Via Poma e con EdizioniANordest Intervista a Cosa Nostra. Giro e monto interviste per la televisione svizzera, e oltralpe ho pubblicato l'ultima intervista rilasciata da Licio Gelli. Trentacinque gli assassini che ho inseguito e intervistato. Tre i serial killer. E prima o poi racconterò il dietro le quinte di adrenaliniche interviste, di inseguimenti e scatti fotografici rubati. Intanto ho pubblicato il mio incontro con Felice Maniero. Per il settimanale Oggi ho intervistato Salvatore Riina e Angelo Provenzano, Gaspare Mutolo e Bruno Contrada, Salvatore Borsellino e Giovanni Impastato. Ho scritto di mafia. Ma non solo di quella. Sono entrata in punta di piedi e di penna nella vita di centinaia di persone e in molte di queste vite sono rimasta. Ho lavorato in televisione, prima a Verissimo e a Quarto Grado, poi a Chi l'ha visto, infine a Lineagialla. Un corso di doppiaggio mi ha portata in radio e in Agr, l'agenzia radiotelevisiva di Rcs dove sono rimasta per dieci anni. Di me hanno detto che sono una "pazza costruttiva", che sono "fastidiosa" e pure asociale. Non ho un partito di riferimento, leggo molto e viaggio poco. Non ho una pagina di Wikipedia col mio nome. Continuerò a scrivere a cottimo e a chiamata ma continuerò a scrivere. Perché è l'unica cosa che so fare.

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