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IL CASO/ Giovanni Brusca, i permessi premio e le feste comandate

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Il settimanale Oggi torna sulla notizia sulla liberazione di ‘un scannacristiani, oltre 100 delitti sulle spalle, notizia poi smentita: solo 5 giorni al mese, più le feste. Ora siamo più sereni?

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“Giovanni Brusca è libero”. La notizia pubblicata da Oggi nel numero scorso ha sollevato un polverone. Il Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) ha subito precisato: nessuna scarcerazione per l’ex boss mafioso, solo permessi. Già, permessi. Per  cinque giorni al mese, oltre a Natale, Capodanno e feste comandate. Tutto regolare? Sicuramente sì. Ma quei cinque giorni di libertà al mese, oltre alle feste, fanno scandalo.

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falcone2Chi è, infatti, Giovanni Brusca, detto ‘u verru (il porco) oppure ‘u scannacristiani? È l’uomo che ha ucciso Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta. Prima della strage di Capaci, ‘u verru di botto ne aveva fatto un altro, con un altro giudice, Rocco Chinnici, e un’altra scorta. Ed è responsabile del sequestro e della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, che a 13 anni fu strangolato e sciolto nell’acido dopo quasi due anni di prigionia. In totale, le sue vittime accertate sono oltre 150.

La notizia è venuta fuori da una nostra intervista con l’avvocato Monica Genovese, il legale di Franca Castellese e Nicola Di Matteo, madre e fratello del piccolo Giuseppe. L’avvocato Genovese ci ha detto quello che pensa di Brusca e del suo pentimento. Ci ha detto pure che le leggi vanno applicate, anche quando non piacciono. Anche se Brusca non merita un giorno, un’ora, neanche un minuto fuori dal carcere. Cinque giorni al mese dati a uno come Brusca sono libertà. Se non ci fosse stato il nostro articolo, nessuno avrebbe saputo delle vacanze natalizie concesse a ‘u verru. Dal Dap hanno assicurato che nei giorni di vacanza, accanto all’albero e al presepe, Brusca ha trovato anche gli uomini del Gruppo operativo mobile che lo hanno sorvegliato e controllato. Saremmo però curiosi di capire se i famosi cinque giorni vanno dal lunedì al venerdì, o se gli fanno fare il pendolare, con weekend a casa, e speriamo solo lì e non anche a passeggio. Di certo sono cinque giorni di libertà che Brusca matura ogni mese. Come le ferie in busta paga.

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Se non ci fosse stato l’articolo di Oggi, tutti penserebbero a un Brusca al sicuro in carcere.  Lui ha goduto di permessi regolari fino al settembre del 2010, poi un’inchiesta della Procura di Palermo ha portato alla sospensione del “trattamento premiale” in suo favore. Perché approfittava dei periodi trascorsi fuori dal carcere per curare affari personali, per gestire alcuni beni attraverso una  rete di prestanome e per cercare di farsi restituire un appartamento di sua proprietà, ma la cui titolarità formale era di terze persone.

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Poi il processo scaturito da questa vicenda si è concluso con l’assoluzione  di Brusca dall’accusa, derubricata da estorsione in tentativo di violenza privata. La fittizia intestazione di beni era stata invece dichiarata prescritta in fase di indagini. E ancora prima erano stati restituiti al capomafia i circa 200 mila euro che gli erano stati sequestrati e la cui provenienza era risultata lecita. Ma ora? È giusto che un pluriomicida con 150 morti sulla coscienza goda della libertà per cinque giorni ogni 30? E che cosa fa realmente in quei cinque giorni?

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Raffaella Fanelli per Oggi

 

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Raffaella Fanelli

Vivo a Milano, ma sono quasi sempre a Roma o a Taranto. Già a 19 anni ero iscritta all'albo dei giornalisti professionisti. A 21 mi sono laureata in Scienze Politiche e a 26 sono diventata mamma. Collaboro con il settimanale Oggi da dieci anni. Sempre da giornalista precaria ho scritto per Sette (del Corriere), Repubblica, Panorama, Visto, Tu Style, Stop, Gente. Nel 1990 ho vinto la prima edizione del premio Smau, nel 1997 la prestigiosa penna d'oro per la cronaca e nel 2014 il premio "genio della donna" assegnato dall'Ucsi, Unione cattolica stampa italiana. Con Aliberti ho pubblicato Al di là di ogni ragionevole dubbio, il delitto di Via Poma e con EdizioniANordest Intervista a Cosa Nostra. Giro e monto interviste per la televisione svizzera, e oltralpe ho pubblicato l'ultima intervista rilasciata da Licio Gelli. Trentacinque gli assassini che ho inseguito e intervistato. Tre i serial killer. E prima o poi racconterò il dietro le quinte di adrenaliniche interviste, di inseguimenti e scatti fotografici rubati. Intanto ho pubblicato il mio incontro con Felice Maniero. Per il settimanale Oggi ho intervistato Salvatore Riina e Angelo Provenzano, Gaspare Mutolo e Bruno Contrada, Salvatore Borsellino e Giovanni Impastato. Ho scritto di mafia. Ma non solo di quella. Sono entrata in punta di piedi e di penna nella vita di centinaia di persone e in molte di queste vite sono rimasta. Ho lavorato in televisione, prima a Verissimo e a Quarto Grado, poi a Chi l'ha visto, infine a Lineagialla. Un corso di doppiaggio mi ha portata in radio e in Agr, l'agenzia radiotelevisiva di Rcs dove sono rimasta per dieci anni. Di me hanno detto che sono una "pazza costruttiva", che sono "fastidiosa" e pure asociale. Non ho un partito di riferimento, leggo molto e viaggio poco. Non ho una pagina di Wikipedia col mio nome. Continuerò a scrivere a cottimo e a chiamata ma continuerò a scrivere. Perché è l'unica cosa che so fare.

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