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ESCLUSIVO/ Veronica Panarello: la vita appesa ad un’immagine sfocata

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Sul numero 2 del mensile Crimen, le relazioni del professor Nello Balossino svolte per conto della difesa di Veronica Panarello. Ve ne proponiamo uno stralcio. Crimen allega anche un libro fortemente critico sulle indagini, firmato da Carlo Taormina, Luca D’Auria e dagli esperti di Justice Of Mind, che trovata in versione digitale anche nel nostro store, qui.

 

panarello immagine

Qui sopra l’immagine tratta dalla relazione Balossino, nel confronto tra l’uscita di Loris e l’ingresso del cosiddetto SSN (soggetto non noto) identificato dall’accusa in Loris. Ma è davvero lui? Scrive Balossino: La Fig. 17 affianca le altezze valutate per il SNN e Loris; si evince una differenza di elongazione, riferita alla struttura nera della cassetta, che induce a pensare che possa non trattarsi della stessa persona.

 

 

Tutte le accuse alla madre di Santa Croce Camerina si basano sul presunto rientro del figlio in casa. Ma la persona che quasi un minuto dopo rientra nel palazzo potrebbe essere un’altra.

 

Di Gigi Montero

 

Ci sono 49 secondi tra l’uscita di casa di Veronica Panarello con i due figli e il rientro di una “sagoma compatibile” con Loris: dalle  8:41:40  alle 8:42:29, quando per la prima volta compare, in corrispondenza al marciapiede, la figura di una persona che sta per avvicinarsi al palazzo. Le foto che vedete pubblicate qui sopra (Fig. 17 memoria balossino) non sono stampate male. No, sono proprio le immagini che per l’accusa inquadrano Loris e per la difesa no. Si tratta del dettaglio più importante per stabilire la colpevolezza della mamma di Santa Croce Caterina che, per gli inquirenti, la mattina del 29 novembre 2014 non accompagnò il figlio a scuola. Secondo la ricostruzione della Procura Veronica uscì con Loris e il piccolo Diego. Subito dopo Loris rientrò a casa da solo. Lei portò Diego alla ludoteca Divertilandia. Tornò nel suo appartamento. Lo strangolò. Lo caricò in macchina e lo scaricò al canalone del Mulino Vecchio dove, nel pomeriggio, il cacciatore Orazio Fidone lo ritrovò ormai esanime.

All’inizio c’erano due racconti che confliggevano. Il primo era quello della vigilessa Giuseppe Schembari, di servizio di fronte alla scuola di Loris – la Falcone-Borsellino – al momento dell’entrata degli alunni: il giorno dopo la morte del bimbo disse di ricordare di aver visto la Polo nera di Veronica davanti all’istituto. Ma il 3 dicembre l’alibi di Veronica cadde, perché la vigilessa non era più così sicura di averla notata. Il secondo racconto, invece, è ancora interessante: è quello di una vicina che, oltre che riferire come Veronica fosse apprensiva e amorevole verso i figli, ha detto di averla vista sul balcone la mattina del delitto mentre faceva le pulizie. Dunque, stando alla ricostruzione dell’accusa, Veronica porta Diego alla ludoteca. Torna. Strangola Loris e fa i mestieri di casa – non si sa in quale ordine- prima di liberarsi del figlio e di andare al corso culinario nel castello di Donnafugata. Difficile immaginare più sangue freddo di così. Però, appunto, l’intera accusa può reggere solo e soltanto se la “sagoma compatibile” che entra nel palazzo alle 8,42 del mattino è effettivamente Loris: se non è lui abbiamo la certezza che dietro le sbarre c’è una donna innocente.

 

LA CASSETTA DELLA POSTA

Le immagini che riprendono l’incrocio tra via Garibaldi e via Roma appartengono alla telecamera di sicurezza dell’attività commerciale Vanity House. Hanno dimensioni di 720 x 576 e una profondità di colori di 3 byte. Abituati agli smartphone, oggi sappiamo tutti quanto sia bassa questo tipo di risoluzione standard. Ma c’è di più: la cancellata a barre verticali di fianco al civico 82, dove abitano gli Stival, provoca un cosiddetto effetto Moirè, che finisce col rendere ancor meno comprensibile ciò che si vede.

 

(L’ARTICOLO INTEGRALE SU CRIMEN 2, CHE TROVATE IN VERSIONE DIGITALE ANCHE QUI)

 

 

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