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Paganini: “La mia vita nella danza continua. Ora insegno”

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ACADEMYDopo il brutto incidente stradale della scorsa estate, quando ha appreso che non avrebbe più potuto ballare, Raffaele Paganini anziché piangersi addosso ha deciso di rimboccarsi le maniche e di ripartire da zero. E con la sua innata caparbietà ha continuato a lavorare nel mondo della danza.

Raffaele, di cosa ti stai occupando in questo periodo?

«Dopo l’incidente dell’estate scorsa mi sto ancora sottoponendo a sedute di fisioterapia, ma questo non mi impedisce di insegnare nella mia scuola, “L’atelier della danza” a Roma».

Dove trovi la forza?

«Come tutti i danzatori, sono sempre stato votato alla fatica, al dolore e alla sofferenza. E con questo spirito affronto per cinque volte a settimana la fisioterapia. Riesco a camminare, ma non ancora a correre. Cerco di dedicarmi anima e corpo ai progetti che più mi stimolano. Non mi chiuderò mai nella tristezza, non mi piangerò addosso perché sono stato investito da un’auto. E non smetterò mai di combattere. Penso sia fondamentale sforzarsi di andare avanti, senza mai fermarsi».

Che ricordi hai del periodo successivo all’incidente?

«Ero ridotto veramente molto male, con parecchie fratture. Per alleviare il dolore che provavo, mi hanno dovuto somministrare morfina per quasi due mesi. Così del primo mese di convalescenza ho solamente ricordi confusi. E quando qualcuno mi racconta qualche aneddoto legato a quel periodo, io puntualmente non lo ricordo, se non per qualche particolare. Poi ho iniziato a prendere coscienza del fatto che il mio corpo fosse martoriato e non è stato facile. E pensare che fino a otto mesi fa, prima dell’incidente, tanti ragazzi di 25 o trent’anni mi facevano i complimenti per il mio fisico sempre in forma e per i muscoli. Il mio corpo era fondamentale per me, essendo il mio “strumento di lavoro”. Di conseguenza facevo di tutto per perfezionarlo in maniera quasi ossessiva. Ritrovarmi all’improvviso con una spalla, una gamba, un ginocchio e una caviglia rotti, non è stato semplice. Ma, ripeto, ho deciso comunque di stringere i denti e di andare avanti».

Tommaso Martinelli per Stop

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