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“E’ finito l’incubo per la Tymoshenko”

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Parlano l’avvocato e la figlia di Yulia Tymoshenko

YULIA tymoshenko

Kiev (Ucraina), febbraio – «Siete stati degli eroi. Avete dimostrato di essere quanto di meglio l’Ucraina potesse mostrare. Ma, vi prego, non abbandonate questa piazza: bisogna continuare la lotta fino a quando non estirperemo definitivamente questo tumore dal nostro paese». Con le lacrime che le solcavano il viso, Yulia Tymoshenko, inchiodata su una sedia a rotelle a causa dei forti dolori alla schiena, ha preso il comando della lotta di liberazione degli ucraini dal regime filorusso del presidente Viktor Yanukovich che, dopo aver tentato di difendere il suo potere con una spietata repressione, è stato costretto a fuggire dalla capitale Kiev, lasciando il campo agli oppositori europeisti, di cui la Timoshenko è la leader spirituale. L’eroina della rivoluzione in Ucraina si candida a tornare alla guida del suo Paese dopo 32 mesi di dura prigionia, buona parte dei quali trascorsi nell’infermeria numero 5 del carcere di Kharkiv, a causa di un’ernia del disco. Aveva invano chiesto di essere trasferita in un ospedale tedesco, ma il tribunale che l’aveva condannata a sette anni di reclusione, su ordine del presidente Yanukovich, aveva respinto l’istanza, e i medici del carcere continuavano a curarla con dei banali antidolorifici. Per undici giorni, ha fatto un rigoroso sciopero della fame e della sete, per protestare contro quel trattamento, ma soprattutto per solidarietà a quelle migliaia di persone, che sfidando le pallottole della polizia, giorno e notte, manifestavano in piazza contro la dittatura di Yanukovich. In questo modo Yulia ha voluto dare un segnale di vicinanza alla rivolta, premiato dall’accoglienza trionfale ricevuta dalla folla dopo la fuga dell’odiato presidente.

«Mia madre è una donna di ferro», mi disse lo scorso dicembre la figlia Eugenia, da me raggiunta telefonicamente a Kiev, «e non la piegheranno. Soffre tantissimo per quei terribili dolori alla schiena e non possiamo portarle i medicinali di cui ha bisogno, perché ce li sequestrano. Ma sono certa che l’esempio di mia madre aiuterà il popolo ucraino a liberarsi di questa orribile dittatura». Parole profetiche, a rileggerle oggi, quando la sconfitta del regime appare ormai cosa fatta.

Il 25 maggio prossimo sono state indette le elezioni presidenziali, ed è probabile che Yulia, che in questi giorni ha rifiutato di assumere la carica di primo ministro, si presenterà candidata perché, sull’onda emotiva di quella che è stata una vera rivoluzione, può contare su un largo seguito di elettori. La bellissima Yulia resta comunque un personaggio alquanto controverso: era finita in prigione perché accusata, quando era al potere come capo del governo, di avere stipulato con la Russia di Putin un accordo per vendere petrolio a quella nazione, ad un prezzo di favore. Tanto che, secondo l’accusa del tribunale di Kiev, avrebbe causato un danno economico all’Ucraina di ben 170 milioni di dollari.

Naturalmente si è sempre proclamata innocente, e ha sostenuto che quello era solo un processo farsa che serviva a eliminarla dalla scena politica.

«Era tutta una grossolana montatura, per giustificare i sette anni di carcere comminati alla mia cliente», spiega l’avvocato Sergiy Vlasenko, raggiunto telefonicamente dopo la liberazione della Tymoshenko. «Fu accusata persino di corruzione, perché Yanukovich era geloso della sua ricchezza familiare. Ma ora sta cominciando la sua riscossa: Yulia vuole tornare a guidare il suo popolo, e chi si è macchiato di crimini contro dimostranti inermi pagherà duramente. Yulia non ha mai perdonato e non perdonerà neppure stavolta, perché ha subito troppe sofferenze fisiche e psicologiche. Anch’io, per averla difesa al processo, ho subito una dura persecuzione. Mi hanno tolto il passaporto, per timore che a un convegno sull’adesione dell’Ucraina all’Unione europea, che si è tenuto a Vilnius, in Lituania, nel dicembre scorso, io potessi perorare la sua causa. Ora l’incubo è finito. Yulia potrà curarsi e tornare alla vita politica. Per anni, il popolo ha invocato il suo nome, ci sono state dimostrazioni persino fuori dal carcere di Kharkiv in cui era prigioniera, e lei ebbe appena la forza di mostrare la sua mano dalle sbarre della sua cella, per salutare quei coraggiosi sostenitori, che si erano spinti così lontano dalla capitale per portarle la loro solidarietà ed a resistere a quella ingiusta prigionia».

Dal telefono dell’avvocato Vlasenko, si può sentire il grido della folla che non ha abbandonato la piazza, proprio come voleva Yulia, la sua eroina. Per lei, dopo un breve soggiorno in una clinica specializzata dove potrà curare finalmente la sua schiena, si profila una lunga strada: quella del ritorno al potere. In cui avrà il difficile compito di riunire un Paese diviso in due da antichissimi rancori.

 

Franco Bucarelli per Visto

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