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Da Bologna impazza il Social Street

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bologna

 

È il problema delle grandi metropoli. Quartieri immensi, caseggiati enormi e palazzi altissimi. Luoghi pieni di gente, dove però, nessuno si conosce. Nemmeno il vicino di pianerottolo. I ritmi del lavoro hanno trasformato non solo le abitudini famigliari, ma anche il “carattere delle città”, un tempo colme di case di ringhiera, dove era inevitabile affacciarsi e socializzare. E stringere amicizie e relazioni, sapere presto tutto di tutti. Ma le città sono cambiate. L’architettura ci ha messo del suo. E se non si vive in un piccolo paese ma in città, si vive di certo in mezzo alla folla. Ma, per quanto suoni strano, si vive soli. Pochi contatti, poche conoscenze, che spesso non vanno al di là di un cortese saluto. Fino ad oggi. La tecnologia ha pensato anche a questo. O almeno ci hanno pensato alcuni abitanti di Bologna, con www.socialstreet.it, un modo di socializzare, attraverso il computer, con tutti i residenti della propria zona. Perché se l’idea di Mark Zuckerberg, l’inventore di Facebook, era di mettere in contatto facilmente persone lontanissime nello spazio e nel tempo, la nuova rivoluzione del web parte da un quartiere del capoluogo emiliano: mettere in contatto persone vicinissime, che però, tra loro, non si sono mai incrociate. Animando un mondo come mai prima.

«Socialstreet nel formato attuale è una idea nostra ed è nata col gruppo Facebook “Residenti in via Fondazza – Bologna”. Ma ora si sta diffondendo in tutta Italia: ci sono circa 150 strade che attualmente seguono il nostro modello. Ma sta funzionando anche all’estero. L’idea nasce proprio dalla considerazione che anche abitando per anni nello stesso posto, i vicini non si conoscono». Sono le parole di Luigi Nardacchione, coordinatore del gruppo “Residenti in via Fondazza – Bologna”, che è anche il Responsabile Institutions & Public Relations del sito internet, cresciuto a dismisura da settembre 2013. Ma se pensate che si tratti di qualcosa di poco conto, vi sbagliate. Perché conoscere il vicino di casa è solo l’inizio di un rapporto che può diventare molto più importante per la vita di una comunità di quartiere: la costruzione di una nuova rete di rapporti utili ogni giorno dell’anno.  «Lo scopo di socialstreet – prosegue Nardacchione – è di socializzare. Per farlo si organizzano attività attraverso il web che poi sfociano  in incontri faccia a faccia. Certo, le attività possono essere molto semplici, come la condivisione di un aperitivo, un compleanno, un cinema o una manifestazione culturale. Ma può andare ben oltre, come la partecipazione a eventi organizzati, sempre per lo stesso scopo, come trekking, flash mob natalizio. Attualmente si stanno facendo set fotografici in strada per conoscere e ritrarre i vicini: quest’ultima iniziativa portata avanti da un fondazziano – così come ci definiamo fra di noi -, e cioè Gilberto Benni, e sponsorizzato dalla Leica italia, si è concretizzata in una mostra fotografica a Bologna con circa 150 ritratti esposti lungo un muro che delimita la nostra strada. Inoltre circa 50 foto saranno esposte presso la galleria Spazio Labò sempre a Bologna, dal 15 al 28 Febbraio. Tutte queste iniziative non sono fini a se stesse, ma servono insieme ad altre attività sociali, – come lo scambio di informazioni, la ricerca e offerta di oggetti, le richieste e le offerte di supporto – ad aumentare la socialità in un ciclo da virtuale (Facebook) al reale (ci vediamo per…) al virtuoso (risparmiamo non buttando, aiutandoci, scambiandoci favori)». Parliamo delle richieste di aiuto. «Per ogni richiesta ci sono generalmente più offerte. Può andare dalla semplice informazione alla richiesta di mobili. Ad esempio, spesso gli studenti richiedono ed ottengono scrivanie, sedie, letti e divani. Anche le attività commerciali della zona offrono sconti. Tipo, da noi, il Cinema Roma, con sconti speciali per i fondazziani o il bistrot francese…». Recita un efficace slogan del sito socialstreet.it: “Dovete cambiare il frigorifero? Perché metterlo su ebay, creare un annuncio, pagare una commissione, pagare un trasporto quando magari il vostro vicino di casa ne sta cercando proprio uno come il vostro? Avete un bambino piccolo che gioca sempre da solo e volete invece che interagisca con gli altri bambini della strada ma non sapete se ci sono famigliole nei pressi o non sapete come approcciarli? Dovreste aprire una social street. Vi siete appena trasferiti e non sapete chi è il medico di famiglia più bravo vicino a voi? Le pagine gialle non te lo può dire ma il tuo vicino di casa forse può dirtelo.” Ma c’è di più. Narra Nardacchione: «In occasione dell’incendio di uno stabile e del conseguente sgombero, numerose sono state le offerte di coperte, pasti e alloggio (un appartamento momentaneamente libero) alle persone coinvolte. Ma si può anche avere l’offerta di cibo, nel caso, ad esempio, il proprietario debba andare in vacanza. E poi ripetizioni, aiuto gratuito per traslochi, spingere un’auto rimasta in panne…». Il successo marcato via Fondazza è stato così immediato. «Altre socialstreet stanno nascendo all’estero in questi giorni, come in New Zeland e in Cile…»

E pensare che tutto era nato da un papà, Federico Bastiani, giornalista trentaseienne, stanco di vedere il proprio figlio giocare da solo. Ha aperto la prima social street per trovare un compagno di giochi e ha scoperto che il quartiere Fondazza era pieno così di genitori con lo stesso problema. Aprirne una è facile: si comincia aprendo un gruppo chiuso su Facebook, poi si pubblicizza con locandine la nascita del gruppo nelle caselle di posta degli abitanti del quartiere, invitandoli ad iscriversi. Quindi si passa ai primi incontri reali. La rete avvicina tutto in un attimo. Non a caso Facebook è piena di gruppi – chiusi e aperti – di piccoli oratori di paese, dove parroci all’avanguardia informano delle iniziative degli oratori con “post” a ripetizione. E pure gli amministratori di condominio si stanno organizzando così, riversando in gruppi o siti chiusi, documentazioni e verbali delle assemblee. Perché il mondo è maledettamente grande. Ma spesso, la persona più irrangiungibile è quella che sta a fianco a casa tua. Fino ad oggi.

Manuel Montero per Vero

 

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