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NON IL “CINEMA PARADISO” MA UN PARADISO DI CINEMA

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cronaca vera 2121

 

Dal 2014 tutte le sale saranno costrette a “convertirsi” al digitale, sostituendo i loro vecchi proiettori a pellicola con nuovi modelli dal costo, proibitivo ai più, di decine di migliaia di euro. Una spesa di decine di migliaia di euro che rischia di mettere in ginocchio le piccole sale di provincia, come il Mignon di Grantola

Articolo di Gabriele Ferraresi per Cronaca Vera n.2121, in edicola

Grantola (Varese) – La musica che ascoltiamo una volta “esisteva fisicamente” su supporti che potevamo toccare con mano, dai dischi di vinile, alle musicassette, infine i cd, mentre oggi è una cosa che nemmeno vediamo, è un “file mp3” dentro il computer.

Tutto cambia. Cambierà anche il cinema: dal 1° gennaio 2014, infatti, non ci saranno più le “pizze” di pellicola e tutte le nuove uscite in sala saranno in digitale, quindi servirà un proiettore apposito per mostrarli al pubblico. Una rivoluzione arrivata dall’America che permetterà ai distributori di risparmiare e variazioni più rapide nelle programmazioni in sala. Una rivoluzione che, però, sta mettendo in ginocchio i piccoli cinema di provincia, quelli che non riescono a far fronte alle spese per un nuovo proiettore, attrezzo dai costi esorbitanti, che vanno dai quarantamila euro in su. cronaca vera 1

Affrontiamo quest’argomento all’interno del Cinema Mignon, insieme con Lina e Alberto Cerutti, 76 anni lei, 43 lui, proprietari, un po’ preoccupati, di una piccolissima sala in Valcuvia.

«Non lo sappiamo ancora come faremo con il digitale, con quel che costa un proiettore…», spiega Lina Cerutti. «L’idea penso sia arrivata dagli americani, avranno fatto i loro conti. Solo che le multisala possono permetterseli, noi no. Così mettono in ginocchio i piccoli».

Sogno realizzato

Alberto spiega che loro hanno già preso un nuovo proiettore sei, sette anni fa, spendendo decine di migliaia di euro.

«Questa sarebbe una mazzata», lamenta il 43enne. «Non ci voleva il digitale, tutto l’impianto qui è a posto, è stato rifatto da poco».

Il cinema di Grantola è minuscolo, poche decine di posti appena, un vecchio pianoforte a lato del telo bianco, una cabina di proiezione che sembra uscita da “Nuovo Cinema Paradiso”, ma si vede bene che Lina e Alberto ci sono affezionati come e più che a una casa.

«Ha aperto nel 1976, era stata un’idea dello zio», racconta Alberto. «L’ambiente è piccolo, carino e ben riscaldato d’inverno».

Lina, prima di lavorare nel cinema di famiglia era commessa presso un prestigioso sarto milanese, Galtrucco; Alberto, invece, è proiezionista dal 1996.

Grantola, per chi non lo sa, è un comune di nemmeno 1.300 anime, immerso tra prati e boschi. Come può venire in mente a qualcuno di costruirci una sala cinematografica?

«Il cinema era dello zio», ricorda Alberto. «Aveva sposato la sorella del papà e lavorava in banca, ma aveva la passione per il teatro. Mentre ancora lavorava come bancario si è messo a costruire lo stabile. Poi, tutti i fine settimana, veniva qui, apriva il cinema e proiettava i film. Il resto dei giorni stava a Milano. È andato avanti finché così è stato in vita. Io ho cominciato con lui facendo il cassiere, quando c’erano ancora i biglietti tradizionali, da lì mi ha detto se volevo continuare… e ho continuato».

I film del cuore

Alberto ottiene il patentino per fare il proiezionista, o meglio l’operatore cinematografico di cabina, perché nella burocratizzata Italia serve la patente anche per mettere un rullo su un proiettore. Vien da chiedersi se, con l’avvento del digitale, servirà una licenza per fare un “click” con il mouse.

«Tra i film passati dal “Mignon”, certamente i miei preferiti sono “Forrest Gump” e “Il Miglio Verde”, ma mi è piaciuto molto anche “Il Postino”, con Massimo Troisi», elenca Alberto.

«Anche per la mia età, io aggiungo “La Vita è Bella”», prosegue Lina. «Ho passato la guerra a Milano, tra bombardamenti, rifugi, fughe, fascisti e fucilazioni, per cui quello è un film che mi è rimasto nel cuore».

Lina e Alberto, con il loro cinema in miniatura hanno, invece, lasciato un segno nel cuore di tanti spettatori.

«In tanti ci fanno i complimenti e ci dicono di resistere, anche perché venire qui, senza dover andare fino a Varese, soprattutto d’inverno, è più bello e comodo. Inoltre, con noi scambiano sempre due parole, trovano un ambiente a misura d’uomo, che nei multisala non c’è. Lì sei soltanto un numero».

 

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